Capitolo 7

Il Prescelto, l’Ombra e il mito della rinascita

Il fatto che fra Harry e Voldemort esista qualche tipo di legame emerge subito fin dal primo volume: quando il ragazzo si reca per la prima volta a Diagon Alley, nella bottega di Olivander, la bacchetta magica che lo sceglie ha curiosamente, al suo interno, lo stesso nucleo di quella di Voldemort, ossia una piuma della medesima Fenice. Quella Fenice che scopriremo poi essere Fanny. Abbiamo visto nel capitolo precedente che, psicanaliticamente, gli uccelli sono immagini dell’anima, e a questo punto va da sé che, come le due bacchette condividono il medesimo contenuto, così i due corpi contengono lo stesso spirito.

Il fatto poi che Harry, giunto a Hogwarts, potrebbe essere smistato dal Cappello Parlante sia nella casa di Grifondoro, tradizionalmente vista come positiva, che in quella sinistra di Serpeverde (già Casa di Voldemort) è ulteriormente indicativo della coabitazione, nel ragazzo, delle due parti contrapposte della sua personalità.

Successivamente, nel secondo romanzo, apprendiamo che Harry e Voldemort condividono un comune retaggio Babbano e la difficile condizione di orfano. Come nota la psicologa junghiana Gail A. Grymbaum (1) l’orfano appartiene al simbolismo alchemico della Separatio, dal momento che questi non ha più i genitori. Privo di legami diretti, egli deve cavarsela da solo senza l’abituale protezione parentale.

Questo suo elevarsi solitario in mezzo alle correnti della vita fa parte del processo di divenire individuo. Un’ulteriore allusione, dunque, al percorso integrativo che attende i due maghi-controparti.

Entrambi i ragazzi, poi, scoprono la ragione dei propri poteri solo allo scoccare dell’undicesimo compleanno, anche se ambedue hanno già avuto avvisaglie di qualche loro eccezionalità: Tom Riddle riesce a far accadere cose spiacevoli a chi lo contraria, muove le cose senza toccarle e comanda gli animali, mentre Harry ha reazioni magiche, seppure inconsapevoli, come quella di ritrovarsi sul tetto per sfuggire al cugino Dudley, di far rimpicciolire i capi di vestiario che non vuole indossare, di farsi crescere i capelli tagliatigli malamente da zia Petunia e di liberare involontariamente un boa allo zoo.

Ancora: entrambi i ragazzi sono legatissimi a Hogwarts, che rappresenta il loro primo vero rifugio. Nel Principe mezzosangue sentiamo infatti Silente pronunciare queste parole: «Credo che Voldemort fosse affezionato a questa scuola più di quanto lo sia mai stato a una persona. Hogwarts era il luogo dove è stato più felice, il primo e l’unico in cui si è sentito a casa». Harry provò un certo disagio queste parole, perché era esattamente quello che provava anche lui per Hogwarts” (2)

Infine, la cicatrice di Harry svolge la funzione di canale di comunicazione fra i due maghi, che non solo permette all’uno di avvertire la presenza e i pensieri dell’altro, ma che ha trasfuso qualcosa dall’uno all’altro. Nel caso di Harry si tratta della capacità di intendere il linguaggio dei serpenti, arte oscura in cui Voldemort eccelle e che si innesta perfettamente nella variegata simbologia dell’animale (di cui abbiamo già parlato nel capitolo 5) e in quella della Casa di Hogwarts fondata da Salazar Serpeverde (di cui abbiamo invece parlato nel capitolo 4).

Questa “via” di comunicazione fra i due è riflessa persino nell’etimologia della parola. “Cicatrice” deriva infatti dal latino “cicatrix”, ricondotto a sua volta alla radice sanscrita 'kak', con significato di “legare”. Si potrebbe giustamente obiettare che la Rowling scrive in inglese e che dunque la semantica della parola italiana non può essere stata da lei contemplata, neppure inconsciamente. Ma anche usando la parola equivalente inglese scar, si perviene a una conclusione dal simbolismo sorprendentemente analogo: il vocabolo anglosassone è infatti filtrato attraverso l’antico francese 'escare, che a sua volta deriva dal greco eskhara (έσχαρα).

Quest’ultima parola indica, oltre alla crosta che si forma a seguito di una bruciatura, anche una zona inferiore degli altari su cui si effettuavano le offerte per placare spiriti e divinità dell’Aldilà, permettendo così al sangue dell’animale sacrificale di scorrere verso il basso e di impregnare la terra. (3)

Poiché, psicanaliticamente, il mondo sotterraneo è quello dell’inconscio, ecco dunque come, anche in inglese, la cicatrice alluda simbolicamente a una connessione fra il ragazzo che rappresenta la coscienza dell’Io e il Mago Oscuro che a sua volta simboleggia, per usare un termine freudiano, il suo Es. La cicatrice è altresì il segnale visibile di questa frattura fra le due istanze della personalità.