Console: PC-PS3-XBOX

Casa produttrice: Square Enix e Obsidian

Genere: action RPG 

Nel regno di Ehb la morte del sovrano mette fine a un lungo periodo di pace. La colpa di questo omicidio ricade sulla Decima Legione, l’esercito che fino ad allora ha difeso strenuamente il regno da qualunque minaccia. Un’orda di invasati, guidati dalla fanatica Jeyne Kassynder, si prefigge di sterminare i legionari con l’aiuto di poteri occulti e li sconfigge presso la foresta di Rukkenvahl, segnando il dominio incontrastato di Jeyne su Ehb.

La vicenda prende le mosse trent’anni dopo questi sanguinosi eventi, quando il protagonista riceve una lettera che invita tutti i discendenti della Decima Legione ancora in vita a riunirsi in un sol luogo. All’appuntamento, però, egli troverà i suoi compagni morti, tranne due veterani che lo guideranno poi nella lunga avventura per restituire dignità alla Legione e sconfiggere l’usurpatrice Jeyne.

Tra putride paludi e caverne illuminate da cristalli luminosi, tra città di stampo quasi settecentesco, come Stonebridge, e montagne innevate, pian piano il protagonista scoprirà le oscure vicende passate e le origini dei misteriosi poteri di Jeyne, fino allo scontro finale nella foresta di Rukkenvahl, di nuovo teatro della battaglia che potrà cambiare le sorti del regno.

Questa in breve la trama, che non presenta elementi di originalità rispetto ai videogiochi di genere. Ma, andando avanti nel gioco, emergeranno comunque interessanti sviluppi, che ricordano un po’ il mondo di World of Warcraft. Non voglio però rivelare altro all’impavido avventuriero che si appresta ad esplorare questo mondo, per non rovinare la suspense. Posso solo dire che nella foresta di Rukkenvahl c’è molto di più di quello che appare…

Il giocatore può scegliere tra quattro personaggi, influenzando così lo svolgersi della trama: il coraggioso Lucas Montbarron, maestro di spade; l’esotica Anjali, che possiede il potere sovrannaturale di controllare il fuoco; la bella Katarina, zingara Lescanzi ed esperta tiratrice; infine il mago Reinhart Manx, discendente di un famoso incantatore della Legione. Le abilità non sono però distribuite in maniera equilibrata, con un evidente sbilanciamento a favore di Anjali e di Reinhart, che sono più facilmente giocabili. Per esempio Anjali è in grado di rigenerarsi, capacità non da poco in un gioco che si configura come un combattimento continuo. Paradossalmente Lucas, che in teoria sembra pensato per essere il protagonista, appare svantaggiato, in quanto limitato al combattimento in mischia, che lo espone di più ai danni degli avversari.

Di ogni personaggio si scoprono i dettagli di background, soprattutto di Anjali, che è un Archon, cioè una messaggera degli Dei alla ricerca dei propri patroni perduti, come del resto anche Jeyne e le sue alleate. Le quattro opzioni permettono a loro volta di scegliere diversi stili di combattimento in base alle necessità di gioco. Per esempio, Lucas può usare lo spadone a due mani per affrontare più avversari contemporaneamente, oppure spada e scudo per colpire più veloce e difendersi meglio da un possente nemico.

Salendo di livello i personaggi imparano nuove abilità, tre di attacco e tre di difesa. Questo rende la meccanica di gioco semplice e immediata, anche se ripetitiva, riducendosi a un “click” continuo.

La dinamica di gioco è rapida, senza bisogno dei tempi di caricamento all’ingresso di nuove aree che tanto annoiano il giocatore e lo distraggono dallo svolgersi della trama. Durante i dialoghi, le textures dei personaggi sono ben curate, ma durante il gioco la grafica mostra una qualità inferiore, anche se ciò è in parte mitigato dalla prospettiva isometrica (in terza persona), che rende poco visibili i dettagli.

Durante la storia ci sono molte scelte lasciate al giocatore, che è quindi in grado di cambiare l’andamento della trama principale. Risparmiare la vita a un avversario, che poi è possibile rincontrare nella vicenda, fa sentire il giocatore parte importante della storia e lo coinvolge in prima persona. Inoltre, nel corso dei dialoghi, è possibile guadagnarsi la fiducia dei compagni, ottenendo così bonus di gioco (per esempio alle caratteristiche), anche se ciò non influenza in maniera evidente il comportamento dei personaggi nei confronti del giocatore.

La colonna sonora è un buon sottofondo di stampo medievaleggiante, e accompagna senza mai stancare durante i viaggi e si adatta bene anche alle situazioni di gioco. Si fa cupa e incalzante durante i combattimenti e nei momenti più intensi, trascinando il giocatore in quel mondo parallelo in grado di cancellare, anche se per pochi attimi, ciò che lo circonda.

Tuttavia non mancano i limiti in questo titolo, che senza dubbio un giocatore accorto può cogliere. Nonostante l’aggiunta di qualche missione secondaria, la durata complessiva non arriva a più di circa quindici ore per personaggio, poco rispetto ad altri titoli per PC, costringendo il giocatore a ripetere la storia con gli altri protagonisti pur conoscendone la fine. Un dettaglio da non trascurare, considerando anche il costo.

Vi è la possibilità di giocare in multiplayer, ma ne manca la reale godibilità, dato che non si possono creare personaggi di molto diversificati tra loro.

Facendo un confronto con i titoli precedenti, di durata maggiore, la meccanica di gioco è semplificata e ridotta all’osso, cercando un’azione scorrevole e quasi unidirezionale a scapito della dinamica più propriamente di ruolo. I combattimenti ripetitivi, che non richiedono particolare tattica, alla fine tendono ad annoiare e a rimanere fini a se stessi.

In conclusione, Dungeon Siege III è un gioco d’azione classico che tuttavia manca di originalità e di spessore, lasciando alla fine il giocatore poco incline a immergersi di nuovo nel mondo di Ehb.