Non è la prima volta, su queste pagine digitali, che parliamo di Herbie Brennan. Abbiamo recensito alcuni suoi romanzi – La guerra degli elfi e La figlia degli elfi, rispettivamente il primo e l’ultimo volume della saga Faerie Wars, edita dalla Mondadori – e gli abbiamo dedicato un approfondimento sulla nostra rivista cartacea Effemme. Ora torniamo a scrivere di lui per raccontarvi com’è di persona questo scrittore dai mille volti così come l’abbiamo conosciuto a Lucca, dove è stato Guest of Honor dell’edizione 2011 del Lucca Comics & Games

Abbiamo conosciuto Herbie in sala Ingellis durante un incontro con i suoi lettori, giunti da ogni angolo d’Italia per parlargli e rivolgergli dal vivo alcune domande. Herbie è giunto accompagnato dalla moglie Jacquie Burgess, è stato molto sorridente e ha dimostrato fin da principio un particolare interesse all’interazione con il pubblico, che ha invitato più volte a rivolgergli domande. E ha rivelato alcuni aspetti inediti della sua personalità e del suo rapporto con la scrittura: “Ho sempre desiderato scrivere. Il mio primo romanzo l’ho scritto da adolescente, senza nemmeno sapere che argomento avrebbe trattato. Era un romanzo tremendo, pieno di angoscia e sentimenti terribili da adolescente. È ancora chiuso in un cassetto, non l’ho mai pubblicato e non lo pubblicherò mai”. In poche parole è riuscito a sintetizzare i temi fondamentali da lui affrontati nei suoi romanzi, più di cento:  “Il sovrannaturale. Il paranormale. La ricerca psichica e psicologica. Questi sono sicuramente gli argomenti che reputo più interessanti”. Lo scrittore ha inoltre aggiunto: “Sicuramente la mia attività di ricercatore nel campo del paranormale è confluita nella mia attività di scrittore e romanziere. Mi sono accorto che le persone fanno molta più attenzione agli argomenti legati al paranormale quando sono presentati sotto forma di fiction piuttosto che quando sono presentati come studi veri”. 

Herbie Brennan durante l'incontro in sala Ingellis
Herbie Brennan durante l'incontro in sala Ingellis

Ricordiamo che oltre che romanzi e opere di narrativa, la sterminata produzione letteraria di Herbie Brennan include anche numerosi saggi nonché diversi libro game che hanno riscosso uno straordinario successo presso gli appassionati di questo tipo di prodotti ludico-letterari. “In realtà ho cominciato a scrivere libro game per sbaglio. Parecchi anni fa per Natale mi regalarono una scatola di Dungeons & Dragons. Il giorno di Santo Stefano ho invitato un gruppo di amici per giocare a D&D. E a un certo punto, a marzo, mi sono reso conto che erano tre mesi che non andavo a lavoro, non uscivo di casa, e che non facevo che giocare a Dungeons & Dragons. Mi ritrovai senza una lira e mi resi conto che forse era il caso di rimettermi a scrivere qualcosa in ambito ludico. Scrissi due sistemi di gioco, perché mi sembrava che Dungeons & Dragons potesse essere leggermente migliorato. I primi due libro game si chiamavano Man, Myth & Magic e Timeship. Mi resi conto che nessuno dei due era lontanamente buono come Dungeons & Dragons, che invece mi ero proposto di migliorare. Ma nel frattempo avevo avuto la possibilità di conoscere un editore americano che diventò un mio buon amico e fu lui a consigliarmi di scrivere libro game. Mi consigliò di cercare un editore che si occupasse specificamente di libro game, eppure nel Regno Unito nessuno sembrava neppure averne mai sentito parlare”. Questi primi tentativi non scoraggiarono Herbie, che continuò a dedicarsi ai libro game finendo per raggiungere ben altri risultati: “Iniziai a scrivere libro game di un certo tipo solo con la serie Grailquest, che in italiano si chiama Alla corte di Re Artù. Ne scrissi otto in otto mesi. Poi decisi di andare più lentamente, e nei successivi quattro mesi ne scrissi solo due, e nei quattro mesi ancora successivi ne scrissi altri ma non ricordo neppure come si chiamassero! E finii per scrivere un libro su come scrivere i libro game”.

Dai libro game alla letteratura, fantasy in particolare, il passo è stato breve: “Scrivere libro game libera moltissimo l’immaginazione, ma allo stesso tempo insegna a essere molto coerente, a cercare di fare in modo che tutte le cose che scrivi si ritrovino. Questa è una base fondamentale per scrivere romanzi, in particolare romanzi fantasy perché il fantasy, pur sembrando un genere che permette di spaziare tanto, in realtà è uno dei generi che mettono più paletti in assoluto. Non è possibile inventare le cose “come viene viene”. Bisogna creare un mondo che abbia una sua coerenza interna”.