La cornice del fantasy La Bussola d'oro è un mondo parallelo britannico/norvegese, vittoriano  e cristallizzato nei nostri anni Trenta, in cui la tecnologia si è sviluppata in modo diverso, favorendo lo sviluppo di tecnologie in grado di agire sull’anima(le) e di separarla dal corpo delle persone, ma arretrata per quanto riguarda i mezzi di trasporto e comunicazione (niente aerei né telefoni).

Buona parte di questo mondo ci è familiare: i continenti, gli oceani, la Brytannia, la Nordovegia e il Polo Nord. Ma un’altra parte è incredibilmente diversa, divisa in etnie con caratteristiche molto forti: i gyziani, popolo di mare simile ai gitani; gli orsi, guerrieri indomabili che vivono a Svalbard, regione del Nord fredda e inospitale; le streghe, creature centenarie che si spostano nei cieli.

E’ il Magisterium a dominare la scena e a guidare le vite di tutti coloro i quali abitano questo mondo, a progettare di dominare i mondi dell’universo.  A fare cose terribili ai bambini per disgiungerli dalle loro anime che prendono la forma di animali chiamati daimon, sorta di famigli che stringono un legame straordinariamente forte con gli umani. Una persona senza un daimon, nel mondo di Lyra, è considerata vittima di un’orribile mutilazione.

Roger, uno degli amici della giovane Lyra, è rapito misteriosamente insieme a molti altri bambini. La ribelle nipote di Lord Asryel, ricercatore che torna dal Circolo Artico con la prova dell’esistenza di un elemento mistico chiamato Polvere che incarna il libero arbitrio, s'impegna a trovare e salvare il suo miglior amico. Intraprende così un pericoloso viaggio che la porterà a conoscere l’infida Mrs Coulter, bella ed elegante membro dell’Istituto Artico Reale, viaggiatrice esperta ed emissaria del Magisterium; l’orso corazzato Iorek Byrnison, esiliato dal suo popolo e legittimo erede della corona; l'aeronauta Lee Scoresby interpretato da Sam Elliott.

Il decano del Jordan College, istituto dove Lyra vive e studia, le consegna un Aletiometro, raro manufatto magico (al mondo ne esistono solo sei), molto simile a una bussola, in grado di rivelare sempre la verità a chi ha l’abilità di saperlo interrogare e di decifrare i vari significati dei simboli raffigurati sul quadrante.

La risposta ai problemi di Lyre si trova al Nord (d’altra parte, cosa potrebbe mai mostrare una Bussola, sia pure d’oro, se non il Nord?).

La Bussola d’oro è il libro, il film purtroppo non si avvicina alla magia che le pagine dei libri da cui è tratto hanno saputo accendere nella mente dei lettori. Il più grande e ambizioso gioco d'azzardo fantasy dell'anno consegna un’adeguata ma non ispirata traduzione del materiale letterario. Peccato, perché la ricetta sarebbe stata gustosa, con dosi e ingredienti indovinati.

Una storia sul pericolo di separare l'anima dal suo corpo, che diventa così solo involucro, con implicazioni complesse sul confronto fra tecnologia e dogma, è potenzialmente esplosiva.

A questo punto è d'obbligo spendere poche parole riguardo alla polemica innescata dalla accuse di anticattolicesimo mosse da alcune organizzazioni. Inutili, perché nel film, contrariamente al libro, non c'è riferimento esplicito al Cattolicesimo o alcuna religione, e gli ufficiali di Magisterium sono più orwelliani che guidati dalla teologia. La pellicola sembra concentrarsi contro autorità inquisitorie di qualsiasi natura.

Il Magisterium ha orrore della verità, perché rappresenta un pericolo per il controllo del pensiero. 

 

La Bussola d’oro è avvolta nella filosofia, evoca il mondo tecnologico e sartoriale degli anni Trenta più dickensiano che tolkieniano, ma senza consentirci l'immersione completa in un altro mondo, tipica delle opere fantasy.

I personaggi deludono a causa della mancanza di sviluppo psicologico e non riescono in alcun modo a stabilire un rapporto con lo spettatore. Nicole Kidman è sottotono nei panni dell’impeccabilmente abbigliata Mrs Coulter, e Daniel Craig nelle vesti dell'avventuriero misterioso fa un’apparizione troppo breve. La protagonista assoluta, Lyra, è dignitosa, ma lontana dalle strabilianti performance di alcune colleghe coetanee.

Pan, il daemon di Lyra che assume l’aspetto di ermellino, un uccello o un gatto e che è per tutta la durata del film la vittima di creature più feroci, è l’unico personaggio per cui si prova istintiva simpatia.

 

Gli effetti speciali sono scintillanti e opportunamente fantastici, offrono una festa continua per gli occhi. La mescola di personaggi reali e generati al computer è riuscita, e giunge al suo culmine nella lotta degli orsi per la conquista del trono.

Le scene di battaglia non arrivano ai livelli di spettacolarità del Signore degli anelli, ma funzionano bene e aggiungono un sinistro elemento di fascino quando i guerrieri muoiono in battaglia e i loro daimon scompaiono in una pioggia di scintille dorate.

Certamente positivo è il fatto che La Bussola d’oro non cerchi di ruffianeggiare nessuno degli stereotipi fantasy.

 

Chi non ha letto il libro vorrebbe avere a disposizione la miracolosa Bussola d’oro per poter formulare un paio di domandine e sapere così come andrà a finire la vicenda che Chris Weitz ha portato sul grande schermo. Per chi ha fretta non resta che l’acquisto dei libri, dove le suggestioni di una vicenda difficile da adattare al grande schermo rimangono intatte.

Il finale del film è storia a sé: la vicenda giunge a un climax che è tutto concentrato sul prossimo film della serie: al posto della chiusura la promessa di una nuova avventura che lascia la sensazione di incompiutezza.