La versione estesa del Ritorno del Re è la più lunga dei tre film, con ben cinquanta minuti aggiunti (comunque in linea con Le due torri, dal momento che anche la versione cinematografica era più lunga di oltre quindici minuti). Vanno considerati, inoltre, i sette minuti in cui si decide il destino di Saruman che, più che un’aggiunta al film, ha il sapore dell’incipit in stile 007 che Peter Jackson aveva in parte adottato per La Compagnia dell’Anello, qui ancora più accentuato e decisamente meno opportuno. Nel prossimo capitolo vedremo perché la questione di Saruman rappresenta la pecca peggiore dell’intera trilogia, e come il tentativo di chiuderla dignitosamente nella versione estesa del terzo film non riesca a renderle giustizia, bensì contribuisca a peggiorare l’equilibrio di un film che dello Stregone non aveva affatto bisogno. Di positivo, tuttavia, c’è il contributo in termini di azione che una sequenza tanto spettacolare regala a un avvio non troppo veloce, in cui la preparazione alla grande battaglia finale si impone a discapito della frenesia con cui avevamo visto concludersi Le due torri.

Ci sono molti episodi che Peter Jackson inserisce di cui, a differenza dei precedenti due film, si sentiva il bisogno. Se infatti le aggiunte alla Compagnia dell’Anello e alle Due torri avevano arricchito alcuni aspetti secondari delle versioni cinematografiche, quelle al Ritorno del Re servono a colmare alcune lacune narrative che il film visto nelle sale aveva lasciato intuire. Sia chiaro, stiamo parlando di dettagli che non possono essere definiti veri e propri difetti, tuttavia a un’analisi più attenta saltano all’occhio come fossero “dimenticanze” degli sceneggiatori. Pensiamo a Gandalf che, parlando con Pipino, teme il nemico più pericoloso che ancora non ha mostrato la sua vera forza: il Principe di Angmar, re dei Nazgûl. E poi pensiamo alla scena in cui lo stesso Cavaliere Nero dice che si occuperà personalmente dello Stregone. Uno scontro tra i due è più volte annunciato, quindi, eppure la versione cinematografica soprassiede. La breve sequenza inserita nella versione estesa ripristina l’equilibrio, oltre a regalare finalmente un’immagine visiva alla celebre battuta “Vecchio pazzo! Questa è la mia ora. Non riconosci la Morte quando la vedi?”

Lo stesso discorso può essere fatto per la missione segreta di Aragorn che, nella versione cinematografica, vediamo arrivare sui campi del Pelennor guidando la flotta delle navi corsare. Gandalf indugia spesso sull’importanza di bloccare la via del mare e nello spettatore rimane la curiosità per una vicenda passata in secondo piano, quasi data per scontata. Il film visto al cinema punta sull’effetto sorpresa dell’assalto dei morti contro l’esercito degli Orchi, ma lascia solo intuire che qualcosa di importante è successo da quando il futuro re ha lasciato il sentiero maledetto. Su Aragorn, eccessivamente trascurato nella versione cinematografica, si concentrano la maggior parte delle scene, restituendogli quel rilievo da protagonista che, a dispetto del titolo, non era apparso così netto. Tuttavia neppure la versione estesa ripristina il senso del cammino trionfale del Ramingo verso il trono, tanto che la sequenza nelle case di guarigione non è quella che determina, come aveva deciso Tolkien, la legittimazione definitiva al ruolo di erede di Gondor. Nel film resta la spada il fulcro, e il potere nei confronti dell’esercito della montagna, governabile solo dal legittimo erede di Isildur. Allo stesso modo perde di importanza il confronto tra Aragorn e Sauron attraverso il Palantír, dal momento che già la versione cinematografica delle Due torri aveva risolto il segreto dell’identità del Ramingo nei confronti del nemico, quando Gríma Vermilinguo era tornato da Saruman per portare notizie sul popolo di Rohan.

Infine la Bocca di Sauron che, a dispetto del grande fascino che il personaggio ha suscitato nei lettori, non è altro che l’ennesimo personaggio mono-uso di Tolkien, decisamente ininfluente per le sorti della battaglia. Decine di scene minori svolgono la funzione di completezza, già come era successo per i due film precedenti, facendo convergere la storia filmata verso quella originale nata dalla penna di Tolkien. Maggiore rilievo al ruolo di Merry, a quello di Faramir, seppur ancora in debito nei confronti del personaggio originario, a quelli di Legolas e Gimli, comunque in linea con il loro ruolo più marginale rispetto ai film precedenti. Il tutto amalgamato con la solita minuzia, di cui ormai lo spettatore è avvezzo, fino a originare un film nuovo, più completo e appagante. Quando i titoli di coda iniziano a scorrere per l’ultima volta diventa necessario un breve calcolo: Il Signore degli Anelli, la versione “totale”, ha tenuto inchiodati allo schermo gli spettatori per ben seicentosettanta minuti, ossia oltre undici ore.

Tratto da Il Signore degli Anelli: da J.R.R. Tolkien a Peter Jackson, di Emanuele Terzuoli - Delos Books, 2004 - 250 pagine (www.delosstore.it)

Valutazione tecnica

Niente di nuovo rispetto ai due precedenti film del Signore degli Anelli: la qualità audio e video è talmente elevata da non poter essere apprezzata in tutta la sua perfezione se non con un impianto ai massimi livelli tecnici. Soprattutto per quanto riguarda la traccia audio DTS ES sia i dialoghi che l'eccellente colonna sonora di Howard Shore raggiungono una rara nitidezza.

Extra

Le Appendici Parte 5: La Guerra dell'Anello

- J.R.R. Tolkien: L'Eredità della Terra di Mezzo

- Dal Libro alla sceneggiatura

* La forgiatura del Capitolo Finale

* Scena non realizzata: la battaglia tra Aragorn e Sauron

- Disegnando e costruendo la Terra di Mezzo

* Disegnando la Terra di Mezzo: documentario

* Le Gig-anture: documentario

* Weta Workshop: documentario

* Il disegno dei costumi: documentario

- Galleria dei disegni: 2.123 immagini!

* I Popoli della Terra di Mezzo (commento audio)

* I Reami della Terra di Mezzo (commento audio)

* Le Miniature (commento audio)

- Il Palazzo dei Signori dei Cavalli: documentario

- Atlante della Terra di Mezzo: Il Viaggio della Compagnia dell'Anello

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Le Appendici Parte 6: La Fine di un'Era

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