I Drow siamo noi. Anche se non lo sappiamo. Siamo gli Umani di Malva, quelli che chiudono gli occhi davanti a scomode verità, contenti perché non vedono: in fin dei conti, l’invisibile è come se non ci fosse. Anzi, sicuramente non esiste, quindi perché preoccuparsene? Tra noi ci sono Drow che si nascondono sotto strati e strati di biacca, per credersi fuori dai gironi infernali della contaminazione ambientale, e Drow che non possono e non vogliono farlo, perché le polveri tossiche le vedono in azione: sulla propria terra, sui loro cari, su se stessi.

Ci sono Umani consapevoli, che sanno tutto perché sono i responsabili, e cercano di imbavagliare chi tra i loro simili ha occhi bene aperti e si ribella, non con la violenza (sempre da condannare) ma con la voce, l’impegno e la denuncia.

Esiste però un denominatore comune: Umani, Drow e Mezzosangue respirano, mangiano, desiderano figli sani. Vogliono vivere. Ma ogni veleno, per quanto invisibile, agisce a scapito di tutti.

Questo il messaggio principale che emerge dall’EcoNoir I Dannati di Malva, pubblicato da Licia Troisi per Verde Nero.

Lo stile di Licia Troisi, con pregi e difetti, non è cambiato in questo breve romanzo, ma i contenuti sì. L’analisi psicologica di Telkar e il suo alter ego Zeno, nonché la loro crescita evolutiva, risultano forse troppo facili: già dalle prime righe, l’autrice ci dice chiaramente che convinzioni e situazioni del protagonista, volutamente presentate come giuste e normali, non lo sono affatto. Altrettanto bene si intuisce il finale: il Mezzosangue Telkar affronterà una situazione difficile quanto ingiusta, vivendola in prima persona.

Abbastanza prevedibili i personaggi di contorno, con un interrogativo già nel prologo: come può un bambino esercitarsi a combattere con uno spadone che quasi non riesce a trasportare? Inoltre, sebbene vi sia lo sforzo di una caratterizzazione poliedrica, questa non sempre riesce: le Guardie invariabilmente ottuse o cattive, il loro Capo colluso con l’ecomafia di Malva, il superiore di Zeno “buono” ma sottomesso al sistema. Tra i Drow, sfruttati come bestie da macello, troviamo sentimenti, positivi e negativi, illustrati senza sfumature: il desiderio di vendetta sino alla pazzia, l’avvilimento causa del degrado personale, generosità e amicizia a trecentosessanta gradi. Tuttavia, I Dannati di Malva testimonia come il genere fantasy, spesso considerato “pura evasione”, possa veicolare concetti tutt’altro che fantasiosi: il disprezzo per le molteplici forme della Natura provoca inevitabilmente una scarsa considerazione per la vita in generale.

In sostanza, il linguaggio adottato è quello tipico dell’autrice, per il quale la definizione di “semplice” assume connotati variamente interpretabili. Ma il pubblico di Licia Troisi è prevalentemente Junior (in questo caso, si spera, non solo quello): meglio quindi un modo d'esprimersi lineare anche se da raffinare, piuttosto che tanti sofismi. Efficace quindi l’ambientazione fantasy, un mix interessante tra ecologia, pennellate steam e i classici Elfi Oscuri.

Il messaggio è forte e chiaro, e in casi come questi, in cui la gente è spesso sorda muta e cieca come le scimmiette della tradizione, probabilmente costituisce il sistema migliore.