Il punto di vista di un lettore

I libri stanno diventando sempre più qualcosa per pochi. Il periodo di crisi porta a limitare le spese, a concentrarsi solo sul necessario e il libro è qualcosa che non serve per sopravvivere: è qualcosa che può arricchire, può far divertire, dare maggiore consapevolezza, ma non è essenziale al poter vivere. Su questo ci sarebbe parecchio da discutere, dimostrando invece come la cultura non sia un optional, ma una risorsa per portare sviluppo e miglioramento, capace anche di creare guadagno e occupazione. Naturalmente per accorgersi di questo occorre possedere una certa consapevolezza, attenzione e intelligenza per analizzare la situazione, elementi che nel nostro paese spesso sono venuti a mancare. Gli italiani non sono un popolo di lettori: oltre agli sconfortanti dati che spesso emergono da indagini e statistiche, vanno tristemente aggiunte politiche e linee di governo che non investono sulla cultura e anzi la penalizzano perché considerata “roba che non dà da mangiare”. Se a tutto questo si aggiunge il continuo aumento dei prezzi (tra le varie cause anche quella dell’aumento dell’iva), si può avere un’idea del perché il settore si trovi in una situazione di forte disagio, dove le vendite presentano in vari settori dei cali.Un disagio che si è acuito negli anni perché il libro è stato visto solamente come un prodotto commerciale e non come qualcosa di educativo, di formazione, costruttore di consapevolezza: è stato spogliato di questa sua veste e trasformato semplicemente in materiale consumistico che si piega alle regole del mercato e alle mode del momento. Il libro è stato privato della coscienza e dell’anima per asservirsi a divenire solamente mezzo di guadagno; un modo di fare che già decenni addietro è stato denunciato da esperti quali Bruno Bettelheim (Illustre psicologo infantile: Vienna 1903 – Silver Spring 1990).

“La maggior parte di questi libri sono tomi superficiali e inconsistenti che non si può cavarne molto di significativo. L'acquisizione di capacità, compresa quella di leggere, perde di valore quando ciò che si è imparato a leggere non aggiunge nulla d'importante alla nostra vita.Tutti noi tendiamo a stabilire i futuri vantaggi di un'attività sulla base di quanto offre al presente. Ma questo è particolarmente vero per il bambino, che, molto più dell'adulto, vive nel presente e, benché abbia delle ansie circa il suo futuro, ha soltanto le più vaghe nozioni di quelle che potranno essere le sue esigenze o di come potrà essere il suo domani. L'idea che l'apprendimento della lettura possa consentire a una persona di arricchire più tardi la propria vita viene percepita come una vana promessa quando le storie che il bambino ascolta, o è già in grado di leggere, sono vuote. La caratteristica peggiore di questi libri per l'infanzia è che essi privano il bambino di quanto egli dovrebbe ricavare dall'esperienza della letteratura: l'accesso a un significato più profondo, e particolarmente valido in relazione al suo stadio di sviluppo.” (1)

Il discorso di Bettelheim è rivolto alla letteratura infantile, ma è estremamente pertinente e attuale con le linee e i prodotti su cui le case editrici stanno puntando e commercializzando. Politiche che in molti casi stanno dimostrando come il lettore non sia considerato un individuo da rispettare, ma una semplice miniera dove cercare di estrarre il più possibile in maniera indiscriminata, senza porre attenzione che facendo così si rischia di scavare troppo e far crollare le gallerie che conducono alla preziosa vena. Come succede con i capi firmati, dove più che la qualità si paga la firma, così sta succedendo nell’editoria, dove si ha una lievitazione dei prezzi perché si fa pagare il nome dello scrittore, senza tenere nemmeno conto di che tipologia di realizzazione è stata utilizzata per dare forma a un libro, spesso puntando su quella con i minori costi di realizzazione. Consapevoli del seguito che hanno certi scrittori e della voglia dei fan italiani di poter leggere nella propria lingua le storie che tanto li hanno colpiti, gli editori propongono prezzi che risultano troppo spesso sopra la media, quando non sono vere e proprie speculazioni.

Uno degli ultimi in ordine di tempo è il caso di Elantris di Brandon Sanderson tradotto, pubblicato e venduto da Fanucci al prezzo di 30€:  un prezzo spropositato e ingiustificato per un volume che arriva appena alle 700 pagine, presenta copertina morbida e non ha nessuna immagine al suo interno.

Il motivo per cui si sottolineano questi punti è presto spiegato: già La Via dei Re, sempre dello stesso autore e sempre pubblicato da Fanucci, fu contestato quando uscì per lo stesso prezzo, ma si cercò di trovare giustificazione nel fatto che aveva mantenuto la copertina originale, aveva le mappe a colori e disegni al suo interno, senza contare la lunghezza di 1152 pagine, a cui andavano aggiunti i costi di traduzione che potevano renderlo più caro rispetto all’America (venduto a circa 20 $), ma non da far arrivare a una cifra del genere. Ragionamenti e giustificazioni che però sono crollati quando l’editore ha proposto l’edizione economica di La Via dei Re, che, salvo un paio di mappe da colori passate in bianco e nero e della copertina passata da rigida a morbida, è praticamente uguale a quella più costosa, solo che viene proposta a 14.90 €.

