John Dee
John Dee

Sulla carta la trovata del mix tra miti classici e moderni era vincente, ma quando sulla carta ci è arrivata per davvero, si è ahimè trasformata in una trappola e Scott si è presto smarrito in un gioco di rimandi e citazioni, che se da un lato fornisce a chi scrive materiale prezioso per un approfondimento, dall’altro – il più importante – infiacchisce la storia soffocando ogni empito creativo – se i personaggi delle antiche leggende e religioni sono reali, che ne è di Gesù, Buddha o Maometto? Erano forse anch’essi degli Antichi? Oppure degli immortali come Flamel e Dee? A peggiorare la situazione si aggiunge una scrittura con ritmi da videogame, bell’e pronta per essere trasformata in sceneggiatura [4]: i capitoli, brevissimi, sono livelli da superare a suon di cazzotti e magie, con mostri sempre più forti e cattivi come avversari; e se ci si stanca del personaggio e dello scenario, basta aspettare il paragrafo successivo per cambiare identità e sfondo e dare il via a un nuovo round. Da quest’ottica, il parallelo più immediato è con la già citata saga di Percy Jackson, arrivata nelle librerie nel 2005 con due anni d’anticipo su quella di Scott. Una volta messo piede nella New York neo-olimpica del primo, visitare la San Francisco multi-mitologica dell’altro viene naturale. Percy, Josh e Sophie appartengono poi alla stessa generazione di teenager iPod dipendenti che non abbandonano il loro lettore mp3 nemmeno davanti alla minaccia di un dio. A questo punto, qualcuno potrebbe pensare che la saga di Scott sia stata commissionata in fretta e furia dalla Random House per sfruttare il successo della rivale Disney Hyperion. Stando a quanto dichiarato dagli autori, le due storie sarebbero state però concepite indipendentemente attorno alla metà degli anni Novanta. Niente plagio quindi da parte di Scott, che semmai è “colpevole” di aver rimesso mano, adattandola alla moda olimpica e portandola da tre a sei libri, la precedente serie The De Danann Tales, pubblicata tra 1991 e 1994, che è a tutti gli effetti una prima stesura di quella dell’immortale: anche là due fratelli rispediti indietro nel tempo, una leggendaria isola sull’orlo della distruzione e magie elementali.

A difesa di Scott, va detto che i suoi personaggi sono accattivanti, specie quelli femminili. Scathach, Aoife, Giovanna d’Arco e Virginia Dare sono donne forti, combattive, spietate, che le ragazzine sdolcinate e piagnucolose alla Bella Swan se le mangiano per colazione. Azzeccatissimi anche gli improbabili duo Machiavelli – Billy the Kid e Shakespeare – Palamede, i cui fulminei botta e risposta aggiungono un pizzico di ironia alla storia. Interessanti infine le schede di approfondimento sui luoghi che fanno da sfondo alla storia, le catacombe di Parigi, Stonehenge, la prigione di Alcatraz e Atlantide, che chiudono ogni libro.

Insomma: I segreti di Nicholas Flamel l’immortale si legge velocemente e altrettanto velocemente verrà dimenticato. Ma, voltata l’ultima pagina, resta la voglia di mito. La speranza è che sia per i giovani lettori un trampolino verso i classici della mitologia e della letteratura epica cui Scott si è ispirato: la Teogonia di Esiodo, la Biblioteca di Apollodoro, le Metamorfosi di Ovidio, Le Morte d’Arthur di Sir Malory, l’Edda di Snorri Sturluson, il Kalevala finnico. E là, con sorpresa, vi troveranno le più belle storie fantasy mai scritte.

I segreti di Nicholas Flamel l’immortale (Mondadori)

L’Alchimista;

Il Mago;

L’Incantatrice;

Il Negromante;

The Warlock (in uscita in Italia nel 2012);

The Enchantress (in uscita in Italia nel 2013).

Ai sei libri si aggiungono due racconti in formato ebook, per ora disponibili solo in inglese:

The Death of Joan of Arc;

Billy the Kid and the Vampyres of Vegas: A Lost Story from the Secrets of the Immortal Nicholas Flamel.

Note

[1] Scott M., L’Alchimista, Milano, Mondadori, 2008, pag. 179-80

[2] St. Germain è davvero il nome d’arte di un musicista e dj francese, Ludovic Navarre.

[3] Le quattro razze vengono citate nella stessa frase solo nel quinto volume, ancora inedito in Italia, quindi si è scelto di riportare i nomi originali in attesa della traduzione.

[4] Lorenzo di Bonaventura, produttore dei tre Transformers, ha acquistato i diritti cinematografici della serie nel 2009.