Sono trascorsi sei mesi da quando Anita ha visto Jean-Claude e Richard per l’ultima volta. Durante questo periodo la Sterminatrice ha cercato di imparare a conoscere meglio i propri poteri per controllare i marchi che la uniscono al vampiro e al lupo mannaro, a cui è indissolubilmente legata all’interno di un Triumvirato. Una telefonata in piena notte la costringe a mettere fine alla pausa di riflessione: il suo pardo, il gruppo di leopardi mannari di cui Anita è diventata da un anno Nimir-Ra, regina, sono stati catturati da un misterioso gruppo di cattivi recentemente giunto in città che li tiene in ostaggio nel Narcissus in Chains, locale notturno gestito da Narcissus, capo del locale branco di iene mannare. Per salvarli Anita dovrà correre molti pericoli, al punto di rischiare di trasformarsi lei stessa in leopardo mannaro alla prossima luna piena.

Questa la trama di Narcissus, decimo volume della saga di Anita Blake di Laurell K. Hamilton. I precedenti romanzi Nodo di sangue, Resti Mortali, Il Circo dei Dannati, Luna Nera, Polvere alla Polvere, Il Ballo della Morte, Dono di Cenere, Blue Moon e Butterfly, in Italia sono tutti stati editi dalla Nord (che ha pubblicato anche i primi cinque romanzi del ciclo dedicato alla Sidhe Merry Gentry), mentre in originale la serie prosegue con Cerulean Sins, Incubus Dreams, Micah, Danse Macabre e The Harlequin. Se Butterfly era un libro dalla forte struttura mistery e costituiva un’inaspettata boccata d’aria fresca all’interno di una serie ‘stanca’, Narcissus riprende laddove Blue Moon si era interrotto, gettando alle ortiche il buon lavoro effettuato con il precedente romanzo.

Ben poco della Sterminatrice di vampiri Anita Blake, risvegliante per la Animators Inc. e consulente sovrannaturale della polizia di Saint Louis, sopravvive in Narcissus: l’ambiente ricostruito intorno all’eroina, indispensabile alla fidelizzazione dei lettori, svanisce in una nebbia indistinta, grigia e opaca. I vecchi personaggi, che nei primi romanzi di Laurell K. Hamilton contribuivano a ricostruire uno sfondo realistico per la vicenda fantastica (colleghi e amici ‘umani’ di Anita), sono stati sostituiti da personaggi nuovi (tutti ‘mannari’), poco più che comparse dalla caratterizzazione manieristica e scontata.

Se i personaggi inseriti più di recente non riescono a reggere il peso del romanzo sulle loro spalle, lo stesso può dirsi di quelli ‘sopravvissuti’ dall’inizio della saga (quelli che la scrittrice non ha ‘gettato dalla finestra’): il triangolo tra Anita, Jean-Claude e Richard non riesce più a interessare i lettori, tant’è che la Hamilton si trova costretta a introdurre nuovi amanti da inserire forzatamente nel menage a trois.

D’altra parte i soli personaggi possono fare ben poco quando il problema di fondo è quello di una pressoché totale assenza di trama: l’elemento noir investigativo, che aveva fatto dei primi romanzi della serie una godibile lettura anche per gli amanti del giallo, viene qui a mancare. Ne risulta un affastellarsi di lunghe sequenze dialogate e/o descrittive, spesso assolutamente incoerenti, fino al caso limite di una giornata intera condensata in uno spazio narrativo brevissimo. Le scene ‘hot’ sono sovrabbondanti e finiscono per appesantire la narrazione di luoghi comuni e descrizioni spesso superflue; alcuni passi (fino a giungere al caso limite di un paio di capitoli, seppur brevi) sembrano inseriti solo per raggiungere un numero di pagine sufficiente a far salire il costo del volume, come se si trattasse di materiale riciclato.

Un altro elemento che contribuisce non poco alla difficoltà nel leggere il libro è la sostituzione della figura del vampiro, che aveva decretato il successo della saga, con quella del mannaro: non solo i (pochi) non morti presenti nella vicenda hanno un ruolo decisamente marginale, ma sono totalmente soppiantati, nell’economia della narrazione, dall’eccessiva presenza di mannari, non più solo lupi, ma anche leopardi, serpenti, e persino ratti e cigni.

La scorrevolezza che aveva caratterizzato lo stile della Hamilton nei primi volumi della serie è andata perduta, sacrificata sull’altare delle monomaniache ossessioni della scrittrice; ne risulta un volume lento, noioso e prevedibile, che anche il lettore più appassionato fatica a portare a termine.

Narcissus è un romanzo piatto, che una buona fetta dell’abituale pubblico della Hamilton snobberebbe senza pensarci due volte: il sarcasmo, le indagini, Saint Louis vengono a mancare, lasciando il posto a un’orgia infinita e insensata. Meglio accontentarsi di rileggere i primi volumi della serie o passare ad altre letture.