Le origini dello scrittore Valenza, da cosa origina la scintilla che ti porta a scrivere?

Tutto nasce dalle storie particolari dei personaggi. Non ci fossero loro a muoversi dentro di me, le storie non nascerebbero. Tutto è incentrato su di loro, e tutto ciò che non è utile a veicolare la storia che li riguarda viene scartato. Prevalentemente sono le loro sensazioni e le loro emozioni: emergono poco alla volta, e quando diventano le mie stesse sensazioni, non posso far altro che metterle su carta, nel tentativo di raccontare la loro storia. In seguito, scopro che la storia che ho raccontato contiene anche le verità in cui loro credono.

La crescita di Geshwa sembra essere l'obiettivo principale del romanzo. È una impressione ma l'ampiezza del mondo narrativo è in secondo ordine?

È solo un'impressione, immagino. Se guardo all'ampiezza del mondo che sto rappresentando, è decisamente più vasto di quello che fa da sfondo a molti fantasy, soprattutto italiani. Più che essere in secondo ordine, esso è funzionale alla vita di Geshwa. I punti di vista dell'intera saga di Storia di Geshwa Olers sono sempre adeguati ai personaggi principali. Ovvio che all'inizio, grosso modo nei primi tre volumi, il punto di vista si agganci soprattutto a Geshwa. Tutto sembra girare attorno a lui, esattamente come accade nel primo periodo di vita di ognuno di noi. Il suo è comunque uno sguardo ricco di curiosità e di capacità di cogliere i particolari, sebbene talvolta incapace di vedere ciò che si nasconde dietro. È solo successivamente che ci si rende conto che il mondo è ben più ampio del nostro ombelico e va oltre il nostro naso.

Non pensi che Ges rischi di diventare antipatico con la sua abilità fisica e il suo acume investigativo più avanti della sua età?

Può darsi, e d'altronde non sarebbe un problema. Nel secondo romanzo Ges suscita effettivamente delle antipatie tra alcuni dei suoi commilitoni, e il fatto che questo accada anche in alcuni lettori non fa altro che darmi una conferma di aver raggiunto l'obiettivo. Tuttavia Geshwa è capace di infilarsi nei guai come nessun altro e non si può dire che abbia una vita fortunata. Perciò abile fisicamente sì, acuto sì, ma anche cresciuto nella bambagia e costretto a fare i conti con la realtà in maniera traumatica. In ogni caso, Storia di Geshwa Olers non è un romanzo pensato per i ragazzi, e ci sta molto bene che Ges non sia il personaggio che deve incontrare per forza di cose il favore di ogni lettore. Credo che altri personaggi siano più simpatici di lui: Nargolìan Asergnac o Medòren Lasan, tanto per citare due nomi.

L'universo di Stedon, evocato ma non ancora del tutto esplorato è arrivato prima o dopo i personaggi?

È davvero importante che sia accaduto in un modo piuttosto che nell'altro? Stedon è un mondo complesso, che ha già 5000 anni di storia passata, fatta di un Impero Grodestiano disgregato di recente, che ha dato origine a molti regni in contrasto tra loro, di sei lingue tra le quali una completamente dedicata alla modificazione della realtà (la lingua della magia, chiamata Onoferica), di un'arte che si è sviluppata dando origine a stili architettonici differenti, di leggende e misteri che si sono diffusi in tutto il mondo, e ripescati di volta in volta soprattutto per il desiderio di raccontare dei protagonisti. È impossibile esplorarlo del tutto, perché non si finirebbe mai, essendo un mondo vero. È arrivato sia prima che dopo. Le prime pagine che scrissi di questa storia raccontavano di tre personaggi. All'inizio c'erano solo loro due, Ges e Nargo. Poi la storia si è allargata al mago Asshar, che sarà la guida di Nargolìan e che comparirà dal terzo volume in poi. La magia chiamò in causa ciò che era altro rispetto al ristretto mondo personale/religioso di Geshwa, e questo ha tirato in scena tutto il resto del mondo. Queste pagine ora sono finite all'inizio del quinto volume, soprattutto per la necessità di raccontare una storia che si allarga, di volume in volume, a un mondo vasto come la realtà.

A cosa hai attinto per la parte relativa all'addestramento? Ricordi personali, film?

Non avrei mai potuto attingere a ricordi personali, non avendo mai fatto il servizio militare, e di solito è difficile attingere a film per la mia scrittura, a meno che non si tratti di capolavori. Invece, altri romanzi possono essere un buon punto di partenza. Per la prima parte della Faida dei Logontras ho voluto rendere un piccolo omaggio a Harry Potter, serie di romanzi dall'importanza superiore a quella che, pur con tutto il polverone che ha sollevato, le viene tuttora riconosciuta. Oltre a questo, c'è tutto l'amore per l'avventura che muove i ragazzi. Fa parte di me, fa parte della mia vita e dei miei ricordi. Molte delle scene in cui Geshwa riesce a spingere i suoi commilitoni in situazioni difficili e imbarazzanti sono rievocazioni di situazioni nelle quali mi sono trovato personalmente, in un modo o nell'altro, vivendo con gli amici e vivendo la mia stessa vita.