L'antefatto di Tron Legacy è ovviamente il film del 1982, Tron, diretto da Steven Lisberger. Un film che all'epoca fu un totale insuccesso, ma che è stato seminale per molto cinema e immaginario fantascientifico successivo.

Intanto perché fu a tutti gli effetti il primo lungometraggio, prodotto da una major tra l'altro, ad usare la computer grafica. Nello stesso anno Francis Ford Coppola uscì con un film che usava tecniche digitali chiamato Un sogno lungo un giorno, ma era tutto molto meno esplicito.

Tron raccontava la storia del programmatore Kevin Flynn, che suo malgrado si ritrovava risucchiato all'interno del mondo dei computer. Diventato un Avatar di sè stesso, Flynn esplorò il mondo interno dei programmi, tiranneggiato dal Master Control Program e dal suo braccio destro Zark. Lì scoprì che i videogiochi potevano essere letali per i programmi coinvolti. Sfuggito alla morte oltre che alla sua abilità di videogiocatore anche all'aiuto del programma guerriero Tron, Flynn riuscirà a sconfiggere anche l'MCP liberando il mondo interno, e riuscendo anche a riabilitare il suo nome nel mondo esterno, diventando poi il boss della multinazionale del software Encom.

Tutto bene quel che finisce bene?

Nelle prime sequenze di Tron Legacy scopriamo che Flynn mise poi su famiglia, e proseguì le sue ricerche per un collegamento sempre più stabile tra il mondo interno e quello esterno. Pose anche le basi per la diffusione del software libero. Improvvisamente però sparì. Lasciando orfano il figlio Kevin (la madre era morta qualche anno prima) nonché erede del suo patrimonio, ancora poco più che bambino.

Ai nostri giorni Kevin è diventato un ventisettenne che vive di rendita e di rimpianti per il padre perduto. E' proprietario disinteressato della Encom, tanto che la compagnia è diventata l'esatto contrario di quello che sognava il padre, non una casa del software libero, ma una multinazionale che ogni anno sforna una nuova versione del suo sistema operativo, la cui differenza con quella dell'anno precedente è "il numero sulla scatola".

Le vicende del film porteranno però Sam sulle tracce del padre e a venire risucchiato anch'egli nel mondo interno, dove ovviamente chi ha visto il primo film immaginerà si trovi il padre. Scoprirà che nonostante l'impresa di suo padre e di Tron il mondo dei programmi si trova nuovamente sotto una feroce dittatura, questa volta di un programma chiamato Clu 2.0 (anche questo nome a chi ha visto il primo film dovrebbe dire molto...), che ha tradito la fiducia del suo creativo e di Tron. Che ve lo dico a fare, Clu 2.0 ha un piano... 

La formula del film sembra essere "qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo". All'inizio il timore di una fotocopia con i figli al posto dei padri sembra reale. A capo della divisione sviluppo software della Encom troviamo infatti il figlio di Ed Dillinger, Ed Jr, in un cameo di Cillian Murphy (lo Spaventapasseri in Batman Begins). Dillinger nel primo film era il programmatore che aveva usurpato a Flynn la titolarità dei videogiochi che aveva progettato. Ma per fortuna almeno questa ripetizione dello schema è stata evitata.

Però il percorso attraverso il mondo dei programmi è maledettamente simile, anche Sam gioca ad una sorta di tennis mortale e poi al motolabirinto. I giochi hanno però una meccanica più complicata dei precedenti, sfruttando anche la terza dimensione.

Gli elementi di novità ci sono, ma non sono tantissimi. Ovviamente tutto il "parco macchine", dalle moto agli intercettori di Space Paranoids, all'incrociatore del Dittatore, fino al Veliero che porta i protagonisti nel cuore del sistema hanno una grafica aggiornata. 

Zeppo è il film di inside jokes e citazioni cinefile ovviamente, che strizzano l'occhio alla comunità geek.

Il primo film, è da ricordare, non brillava per spessore narrativo. I personaggi erano stereotipati e bidimensionali. Se il film fu un insuccesso era anche per la sua mancaza di "simpatia". Ma è innegabile che sia stato un momento di passaggio importante nella storia del cinema e che, pur con tutti i suoi difetti, sia rimasto nella memoria di tutti gli appassionati come un film di culto, citato innumerevoli volte.

Non si può negare che il mondo interno descritto nel 1982 non fosse un cyberspazio ante litteram per esempio.

Questo film arriva dopo 28 anni di cinema sci-fi e non ha dal punto di vista tecnico la stessa forza d'impatto.

Se il film del 1982 era lo stato dell'arte di una tecnologia appena nata e ancora in evoluzione, questo è un film che mostra i 200 milioni spesi ma senza avere quella marcia in più. Non è un prodotto che "alza l'asticella" dal punto di vista tecnico. E' ben fatto, usa tante bellisime tecniche, compreso l'oramai frusto bullet time.

Nella norma tuttE le sezioni, dal montaggio agli effetti speciali, alla sezione sonora. Sufficiente e funzionale la colonna sonora techno dei Daft Punk.

Se il film aggiunge qualcosa al precedente è il conflitto generazionale. Nulla di innovativo ben chiaro, ma un rodato espediente da narratori professionisti. Flynn, interpretato ora come allora da Jeff Bridges ha due “figli” con cui confrontarsi. Sam oramai cresciuto, un ventisettenne capace di prendere le proprie decisioni, pur se desideroso di un rapporto col padre perduto e Clu 2.0, suo alter ego digitale, ma in un certo senso anch'egli “figlio”, deluso perché non riesce a far comprendere al padre/creativo che tutte le sue azioni sono in realtà state intraprese nell'ossessione di perseguire la programmazione originale, la ricerca della “perfezione”.

La narrazione si fa seguire, anche se dopo un po' le belle demo di videogiochi stancano, e a un certo punto il film sembra perdere il ritmo. Forse 127 minuti sono comunque tanti.

Il 3D sembra del tutto ininfluente. Pochissime le scene che sembrano essere state concepite per la terza dimensione, e non per forza le più spettacolari. Tanto è che una scritta prima del film avvisa che, anche se molte scene del film sono state girate in 2D, bisogna tenersi gli occhiali. Come a dire che l'unico scopo degli occhiali è quello di unire le due immagini sfalsate presenti sullo schermo.

Quello che Joseph Kosinski ha confezionato è quindi un prodotto nel quale sono messe in evidenza le capacità di gestione manageriale più che quelle artistiche. Era difficile ovviamente confrontarsi con un modello che pur nella sua imperfezione narrativa è rimasto nella storia del cinema per la sua capacità visonaria, e forse Kosinski non ha sbagliato del tutto il film se ha rifiutato il confronto adeguandosi alle esigenze produttive. D'altra parte la presenza di Lisberger nel team produttivo del film dimostra che la sua impronta c'è ancora. Ma non è l'impronta di un grande narratore. Ci sarà un motivo se Lisberger non è diventato un George Lucas o uno Steven Spielberg. 

Kosinski è attualmente impegnato nel remake/sequel di un altro fiasco della Disney anni '80, ossia The Black Hole. In questa prova ha meritato comunque la sufficienza. Spero abbia occasioni per dimostrare il suo talento.