Forte del moderato successo del primo film (più di un milione e duecentomila spettatori), torna Maga Martina con l'adattamento del secondo romanzo della serie scritto come tutti gli altri da Knister, pseudonimo di Ludger Jochmanns.

Il nuovo film ha una ambientazione esotica, l'immaginario regno di Mandolan, il cui Gran Visir Guliman richiede i servigi di Martina per sciogliere l'incantesimo al quale è sottoposto il trono. Guliman aspira a diventare il nuovo re, aiutato dallo stregone tanto malvagio quanto incapace Abrash.

Le cose non sono come sembrano sin da subito. Martina è piccola ma non fessa e cerca di capirne di più. Nella sua nuova avventura sarà aiutata dal draghetto Ettore e da Musa, un ragazzo di strada.

Che il bene vincerà e tutti gli inganni verranno svelati è fin troppo ovvio. Per divertire lo spettatore meno banale deve essere lo svolgimento dell'intreccio e la caratterizzazione dei personaggi. E' proprio questi sono i principali punti deboli del film. La trama non ha particolari sussulti o colpi di scena, e qualche elemento della sceneggiatura alla fine non va al suo posto, lasciando specialmente al genitore qualche perplessità sulla coerenza narrativa. Non che i bambini, impietosi, non possano chiedersi perché di alcune scelte, come la ritrosia del piccolo Musa a seguire Martina a un certo punto della storia, o l'intervento di un deus ex machina per risolvere l'altrimenti complicato finale. Che poi a una ragazzina con gli occhi azzurri e i capelli rossi basti indossare una veste variopinta per mimetizzarsi in un gruppo di belle ragazze dai tratti tipicamente indiani è un mistero insondabile.

La ormai tredicenne Alina Freund fa quello che può, ma è il personaggio che nella sua caratterizzazione cinematografica risulta a tratti simpatico, ma mai empatico. Sono professionali anche i cialtroni cattivi, ossia Jürgen Tarrach (Guliman) e  Ercan Durmaz (Abrasch). Anche il bambino hindi, Tanay Chheda, non raggiunge veramente il cuore degli spettatori.

Se i piccoli rimangono tiepidi, e ho visto qualche bambino disinteressarsi del film per poi buttare un occhio distratto solo per le gag che coinvolgevano il draghetto Ettore, realizzato con notevole perizia dai tecnici della Trixter, che hanno dato vita anche al secondo personaggio animato del film, la genietta Suki, quelli che sicuramente si annoieranno saranno gli adulti (padri, madri, zii, nonni etc), che non troveranno nel film elementi per divertirsi insieme ai loro bambini.

Molti film e molta letteratura per l'infanzia hanno diverse chiavi di lettura, e quella terzomondista del film è troppo rarefatta e stereotipata per convincere. Certo non siamo più agli indiani che chiamano tutti gli occidentali Sahib, ma poco ci manca. I balletti in stile Bollywood poi lasciateli fare a chi sa farli, inseriti posticciamente in questo contesto cinematografico dal regista svedese Harald Sicheriz sembrano solo una lenza per il mercato indiano.

A bilanciare i difetti narrativi rimangono i pregi di una messinscena tecnicamente curata, con ottime scenografie, costumi ed effetti speciali che mettono a profitto un budget che appare alto ma non faraonico.

Il bilancio finale è quello di uno spettacolo per piccini senza pretese, da vedere eventualmente in un pomeriggio domenicale casalingo senza che lasci particolare traccia.