Arthur Kipps è un giovane avvocato londinese, vedovo con un figlio piccolo.

La sua carriera ha risentito dei dolori subiti. Per salvare il suo lavoro deve riuscire al meglio nell'ultimo lavoro assegnatogli dallo studio. In uno sperduto villaggio deve sistemare le pratiche dell'eredità di una cliente defunta, che ha lasciato una magione che l'intera popolazione locale ritiene essere infestata da un fantasma. Si tratta di uno spirito ritenuto responsabile delle morti di molti bambini del villaggio. Una vendicativa donna in nero.

Quale sia l'origine della furia dello spettro è compito del protagonista scoprirlo, anche per riscattare se stesso e salvare suo figlio dalla furia della donna.

La trama è liberamente tratta da un romanzo horror del 1983, La donna in nero di Susan Hill, già adattato per il teatro, la radio e la televisione.

A firmare la sceneggiatura del film è Jane Goldman, nota per X-Men L'Inizio, e che ha già adattato per lo schermo Stardust di Neil Gaiman e il fumetto Kick-Ass.

Il suo lavoro resta però didascalico, in sequenze che ogni appassionato di cinema horror troverà riconoscibili e convenzionali.

Peccato perché la parte visiva è curata, con la fotografia sgranata di Tim Maurice Jones che cala in una suggestiva atmosfera. 

Sul fronte tecnico il lavoro del regista James Watkins (Eden Lake) non è privo di qualità. Ma se lo scopo è ottenere una mediazione tra l'horror gotico e il j-horror, qualche problema c'è.

Per certi aspetti si può anche apprezzare il ritorno dello stile della Hammer, rinata casa di produzione che fu di Roger Corman. Certo all'epoca l'orrore rimaneva evocato e non mostrarto per fare fronte a budget limitati, ma molti piccoli gioielli hanno beneficiato di questa sottrazione visiva.

Da questo punto di vista il film si mantiene come in bilico tra evocato e mostrato e quando indugia nella seconda direzione sembra però tirarsi indietro, quasi vergognandosi di aver "mostrato troppo".

Era obbligatoria una scelta a mio avviso. O rimanere nel terreno del mistero, o avanzare senza esitazioni.

E' un peccato perché, come spesso accade nelle produzioni britanniche, il cast di attori comprimari, anche nei piccoli ruoli, è di alto livello, su tutti spicca Ciarán Hinds (Aberforth Dumbledore in Harry Potter e i Doni della Morte Parte II) che è da considerarsi co-protagonista del film, per quanto è bravo, nell'interpretare il facoltoso Sig. Daily. Molto brava è anche Janet McTeer (vista nel docu-drama Into The Storm dove interpretava la moglie di Churchill), nel ruolo della Sig.ra Daily, come pure convincente è la Donna in Nero Liz White, irriconoscibile dai tempi di Life On Mars.

L'anello debole della catena purtroppo è Daniel Radcliffe, noto inteprete di Harry Potter, che non solo non spicca come varietà di espressioni, ma risulta persino deleterio alla resa complessiva del personaggio, non riuscendo a essere credibile proprio nel momento di consapevolezza tipico di questo genere di vicende, quello in cui il personaggio prende coscienza della situazione in cui si trova, e da cacciato si trasforma in cacciatore.

L'incertezza del linguaggio espressivo scelto, unita alla debole caratterizzazione del personaggio principale, fulcro e motore della vicenda, rendono un prodotto che aveva tutte le potenzialità per diventare un classico del genere, grazie al buon testo di base, un prodotto senza infamia e senza lode. 

Una occasione perduta.