Se c'è un film del quale si può dire, "come quei bei film che si facevano una volta", è Les Misérables diretto da Tom Hopper.

Intanto perché la fonte d'ispirazione del musical londinese di cui il film è la versione cinematografica della trasposizione in musical del romanzo di Victor Hugo, un successo ininterrotto dal 1985, anno in cui venne rappresentato per la prima volta.

È anche uno di quei progetti rischiosi da mettere in scena, perché ci sono nel mondo almeno 60 milioni di persone che in questi anni lo hanno apprezzato, in più di diecimila repliche. Appassionati che ascoltano le musiche a ripetizione, che le cantano a squarciagola alla minima occasione e che riconoscono i temi principali alle prime note.

Hugh Jackman interpreta l’ex detenuto Jean Valjean, inseguito per anni dallo tenace poliziotto Javert (Russel Crowe) dopo aver violato la libertà condizionata nel tentativo di rifarsi una vita. Valjean verrà chiamato da tragiche circostanzae ad adottare come fosse una figlia la piccola Cosette (Amanda Seyfried), figlia dell'operaia morta in tragiche circostanze Fantine (Anna Hathaway), sottraendola alle grinfie dei suo tutori, i Thénardier (Sacha Baron Cohen ed Helena Bonham Carter), due autentici farabutti.

Detta così sembra breve, in realtà la mia volontà è quella, per coloro che non avessero neanche letto il romanzo, di raccomandare di andare a leggerlo, perché è talmente densa di colpi di scena, di situazioni e di personaggi di vario tipo che solo per raccontarla non basta una recensione.

Si tratta di una di quelle storie in cui c'è tutto: epica, passioni, sacrificio; vicende umane intense alle quali fa da sfondo la Storia.

Infatti il culmine della vicenda si raggiungerà quando Cosette, che ormai abita a Parigi insieme a Valjean come sua figlia, s'innamora del giovane Marius (Eddie Redmayne), uno studente universitario che partecipa alle barricate sorte nel 1832 per via dei tumulti seguiti alla morte del Generale Lamarque. L'ex detenuto dovrà quindi affrontare non solo la caccia spietata di Javert, che continua dal 1815, ma interverrà di persona per tenere in vita, in mezzo ai tumulti di popolo, l'innamorato della sua protetta.

Javert stesso affronterà un percorso personale tormentato, dato che molte sue certezze verrano messe a dura prova dai tragici eventi a cui assisterà.

Nel mezzo c'è da ricordare la figura tragica di Eponine (Samantha Barks), la figlia dei Thénardier, innamorata di Marius ma non ricambiata, il piccolo Gavroche (Daniel Huttlestone), simbolo di tutti i piccoli orfani poveri e disperati che vivono tra le strade di Parigi campando di espedienti.

Il film è narrato mediante le canzoni, con pochissime battute di dialogo, per precisa scelta registica di rimanere fedele allo spirito del musical.

Non aspettatevi il teatro al cinema però. Hopper propone una versione che racconta con le peculiarità del mezzo, non si limita a una ripresa di scene teatrali. Sin dalle prime scene osserviamo come l'allestimento sia sontuoso, con le scenografie di Eve Stewart minuziose sia quando ricostruiscono grandi ambienti, come il cantiere navale iniziale o la Parigi antecedente al Piano Haussmann, sia i piccoli particolari, come le stanze dove i rivoltosi si organizzano, dalle geometri disturbanti, o la zona a luci rosse dove Fantine vende la sua anima, degna di un horror gotico.

Ottimi anche i costumi di Paco Delgado che diventano anch'essi un vero ausilio alla narrazione, rendendo alla perfezione l'austerità di Javert e dell'esercito, la frivolezza dei Thénardier (due personaggi perfettamente narrati anche dal trucco), la sobria eleganza del Valjan arricchito e la miseria nera del popolo.

Grandi meriti dovranno essere attribuiti poi ai montatori del sonoro, impegnati nel gravoso compito di gestire un film cantato dal vivo.

Non è un particolare da trascurare. Tutte le voci delle canzoni sono state registrate durante le riprese e non in studio, con il risultato di un realismo superiore a quello dei playback. Possiamo sentire Jackman ansimare mentre canta scalando una montagna, amplificando la drammaticità della scena.

Il giudizio sulla prova recitativa è influenzato da questo aspetto. Da parte mia è stata una rivelazione scoprire che in realtà sia Hugh Jackman che Russel Crowe hanno trascorsi canori nel mondo del musical teatrale e che sanno recitare cantando, oppure che Anne Hathaway è cresciuta adorando questo musical perché la madre ha recitato in uno degli allestimenti. La sua voce non mi ha fatto esaltare, ma ha assolto più che bene il suo compito.

Bravissimo il piccolo Daniel Huttlestone, che è stato Gavroche anche nello spettacolo teatrale.

Perfetto si confema sempre Sacha Baron Cohen. Nella sufficienza il resto del cast, tra cui Helena Bonham Carter, che ormai sembra Bellatrix Lestrange anche quando dorme e sembra caratterizzare tutti i suoi ruoli come una weird lady (Sì anche in Il Discorso del Re dello stesso Hopper).

Il legame con lo spettacolo teatrale è assicurato anche dalla partecipazione alla lavorazione del film dei musicisti e parolieri originali, Claude-Michel Schönberg, Alain Boublil ed Herbert Kretzmer, che hanno lavorato sia all'adattamento delle canzoni esistenti che a pezzi scritti appositamente per il cinema, coadiuvati da Anne Dudley.

Le bellssime musiche e canzoni originali erano e restano dei capolavori, quelle aggiunte non sfigurano.

Inoltre nel bellissimo confronto tra Valjean e il Vescovo di Digne il ruolo del religioso è ricoperto da Colm Wilkinson, che già interpretò Valjean a Londra e Broadway.

È un film consigliato a tutti gli amanti della buona narrazione, a prescindere dalla forma in cui è rappresentata e dal genere, perché narra una storia che è ancora capace non solo di divertire, ma anche di fare riflettere, visto che ora come allora, masse popolari si muovono per denunciare grosse diseguaglianze sociali, mosse da bisogni primari ma anche dall'aspirazione alla felicità e alla giustizia, ricevendo talvolta le stesse tragiche risposte.