Per commentare brevemente Fire Squad – Incubo di fuoco, c’è da considerare in primis una grande capacità che hanno gli americani: saper celebrare i propri eroi. A volte in modo pomposo, altisonante, eccessivo. A volte, come in questo caso, con rispetto, nessun eccesso, delicatezza, e una poetica malinconia, che porta lo spettatore ad apprezzare un racconto realizzato con una dovizia di dettagli al limite del documentario, ma in grado di coinvolgere lo spettatore per ben 134 minuti.

Se poi gli eroi in questione sono universalmente riconosciuti come tali (stiamo parlando di vigili del fuoco), Fire Squad – Incubo di fuoco è da considerarsi un biographical drama film che troverà certamente l’apprezzamento del pubblico. Qui su Fantasy Magazine ne ha trovato perché ci piacciono i supereroi, soprattutto quando sono persone ordinarie che, con il loro coraggio e le loro azioni, compiono ogni giorno grandi cose, si allenano duramente, sfidano se stessi e i propri limiti, anche a costo della vita.

Basato sul tragico incidente avvenuto nel 2013 durante l’incendio di Yarnell Hill, di quella che drammaticamente viene definita “stagione degli incendi”, Fire Squad (in originale Only The Brave) racconta la storia, forse eroica per l’appunto, o forse drammaticamente ordinaria, di un’unità di vigili del fuoco dell’Arizona, i Granite Mountain, che per difendere la comunità, le proprie famiglie, e preservare le foreste durante i devastanti incendi che si propagano nei boschi americani (e noi in Italia, purtroppo, conosciamo il problema) persero la vita a causa di una serie di errori umani oltre che per la violenza spietata delle fiamme dovuta a una siccità che contribuì a rendere molto più complesse le operazioni di soccorso.

In quella tragedia si salvò solo uno dei venti componenti dell’unità, Brendan "Donut" McDonough, perché prelevato in tempo dal resto del gruppo di Vigili del fuoco e riportato al quartier generale

Diretto magistralmente da Joseph Kosinski e sceneggiato da Kevin Kavanaugh, il film racconta la formazione della squadra, con brevi, rapide scene dipinge il carattere dei protagonisti principali e delle dinamiche personali e familiari di ciascuno. Dal particolare al generale, coadiuvato dagli sceneggiatori Ken Nolan ed Eric Warren Singer, Kosinski riesce a dare un quadro chiaro, solido, incisivo, del gruppo, le dinamiche, quella forma di buon cameratismo che contraddistingue un gruppo fatto per progettare, intuire, intervenire, risolvere gravi problematiche contro un grande personaggio, la Natura. Lo aiutano gli ottimi effetti speciali di fiamme che fanno rabbrividire, come la fotografia (Claudio Miranda, già notato in Il curioso caso di Benjamin Button) è ottimamente utilizzata. La colonna sonora dell’ottimo compositore Joseph Trapanese (Tron: Legacy, The Divergent Series: Insurgent, The Divergent Series: Allegiant, The Greatest Showman) crea sempre la giusta atmosfera, la giusta tensione.

Fire Squad – Incubo di fuoco è il titolo italiano di Only The brave. Un titolo tutto sommato accettabile rispetto all’originale. In modo diverso evocano un aspetto della storia narrata. Spero che sia stato fatto altrettanto nell’adattamento italiano, non solo con le voci ma soprattutto coi dialoghi, in originale molto stringati ma profondi, sanguigni, in cui il forte accento dell’Arizona fa il proprio dovere.

Il cast è in parte, ben assortito, capace di passare dalla tensione drammatica a momenti di alta spensieratezza, concentrazione, anche umorismo. Credibilità è veramente la parola d’ordine. Josh Brolin è il traino potente di tutto il gruppo e Jennifer Connelly interpreta al meglio la compagna di Eric "Supe" Marsh, con un’adeguata tensione drammatica ma non melensa o peggio lagnosa. Jeff Bridges è una presenza rassicurante, come Andie MacDowell al suo fianco. Miles Teller è all’ennesima riprova del proprio talento, e anche James Badge Dale e Taylor Kitsch si fanno notare. 

I 134 minuti passeranno in fretta, portando lo spettatore a empatizzare con i personaggi e le loro storie, le loro vite stroncate, e anche a riflettere su quanto sia magnificente e a volte matrigna la natura, soprattutto quando provocata, rendendo la grandezza dell’uomo un concetto veramente opinabile. Di fronte a queste tragedie, il senso di impotenza sarà latente.

Ma questa è una grande capacità del cinema americano: raccontando storie così drammatiche sa celebrare valori semplici, tradizionali, essenziali.

A volte, come in questo caso, vale la pena lasciarsi influenzare.