Applichiamo una complessa formula matematica –  importata dal Canada, con alcune nostre modifiche – che tiene conto del tipo di opera, del nome dell’autore, della lunghezza del manoscritto, del tempo atmosferico, dell’orario in cui il file è stato salvato per la quartultima volta e di altre variabili: il risultato ci dice chiaramente se un libro è pubblicabile o meno.

Scherzi (e microcitazione iniziale, per chi la coglie!) a parte, il criterio è uno e semplicissimo: lo leggiamo. Se piace a noi come lettori e lo consideriamo un libro su cui vale la pena rischiare un investimento di tempo e denaro, facciamo il nostro meglio per portare il manoscritto a diventare un libro. Tutto – sempre – a braccetto con l’autore. 

Che caratteristiche avrebbe il libro che sognate di scoprire?

Deve essere il libro che l’autore si è  divertito a scrivere, sul quale n oi ci divertiamo a lavorare e che il pubblico si diverte a leggere. L’abbiamo già trovato? Lo troveremo? Non lo troveremo m ai? Chissà, noi intanto cerchiamo!

Accettate elaborati da chiunque o solo tramite agenti?

Al momento non abbiamo canali preferenziali, se – e quando – ci dovesse essere un qualsiasi cambiamento, non mancheremo di segnalarlo nella sezione “invio manoscritti” del sito. 

Due consigli agli scrittori: cosa fare e cosa non fare assolutamente quando si rivolgono a voi…

Cosa fare: fatevi un’idea di cosa pubblichiamo, ogni tanto ci chiediamo in base a quali criteri ci siano arrivati romanzi epistolari, guide di viaggio o componimenti in rima.

Cosa non fare: non inviare il manoscritto dopo averne scritto l’ultima parola (rileggete, rileggete, rileggete), evitare presentazioni pompose in stile “tutti i miei amici si chiedono come sia possibile che io non abbia ancora trovato un editore”, evitare di venirci a raccontare che il manoscritto è stato accettato dalla casa editrice X e Y (inserire il nome di due colossi editoriali qualsiasi) ma che “preferisco lavorare con voi” e “mi aspettavo che l’avreste pubblicato visto che X e Y l’avrebbero fatto”. 

Quali sono i difetti che riscontrate più spesso in un manoscritto?

In generale, la fretta. Fretta di concluderlo e di inviarlo, senza porsi il problema di rivederlo e di correggerlo. Manoscritti del genere, purtroppo, non fanno mai venire voglia di continuare la lettura dopo le prima pagine. E poi, purtroppo, spessissimo si legge un italiano fin troppo approssimativo, dove addirittura le regole di base sono finite nel dimenticatoio (vanno per la maggiore la virgola fra soggetto e verbo e la non-differenza fra “a” e “ha” oppure “o” e “ho”). 

E nella lettera che accompagna l’elaborato?

I difetti sono due, e sono contrapposti: il “troppo”  e il “troppo poco”. Nel “troppo” rientrano le recensioni e note critiche di parenti, amici o professori del liceo (successo, giuro!), oltre a sinossi di 35 pagine di Word (successo anche questo) che, più che altro, sembrano romanzi brevi. Nel “troppo poco” si arriva alla mail bianca: niente oggetto, nemmeno una riga di testo, solo il destinatario e il file allegato. 

E nella sinossi?

Oltre al già citato caso di “sinossi inutilmente lunga”, spesso ci arrivano sinossi con interventi critici dell’autore su alcune parti del testo (chiaramente citate): comprendiamo la voglia di farci capire appieno le parti più significative del lavoro, ma preferiamo che sia esso stesso a “parlare” e non l’autore che vada a spiegarne delle parti; in fondo, un libro di narrativa non è un testo scolastico con note e critiche.

Promozione e marketing: la vostra ricetta

Fare il possibile, sempre e comunque. Lavorare con l’autore e sfruttare tutti i canali che possano dare qualche ritorno. E non avere mai paura di metterci la faccia, quando si tratta di uscire in pubblico: agli stand trovate noi, non standisti pagati per la fiera! 

Sempre dal punto di vista della promozione e del marketing, gli autori sono attivi o potrebbero fare meglio?

Si potrebbe sempre fare di meglio, sia per quanto riguarda gli autori sia noi stessi, ma fino a oggi devo dire che le sinergie autore-editore hanno sempre dato buoni frutti, probabilmente perché abbiamo sempre avuto la fortuna di lavorare con autori che non hanno mai pensato che “ok, io ho scritto il libro, adesso mi siedo e aspetto i dati di vendita”.

Alcuni autori, anche famosi, lamentano a volte di aver subito editing invasivi dai propri editor: qual è la  politica della Vs casa editrice  in merito? Come si sentono i Vs autori  dopo essere usciti dal 'confronto' con l'editor?

Come modus agendi che ci siamo imposti, non scriviamo/cancelliamo/modifichiamo nel manoscritto una singola parola senza che l’autore veda il nostro intervento: l’editing lo facciamo direttamente con l’autore, capitolo dopo capitolo, decidendo e valutando assieme come intervenire sul testo. C’è chi ci chiede di fare un lavoro più autonomo e chi invece vuole approvare ogni singola virgola, e da parte nostra c’è sempre la disponibilità a lavorare come l’autore preferisce.

Personalmente, penso che farei fatica a lavorare su un testo senza il confronto con l’autore: il lavoro che ne risulterebbe potrebbe essere formalmente buono, ma di certo si perderebbe “l’impronta” dell’autore. 

C'è un'interazione diretta fra la Vs casa editrice e i Vs lettori?

Come detto sopra, durante le uscite pubbliche siamo sempre in prima persona allo stand. Cerchiamo poi di rispondere email o messaggi che ci arrivano per posta o nei social network, anche se purtroppo il tempo di seguire tutto è sempre meno di quello che si vorrebbe. 

E fra casa editrice e la stampa che si occupa dei Vs libri?

Dipende dai casi: a volte sono i giornalisti stessi che ci contattano per avere copie-saggio, altre volte vengono contattati direttamente gli autori (spesso da quotidiani locali), altre volte ancora ci viene segnalata direttamente la recensione o la segnalazione di un’uscita. 

Grazie di essere stati ospiti di  FantasyMagazine.

Grazie a voi dell’opportunità. Come dicevo sopra, la visibilità  è sempre gradita alle piccole realtà.