Willy Wonka è un giovane appena arrivato in città con un grande sogno. Vuole aprire il suo negozio di cioccolato come aveva promesso alla madre tanti anni prima, ma ha pochi soldi in tasca anche se sa di avere un grande potenziale. Nella piazza cittadina convince molti a comprare il suo cioccolato magico ma ciò gli mette contro i tre maestri cioccolatai, una sorta di triade che monopolizza in mercato. Deluso e senza più un soldo Willy trova riparo presso una locanda i cui loschi proprietari gli fanno firmare un contratto capestro che lo riduce in schiavitù. Rinchiuso nella lavanderia il giovane fa amicizia con altri sventurati che come lui sono stati ingannati, in particolare con Noodle, una ragazzina orfana che si trova a ripagare un debito stratosferico. Willy però non si scoraggia e insieme ai nuovi amici evade per vendere il suo magico cioccolato in modo da saldare il conto, peccato però che i maestri cioccolatai non tollerino concorrenti e abbiano la polizia dalla loro parte.

Dopo l’enorme successo dei due film dedicati all’orso Paddington Paul King decide di riportare sul grande schermo in un’origin story Willy Wonka, nel prequel del romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, portato al cinema due volte: la prima nel 1971 da Mel Stuart e poi nel 2005 da Tim Burton. Già dalla prima scena d’apertura, con l’arrivo in città di Wonka interpretato da Timothée Chalamet che canta e balla sul ponte di una nave, è chiaro il tono del film e il pubblico di riferimento per cui la pellicola è pensata, ovvero alle famiglie che vogliono andare a vedere un film a Natale anche con i più piccoli. Le scenografie coloratissime, i continui cambi di location estremamente curati, gli spettacoli musicali (tutti doppiati nella versione italiana), fanno sembrare questo Wonka nello spirito molto simile a un vecchio live action Disney degli anni Sessanta in stile Mary Poppins, con il plus dalla tecnologia moderna.

Non mancano i soliti cattivi a cui sono riservate come da tradizione, le scene più divertenti del film, dai due malvagi locandieri Olivia Colman e Tom Davis, ai tre cioccolatai Paterson Joseph, Mathew Baynton e Matt Lucas che hanno il più spassoso numero musicale. Una nota a parte la merita l’Umpa Lumpa Hugh Grant che pare aver dichiarato di aver accettato la parte solo per ragioni economiche ma che giganteggia su un Chalamet che invece ce la mette tutta per dimostrare di essere un attore versatile anche nel canto e nel ballo.

Il problema di Wonka non è tanto nell’essere un film zuccheroso, con un protagonista dal cuore puro, sempre ottimista e gentile, privo di qualsivoglia macchia, quanto l’avere suo malgrado un riferimento letterario (e cinematografico) con cui fare i conti. Dell’opera di Dahl manca completamente il lato dark e l’ambiguità che mostrava come le persone fossero capaci di fare il bene quanto il male, così come lo stesso Willy Wonka era un personaggio chiaroscurale, capace di gesti di grande generosità ma anche di crudeltà. Il successo trasversale dell’opera di Dahl è stata possibile proprio grazie alla sua ambiguità che ha catturato l’attenzione di adulti e bambini, mentre il Wonka di Chalamet e King è solo un ragazzino dai buoni sentimenti e dal cuore d’oro, che piacerà molto solo ai più piccoli.