I sarniti (o sarniani?) si scambiarono una gran quantità di sguardi, poi fu Paul Edwards a chinarsi in avanti per presentarci il risultato di tutta quella sorta di conciliabolo. Era un bell’uomo, abituato a essere notato.

– Come è morto il signor Chesswood? – domandò, come se si trattasse della domanda di un quiz a premi.

– Emorragia cerebrale. – Dio, che gente. Guardai il mio giornale con desiderio.

Edwards si tirò su, come se lo avessi colpito allo stomaco. Si scambiarono ancora dei segnali con gli occhi. Arrivò la frutta: fette di melone, duro e insapore, ananas in scatola, una banana ancora con la buccia e dell’uva. Be’, dopo tutto era autunno.

Quanto a Tolliver, gli servirono toast e uova.

– Ci dispiace se ieri sera scorsa siamo sembrati in qualche modo esitanti – iniziò Sybil Teague. – Specialmente visto che lei sembra averlo... interpretato come un nostro venir meno all’accordo raggiunto.

– Sì, l’avevo interpretato proprio in quel modo. E tu Tolliver?

– Io pure – rispose lui solenne. Ha le guance segnate dalle cicatrici dell’acne, occhi scuri e una voce profonda e risonante. Qualunque sua affermazione assume un suono significativo.

– Immagino di aver avuto paura, ecco tutto. – La Teague cercava con molto charme di trasmettere il proprio dispiacere per il malinteso, ma con me non funzionava. – Quando Terry mi ha riferito ciò che aveva sentito dire su di lei, e Harvey ha accettato di contattarla, non avevamo idea della situazione in cui ci stavamo cacciando. Assumere una persona come lei  è una cosa che non ho mai fatto e a un certo punto mi ha preoccupata.

– Non esiste nessuno come Harper – sentenziò Tolliver. Alzò gli occhi dal piatto per incontrare i loro sguardi.

La frase fece uscire dai binari il treno dei pensieri di Sybil Teague, che fu costretta a fare una pausa per recuperare il filo del discorso.

– Sono certa che abbia ragione – convenne in modo chiaramente poco sincero. – Ora, signorina Connelly, per tornare al lavoro che tutti noi speriamo lei possa fare...

– Prima di tutto – intervenne Tolliver, passandosi il tovagliolo sui baffi. – Chi paga?

Lo fissarono come se avesse appena avanzato una proposta sconcertante.

– Evidentemente avete tutti qualche carica pubblica rilevante in paese, anche se non sono certo di cosa ci faccia qui il signor Edwards. Signora Teague, paga lei privatamente Harper o le spese sono a carico della città?

– Pago io – rispose la donna. Adesso che si era parlato di denaro, la voce era diventata molto più asciutta. – Il signor Paul Edwards si trova qui come mio legale. Harvey è mio fratello. – Evidentemente Terry Vale non aveva alcun legame con lei. – Ora, lasciatemi dire cosa voglio che faccia – Sybil incontrò il mio sguardo.

Riabbassai gli occhi sul piatto per staccare gli acini dal raspo. – Vuole che cerchi una persona scomparsa – dissi senza preamboli. – Come al solito. –  Ormai ho capito che tutti preferiscono sentirsi dire “persona scomparsa”  al posto del più appropriato “cadavere scomparso”.

– Sì, ma si trattava di una ragazza turbolenta. Forse è semplicemente scappata. Non siamo affatto certi... non tutti noi lo siamo... che sia morta veramente.

Come se per me fosse una novità.  – Allora abbiamo un problema.

– E sarebbe? – Stava diventando impaziente, immagino per la poca consuetudine ad affrontare ogni tipo di discussione.

– Trovo solo persone morte.

L'ultimo istante, Charlaine Harris

Odissea Streghe n. 1

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