Capitolo primo

– Le vampire caucasiche non dovrebbero mai vestire di bianco – recitò l’annunciatore televisivo. – Abbiamo ripreso di nascosto Devon Dawn, che è una vampira da appena un decennio, mentre si preparava per trascorrere la notte in città. Guardate che abbigliamento! È del tutto sbagliato per lei!

– Ma a cosa stava pensando? – commentò un’acida voce femminile. – Quando si dice che qualcuno è rimasto agli Anni Novanta! Guardate quella camicetta, se così la si può chiamare. La tonalità della sua pelle richiede a gran voce un colore che faccia contrasto, e lei cosa indossa? Una camicetta avorio! La fa sembrare della stessa tinta di un sacchetto per la spesa di Hefty!

Mi soffermai nell’atto di allacciarmi una scarpa per vedere cosa sarebbe successo quando i due esperti di moda avessero fatto irruzione, sorprendendo la vittima impotente… oh, chiedo scusa, la fortunata vampira… che lei lo volesse o meno, avrebbero trasformato il suo abbigliamento, e tutto grazie ai suoi amici che l’avevano consegnata alla polizia della moda.

– Non credo finirà bene – osservò Octavia Fant. Anche se la mia coinquilina, Amelia Broadway, aveva infilato Octavia a casa mia con una sorta di espediente, quella sistemazione stava funzionando nel migliore dei modi.

– Devon Dawn, lei è Bev Leveto, di Il Vampiro più Elegante, e io sono Todd Seabrook. La tua amica Tessa ci ha chiamati per dirci che avevi bisogno di aiuto nel campo della moda! Nel corso delle ultime due notti ti abbiamo ripresa di nascosto, e… AAACKK! – Una mano bianca saettò verso la gola di Todd, che scomparve per essere sostituita da un ampio buco rossastro. La telecamera indugiò sull’immagine, come affascinata, mentre Todd si accasciava sul pavimento, poi si sollevò per inquadrare la lotta in corso tra Devon Dawn e Bev.

– Accidenti – commentò Amelia. – Pare che sarà Bev a vincere.

– Ha più senso strategico – ribattei. – Hai notato che ha lasciato che fosse Todd a entrare per primo?

– L’ho bloccata – annunciò Bev sullo schermo, in tono di trionfo. – Devon Dawn, mentre Todd recupera l’uso della parola, noi due esamineremo il tuo guardaroba. Una ragazza che vivrà in eterno non si può permettere di non avere gusto nel vestire. I vampiri non possono rimanere legati al passato. Noi dobbiamo essere innovativi, nel campo della moda!

– A me piacciono i miei vestiti! – gemette Devon Dawn. – Sono parte di ciò che sono! Mi hai rotto un braccio.

– Guarirà. Ascolta, non vuoi essere conosciuta come la piccola vampira che non è riuscita a farcela, vero? Non vuoi rimanere incastrata nel passato.

– Ecco, suppongo di no…

– Bene! Ora ti permetterò di alzarti, e a giudicare dai colpi di tosse, direi che Todd si sente meglio.

Spensi la televisione e mi allacciai l’altra scarpa, scuotendo il capo di fronte alla recente passione che l’America aveva sviluppato per i “reality” show che avevano i vampiri come protagonisti.

Nel tirare fuori dall’armadio il cappotto rosso, ricordai che io stessa avevo una serie di problemi assolutamente reali con un vampiro; nei due mesi e mezzo trascorsi da quando il regno vampirico della Louisiana era stato conquistato dai vampiri del Nevada, Eric Northman aveva dovuto consolidare la propria posizione all’interno del nuovo regime e valutare cosa rimanesse di quello vecchio.

Fra noi due era da tempo in sospeso una chiacchierata sui ricordi che Eric aveva da poco recuperato riguardo al periodo strano e intenso che avevamo vissuto insieme, quando lui aveva temporaneamente perso la memoria a causa di un incantesimo.

– Cosa farete stanotte, mentre io sono al lavoro? – domandai ad Amelia e a Octavia, per non abbandonarmi di nuovo a conversazioni immaginarie; intanto mi infilai il cappotto, perché anche se la Louisiana del Nord non raggiungeva le spaventose temperature del vero nord, quella notte ci aggiravamo intorno ai cinque gradi, e ce ne sarebbero stati ancora meno quando avessi finito di lavorare.

– Mia nipote e i suoi bambini mi porteranno fuori a cena – rispose Octavia.

Amelia e io ci scambiammo un’occhiata sorpresa sopra la testa dell’anziana strega, china sulla camicetta che stava rammendando. Quella era la prima volta che Octavia rivedeva la nipote, da quando aveva lasciato la sua casa per trasferirsi da me.

– Credo che Tray e io verremo al bar, stasera – si affrettò ad affermare Amelia, per riempire quella piccola pausa di silenzio.

– Allora ci vediamo da Merlotte’s – replicai. Da anni, facevo la cameriera in quel locale.

– Oh, ho il filo del colore sbagliato – commentò intanto Octavia, e si avviò lungo il corridoio, in direzione della sua stanza.

– Devo supporre che tu non stia più frequentando Pam? – domandai ad Amelia. – Tu e Tray cominciate a fare coppia fissa.

Nel parlare, infilai meglio la T-shirt bianca nei pantaloni neri, poi mi guardai nel vecchio specchio appeso sopra la mensola del camino. I capelli erano raccolti come sempre nella coda di cavallo che usavo quando lavoravo; notando un lungo capello biondo che spiccava sulla stoffa rossa del cappotto, lo rimossi con cura.