Dopo queste premesse si capisce perché si ritiene troppo elevato tale prezzo per un romanzo che ha quasi 500 pagine di meno, è privo delle stesse caratteristiche e che in lingua originale supera appena i 20 $ nella versione rilegata e non arriva a 8$ nella versione in brossura, dimostrando che il costo italiano è praticamente quattro volte superiore.

Tuttavia si osserva che tale modo di fare è stato perpetrato più volte con Brandon Sanderson dalla casa editrice romana. 25€ per Presagi di Tempesta, Le torri di Mezzanotte e Memoria di Luce, tutti pubblicati in brossura, quando lo stesso formato in lingua originale costa meno di 10 $ e la versione rilegata non arriva a 24 $, risulta di nuovo un prezzo eccessivo, che fa pensare anche al voler sfruttare il nome di Robert Jordan per i capitoli conclusivi di La Ruota del Tempo; ma si può osservare che tali prezzi venivano applicati alle prime edizioni dei volumi realizzati da questa saga, sempre realizzati in brossura, per via del successo ottenuto a livello mondiale dalla saga. Un prezzo elevato, specie se si considera la scarsa attenzione data alla qualità del prodotto date le decine di refusi presenti in ogni volume.

Con la nuova edizione economica di La Ruota del Tempo riveduta e corretta in parte grazie al lavoro del team di appassionati lettori Save Moiraine Group, Fanucci pareva aver scelto una politica atta ad attirare nuovi lettori, invogliandoli con prezzi allettanti: 6.90€ per quanto riguarda L’Occhio del Mondo e 9.90€ per i volumi fino al decimo (gli ultimi quattro non sono ancora stati realizzati in questa edizione). Peccato solo per la decisione dopo pochi mesi di rincarare del 70.7% il prezzo di tutti i volumi, riportandoli a quelli della precedente (14.90€ e 16.90€); una scelta che non genera certo una pubblicità positiva, al punto da far levare nuovamente le proteste dei lettori dopo quelle ricolte a Elantris. 

In risposta a esse la casa editrice ha risposto così sulla sua pagina facebook): 

“Cari lettori che si sono lamentati del ritorno al prezzo originale dei romanzi che compongono il ciclo della Ruota del Tempo di Robert Jordan, dico loro: ma come potete pensare che volumi di una foliazione minima di 800 pagine e massima di 1200 pagine possano costare per l'eternità da 6,90 a 9,90 euro? Ma ci sono libri di formato analogo in Italia con prezzi così bassi? Ecco, la risposta che chiedete è la risposta che vi date.”

Se era già noto che non si potevano mantenere simili prezzi per questa edizione, perché proporli? Quella che doveva essere una mossa intelligente per attirare lettori si è rivelata controproducente, dato che si è dovuto cambiare politica, portando un rialzo; mezzi per promuovere diversamente la nuova ristampa dei romanzi di tale saga c'erano.Ma di scelte che lasciano perplesse l’editore Fanucci ne ha fatte altre.

22€ è il prezzo applicato a ogni volume della trilogia Mistborn (va ancora sottolineato che il formato è sempre in brossura) per la sua prima edizione, mentre quella economica è di 16.90€, dove, salvo il cambio dell’immagine di copertina, praticamente è la stessa edizione, dimostrando che le prime copertine avevano un costo di più di 5€. La Legge delle Lande ha presentato un prezzo di 14.90 E, ma si deve considerare che rispetto agli altri volumi della saga Mistborn è appena la metà (340 pagine contro volumi che sono tra le 700 e 800 passa pagine) ed è già nella versione economica.

E non va dimenticato quanto successo qualche anno fa con la prima edizione della saga di La spada della verità di Terry Goodkind, dove, nonostante dovesse essere un’edizione di qualità (quindi con un prezzo maggiore), si aveva a che fare con inchiostro che si scioglieva a contatto con le dita.

Le cose non sono andate meglio sul fronte Mondadori con i volumi di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin: nelle prime edizioni, i romanzi originali sono stati spezzati in due (A Game of Thrones, A Clash of Kings, A Feast for Crows) e in tre parti (A Storm of Swords, A Dance with Dragons) e venduti a cifre che vanno dai 17 ai 19€ a volume, portando così la spesa del lettore a raggiungere cifre che variavano tra i 34€ e 57€ per ogni capitolo di questa saga, contro prezzi che si aggirano tra i 16 e 21 $ dell’edizione americana. Senza contare che le traduzioni realizzate hanno in alcuni casi modificato il significato del testo (vedere traduzione cervo/unicorno), ma anche della trama (assegnare un’azione a un personaggio diverso da quello che la compie realmente).

