Una settimana, un giorno, un'ora. La spiaggia, il mare, l'aria. Queste sono le unità di tempo e di luogo delle tre narrazioni intrecciate di Dunkirk, film scritto e diretto da Christopher Nolan.

L'esplorazione dei generi di Nolan prosegue con la guerra, la Seconda Guerra Mondiale nello specifico.

Tra le possibili narrazioni di quegli anni sanguinosi dello scorso secolo, Nolan ritaglia la sua cornice nell'operazione Dynamo, ossia appunto la settimana circa, dal 27 maggio al 4 giugno 1940, durante la quale fu organizzata in fretta e furia l'evacuazione delle truppe inglesi circondate, insieme a quelle francesi, dall'esercito tedesco. Il momento più drammatico di quella che gli storici chiamano adesso la Battaglia di Dunkerque (questo il nome della località in francese).

Tre tempi, tre luoghi

Fionn Whitehead e Aneurin Barnard
Fionn Whitehead e Aneurin Barnard

Una settimana: due soldati Tommy e Gibson (Fionn Whitehead e Aneurin Barnard) che cercano in ogni modo di imbarcarsi sulle navi che raccolgono l'esercito in fuga. Il dialogo muto tra loro stabilisce un'intesa, una collaborazione che avrà alterne fortune durante la loro odissea. Sul molo il Comandante Bolton Kenneth Branagh e il Colonnello Winnant (James D'Arcy) cercano di evitare che caos e terrore prendano il sopravvento, organizzando l'evacuazione sperando che al più presto possibile arrivino le navi della salvezza.

Mark Rylance e Cillian Murphy
Mark Rylance e Cillian Murphy

Un giorno: una imbarcazione civile cooptata dalla Marina Britannica per raccogliere, insieme a migliaia di altre, più soldati possibili. L'uomo che la governa, il Mr. Dawson (Mark Rylance)  è un civile che non vuole stare a guardare, seguito dal figlio Peter (Tom Glynn-Carney) e da un amico di questi,  George (Barry Keoghan). In mare il terzetto raccoglierà un soldato sotto shock (Cillian Murphy) che non vorrebbe tornare indietro. Ma la missione della piccola imbarcazione non può fermarsi.

Tom Hardy
Tom Hardy

Un'ora: una squadriglia di Spitfire formata dai piloti Farrier (Tom Hardy), Collins (Jack Lowden) e il loro caposquadra, cerca di fornire la più ampia copertura aerea possibile alle navi dirette da e verso Dunkirk, sotto tiro da parte della Lutwaffe. Una missione ai limiti dell'impossibile se si considera la presunta superiorità numerica del nemico.

Tre storie dentro la Storia

La tre dimensioni di tempo e spazio s’intrecciano durante tutti i 106 minuti di Dunkirk perché, come spesso accade quando raccontiamo una storia, non sempre è possibile o auspicabile raccontarla in modo lineare, specialmente una storia corale, con tanti momenti drammatici, con eventi che mettono a dura prova e sbriciolano la resistenza fisica e morale degli uomini coinvolti.

James D'Arcy e Kenneth Branagh
James D'Arcy e Kenneth Branagh

La narrazione cinematografica di Nolan è inoltre cinema al meglio delle sue componenti: sceneggiatura a incastro, con l’evidente cifra stilistica del ricorso al “trucco”, al gioco di prestigio; montaggio che segue questo gioco d’incastri fotogramma per fotogramma se persino uno sguardo può cominciare su un piano e terminare in un altro; effetti sonori che s’intrecciano alla musiche in una voluta cacofonia disturbante e ossessiva, volta a rendere il profondo senso di pericolo e precarietà vissuto dai personaggi sullo schermo; la dimensione fotografica del 70 mm analogico con il minore riscorso possibile agli effetti visivi digitali, allo scopo di restituire un senso di fisicità maggiore di quello che si ha con la computer grafica.

Christopher Nolan sul set di Dunkirk
Christopher Nolan sul set di Dunkirk

Nolan ha girato sui luoghi dove si è consumata la tragedia, dove si è volta anche in una vittoria nella sconfitta. Ha girato sulla spiaggia con cineprese grandi e complicate, con vento ed elementi naturali che la flagellavano.

Ha imprigionato un attore dalla potente fisicità come Tom Hardy in una cabina ristretta, dandogli modo di realizzare una prova d’attore straordinaria nella quale per il 99% del tempo è seduto e indossa una maschera.

Dunkirk e il cinema di guerra

Al risultato finale è contestabile la sua enfasi, tipica di un cinema di guerra che non ne mette i discussione i presupposti e le opportunità dei conflitti, ma si limita a mostrare come gli uomini reagiscono agli eventi. Nolan non rinuncia all'enfasi della "Gran Bretagna" che ha tratto una vittoria dalla sconfitta e, anche se è costretto a rinunciare per forza di cose al ruolo salvifico dell'esercito degli Stati Uniti che salva il mondo, ne evoca la futura presenza.

Inoltre il film rappresenta la guerra come forse non si faceva neanche all'epoca d'oro del film di guerra, negli anni '50 e '60, trascurando se non in minima parte la multietnicità sia dell'esercito inglese che di quello francese, che possedevano ancora colonie.

Ci sono grandi e innumerevoli differenze però tra Dunkirk e l'epica propagandistica. 

Dunkirk
Dunkirk

Nolan lavora sia di costruzione che di sottrazione. Non vediamo il volto del nemico, se non di sfuggita, da molto lontano o immediatamente fuori dal fotogramma principale. Pochi gli aerei nemici, che sembrano senza pilota. Non assistiamo agli scontri e le battaglie che hanno portato alla situazione sul molo e sulla spiaggia. Anche la rappresentazione delle morte è in secondo piano rispetto al cinema di guerra da Salvate il soldato Ryan in poi. Il realismo di Nolan non è mai estremo.

Dunkirk  è sopra ogni altra cosa un grande spettacolo, da vedere nei cinema che consentono di farlo al suo meglio. Se gli schermi a 70mm sono pochissimi, più facile verificare che ci sia un sonoro all'altezza. La sua fruizione altrimenti ne verrebbe compromessa.

Fionn Whitehead
Fionn Whitehead

Nonostante la sua enfasi, a volte retorica, Dunkirk è un grande film non solo perché realizzato con grande tecnica, ma perché tra la scelta tra pura evocazione del conflitto e a sua rappresentazione parossistica, si pone nella via di mezzo, concentrato  comunque sulla dimensione umana e personale dei conflitti e del grande conflitto in cui sono immersi.