Nella Los Angeles degli anni ’70 non è facile essere una madre vedova, lo sa bene Anna, un’assistente sociale che da sola deve gestire il lavoro e due figli ancora piccoli. A complicare le cose ci si mette un caso che Anna segue da anni, quello di Patricia una madre che, come lei, ha due bambini. Arrivata a casa della donna in evidente stato alterato e in preda a deliri riguardanti uno spirito chiamato la Llorona, l’assistente sociale trova i ragazzi rinchiusi in uno stanzino. Tutto sembra risolto per il meglio ma dopo poche ore i due vengono trovati affogati mentre i figli di Anna e la donna stessa iniziano ad essere perseguitati dalla Llorona, che in passato ha annegato i propri bimbi e che ora vaga alla ricerca di innocenti di cui impossessarsi.

James Wan oltre ad essere il regista di un recente successo come Aquaman, ha dato vita ad almeno tre importanti saghe horror degli anni 2000, ovvero Saw – L'enigmista, Insidious e The Conjuring. È a quest’ultima che si aggancia La Llorona – Le lacrime del male, diventando il sesto film di un universo espanso ambientato negli anni ’70, che include anche Annabelle (film citato in un brevissimo cameo) e The Nun. Questa volta però la regia passa in mano a Michael Chaves, qui al suo primo lungometraggio, che non aiuta un film fiacco già sulla carta a tirare fuori qualcosa di buono.

Linda Cardellini nella parte di Anna, è la solita mamma leonessa pronta a tutto e che, suo malgrado si trova a fare i conti con il Male. Male in questo caso rappresentato dalla Llorona, mamma di segno opposto alla protagonista, capace di affogare i propri figli e per questo dannata per sempre. Di donne vestite da sposa, velate e in putrefazione negli horror se ne sono visti a bizzeffe, così come mani macilente che sbucano dal nulla e ti trattengono nella vasca da bagno, specchi rotti quando passa lo spettro, porte che si chiudono da sole, ecc, l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Se già il materiale di partenza è un brodo di cliché non si può dire che Chaves faccia qualcosa per metterci per lo meno un po’ di brio a livello registico. Tutto è piatto, noioso e prevedibile e le battute messe qua e là dovrebbero forse stemperare la tensione, ma si mescolano alle scene di comicità involontaria dando alla pellicola un tono persino grottesco e, con un finale che lascia presagire persino due possibili sequel.