Nels Coxman è felicemente sposato, ha un figlio grande che non gli dà grattacapi e la sua vita procede tranquilla senza mai uno scossone. È appena stato nominato dalla piccola comunità in cui vive "Uomo dell'anno", grazie al lavoro da spazzaneve che fa diligentemente, permettendo alle macchine di guidare tra i tunnel ghiacciati del Colorado. Un giorno però suo figlio viene trovato morto per overdose ma, a parte lui nessuno crede che sia stato ucciso. Il suo matrimonio va in pezzi ma Coxman non demorde fino a scoprire una banda di trafficanti di droga senza scrupoli. Inizia così una scalata di morte che lo porterà al boss chiamato il Vichingo da cui tutto è cominciato.

Un uomo tranquillo è il remake di In ordine di sparizione, film del 2014 del regista norvegese Hans Petter Moland, rigirato sempre dallo stesso in chiave hollywoodiana, con Liam Neeson chiamato a vestire i panni del padre vendicatore. Con l’intento di modificare la sceneggiatura con un humor meno nordico, Un uomo tranquillo finisce per diventare una stonata via di mezzo tra un film dei Coen e la trilogia di Taken. Da una parte dovrebbe far ridere, con lo scheck ad esempio dei nomi dei vari personaggi che vengono fatti sparire man mano che muoiono, da qui anche il divertente gioco di parole del titolo norvegese, ma dall’altro siamo ben lontani dal gusto grottesco di Fargo. Allo stesso modo il personaggio di Nels Coxman, uomo duro e tutto d’un pezzo che non batte ciglio nell’uccidere a mani nude, non ci prova neppure ad essere sopra le righe quanto lo è un John Wick.  

Nasce in questo modo una sorta di continuo sbalzo di tono che porta Un uomo tranquillo a non essere né un action, né una commedia nera, né una detective story. Per di più ci sono personaggi persi per strada come quello di Laura Dern, o inutili come la poliziotta e lo sceriffo protagonisti di una sottotrama che non conduce da nessuna parte.