Se per tutti il mondo potrebbe finire in qualsiasi momento, quello di Essun è finito nell’istante in cui ha trovato il corpo senza vita di suo figlio.

E ora il contesto. Ripartiamo dalla fine, del continente, questa volta.

Ecco una terra.

E la storia narrata da N.K. Jemisin si stacca brevemente da Essun per spostarsi sulla terra. Una terra stanca dei ripetuti maltrattamenti subiti dagli uomini e che, a un certo punto, ha smesso di preservare la vita come una madre per assumere la severità di un padre.

Padre terra è inquieto, mal sopporta le creature che lo abitano e, di tanto in tanto, provoca una nuova stagione per fare piazza pulita di tutto. È questo che sono le Quinte stagioni: terremoti, mutamenti climatici, eruzioni, eventi che rendono la sopravvivenza di tutti una scommessa molto più facile da perdere che da vincere.

In un contesto dove l’Apocalisse è attesa e inevitabile si muovono i personaggi.

La prima che incontriamo è Essun, madre di un bambino morto ammazzato e di una bambina dispersa. Essun è un’orogena, il che significa che è in grado di controllare i movimenti della terra e di deviare i terremoti. O di provocarli. Per questo le persone come lei sono temute e necessitano di un addestramento particolare, in modo da agire consapevolmente negli interessi della comunità in cui vivono invece di provocare distruzioni involontarie. Per Essun, la cui natura di Orogena è ignota quasi a tutti, il problema non è l’addestramento. I problemi sono i figli, quello morto e quella viva, e l’interrogativo su  cosa fare quando il proprio mondo finisce. Quando una madre si trova a dover affrontare un dolore che nessun essere umano dovrebbe sperimentare.

Dopo Essun c’è Damaya, in inverni passati. Damaya è una bambina, ed è tutto ciò che vorrebbe essere. La scoperta di essere un’orogena, però, sconvolge completamente la sua vita.

L’ultima è Syenite, orogena di quattro anelli. Addestrata al Fulcro, impegnata in un’importante missione al fianco di Alabaster, orogeno di dieci anelli che teme e detesta, è ciò che gli orogeni dovrebbero essere: una creatura competente – gli orogeni non sono considerati persone a tutti gli effetti – totalmente dedita a seguire gli ordini dei suoi superiori e ad agire per il bene degli esseri umani.

Tre donne, di età diversa e impegnate in fasi diverse del loro cammino, accomunate da un dono che è anche una maledizione. Poste in situazioni estreme, in bilico fra obbedienza e ribellione, isolate anche quando sono in mezzo agli altri. Il mondo di Essun si è spezzato, così come la terra potrebbe spezzarsi in qualsiasi istante. Quello di Damaya è ancora da scoprire, con cautela. Quello di Syenite va mantenuto, a qualsiasi costo. Ma contano davvero le scelte che si compiono quando padre Terra è arrabbiato?

La storia di Jemisin è potente. Parla di un mondo sull’orlo della distruzione, di un ambiente ostile come potrebbe diventare ostile l’ambiente in cui noi stessi viviamo, di personaggi feriti, di discriminazione, di paure e di sofferenze troppo forti per poter essere espressi a parole. Le tre vicende si intersecano alla perfezione, con le esperienze di ciascun personaggio che rispecchiano e amplificano quelle degli altri. Il linguaggio è semplice, piano, ma anche estremamente preciso. La vicenda di Essun, narrata alla seconda persona, riesce contemporaneamente a disorientare per l’approccio diretto e a far immergere maggiormente il lettore, chiamato direttamente in causa dall’autrice. La Quinta stagione è un libro complesso, stratificato, che richiede attenzione ma che è anche difficile da dimenticare. Con quest’opera N.K. Jemisin si pone di diritto fra i grandi autori della narrativa, non solo fantastica.