È arrivato il Black Friday nella cittadina di Plymouth in Massachusetts ma, nonostante coincida con il giorno del ringraziamento, un’orda di persone è assiepata davanti al centro commerciale in attesa che aprano i cancelli. La tragedia è inevitabile e un anno dopo un misterioso serial killer inizia a mietere vittime tra coloro che sono stati i protagonisti dell’assalto. Sui social sono virali i filmati in cui compratori impazziti hanno fatto letteralmente di tutto per accaparrarsi l’offerta del momento, ed è tra i loro volti che l’assassino cerca le proprie vittime. Nel vortice della violenza suo malgrado finisce anche Jessica, la figlia del proprietario del centro commerciale accusato di negligenza, e i suoi amici. Il killer mascherato da pellegrino non dà loro tregua, nonostante lo sceriffo Newlon cerchi di proteggere i ragazzi.

Era il lontano 2007 quando il trailer di Thanksgiving compariva nel progetto Grindhouse, l’omaggio di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez ai “doppi spettacoli”, ovvero pellicole di genere a basso costo proiettate di seguito una all’altra. Insieme ai due film vennero inclusi anche alcuni "fake trailer" diretti da registi del calibro di Rob Zombie, Edgar Wright e Eli Roth. Quello di maggior successo fu senza dubbio Machete da cui Rodriguez ha tratto due film, oggi invece Roth riprende in mano il suo Thanksgiving rimpolpando con una trama il divertentissimo trailer del serial killer che uccide il giorno del ringraziamento. A differenza di Rodriguez però Roth pulisce Thanksgiving dagli elementi troppo parodistici, guardando alle saghe di Scream e Halloween più che ai grindhouse, e limitandosi a mettere solo qualche scena ripresa dal falso trailer. Il risultato non è un horror che si prende sul serio ma una potenziale saga infinita, con un capitolo uno che racconta la genesi di un protagonista sul modello di Freddy Krueger o Jason Voorhees.

Thanksgiving non è però una riflessione metacinematografica sull’horror come fatto da Wes Craven in Scream, quanto la ripresa di un cliché nato negli anni ’80 quando il cinema partoriva serial killer diventati iconici. Gli infiniti sequel hanno generato però dei prodotti quasi sempre vuoti il cui senso si è esaurito in decenni di sfruttamento, e anche i tentativi di reboot non hanno fatto altro che segnarne l’esaurimento creativo. L’operazione di Roth è stata invece quella di spogliare il suo film di ogni velleità intellettuale e proporre una trama fotocopia a quelle di pellicole di tre decenni fa, ma che appare fresca proprio per il suo non voler essere a tutti i costi moderna. La sorpresa è che anche se non ci si spaventa più, ci si diverte ancora con le stesse cose: un corpo tagliato a metà e issato su un cartellone, ragazze accoltellate mentre si spogliano su un tappeto elastico e una grigliata a base di carne umana.