Sulla stessa lunghezza d’onda è Armenia con la saga La Caduta di Malazan di Steven Erikson: in più di un’occasione ha spezzato in due parti i romanzi più voluminosi della saga, che mediamente si attestavano sulle 1000 pagine l’uno. I lettori si sono ritrovati così a pagare Memorie di Ghiaccio, Cacciatori di Ossa, Venti di Morte e I segugi dell’ombra (attualmente si è in attesa dell’uscita della seconda parte) una cifra che mediamente s’aggira sui 35€, contro i circa 16 $ dell’edizione originale. C’è da dire che tutti i volumi della serie presentano il formato rilegato con copertina rigida e sovracoperta, cosa che per esempio Fanucci con i romanzi sopra citati pubblicati da lei non ha fatto (salvo La Via dei Re). L’ulteriore neo di questa saga è che è stata interrotta a metà dell’ottavo volume e ancora non si sa se e quando e da chi verrà portata a termine.

Questi sono alcuni esempi delle politiche perpetrate dalle case editrici italiane che mostrano quanto alti sono i costi per i lettori del nostro paese. Se non si ha fretta si può attendere l’uscita dell’edizione economica (quando arriva, perché così non è stato per la saga Malazan), ma di nuovo si ha a che fare con prezzi che risultano di gran lunga superiori a quelli della lingua originale, spesso il doppio.I costi di traduzione sono così elevati da far lievitare in questa maniera i prezzi? Le vendite sono così basse da dover compensare con simili aumenti dei prezzi? Tale opzione si potrebbe associare a case editrici come Fanucci e Armenia che non hanno lo stesso potere di Mondadori, ma che dire quando proprio Mondadori ha fatto scelte editoriali ancora più opinabili delle sue concorrenti?

Dinanzi a ciò, viene da pensare che in Italia non si possa fare diversamente.

Eppure ci sono editori che dimostrano il contrario.Si potrebbe citare il caso della Nord con Andrzej Sapkowski, i cui romanzi sempre rilegati con copertina rigida e sovracoperta sono venduti al prezzo di 18e circa.Oppure quello di Gargoyle che ha pubblicato tutti i volumi di Joe Abercrombie (tomi di circa 700 pagine l’uno) rilegati con copertina rigida e sovracoperta a prezzi che si attestano tra i 18 e 19.90€.

Discorso simile può essere fatto con gli e-book, che in teoria dovrebbero costare meno della versione cartacea, dato che non ci sono i costi delle materie prime per realizzare il prodotto. Ma in pratica la differenza di prezzo alle volte non è così marcata. Ne sono esempio L’Araldo della Tempesta di Richard Ford edito da Fanucci a 12€ (contro i 18€ del cartaceo), Il Battesimo del Fuoco di Andrzej Sapkowski edito da Nord a 11€ (contro i 18€ del cartaceo. Certo ci sono iniziative volte a incentivare l’acquisto della versione digitale, come è accaduto con Elantris di Brandon Sanderson, dove Fanucci ha abbassato il prezzo di listino (10€) vendendo l’e-book in un paio d’occasioni a 1.99 E e 0.99€, ma dinanzi a certe cifre ci si domanda sempre se non si stia esagerando, tirando troppo la corda. 

Specie in tempi di crisi, non è facile trovare soluzioni che permettano a un editore di sopravvivere e di andare avanti; di certo non è nel rincaro indiscriminato dei prezzi la soluzione, che anzi risulta controproducente, visto che fa diminuire il numero di acquirenti, colpendo soprattutto chi ha meno possibilità economiche, privando dell'accesso alla cultura, un bene che dovrebbe essere considerato di prima necessità quanto il cibo. Quello che non si riesce o non si vuole capire è che un lavoro curato, di cui viene richiesto il giusto prezzo, porta più frutto che il voler approfittare: non bisogna dimenticare che sono i lettori a stipendiare le case editrici, a permettere che esistano, e pertanto meritano più rispetto di quanto dimostrato finora.

Mirco Tondi

Il punto di vista dell'editore

L'editore come imprenditore

L'editore, oltre che essere un operatore culturale, è anche un imprenditore. Quindi è legittimo parlare di una casa editrice come di un'azienda. Il codice civile definisce i due concetti di imprenditore e azienda.

In primis, per l'art.2082 del codice civile, "è imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi".

Gli elementi della nozione di imprenditore, che risultano dalla definizione legislativa sopra riportata, sono:

- il carattere economico dell'attività;

- la professionalità;

- la presenza di un organizzazione;

- il raggiungimento di finalità collegate alla produzione o allo scambio di beni o servizi.

Secondo l'art. 2555 del codice civile, "l'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa".