Artemis Fowl è un ragazzino, un po’ genio, un po’ criminale, di 12 anni. Ama la tecnologia, discende da un'antica e illustre stirpe di malfattori e vuole rinverdirne i fasti, ideando il colpo più insolito, audace e fantasioso di questo secolo: impadronirsi dell'oro che il Piccolo Popolo (come lo chiamano gli irlandesi) custodisce gelosamente da millenni. Eoin Colfer ci racconta la piccola guerra privata che Artemis ingaggia con fate, folletti, coboldi, gnomi e troll, e soprattutto con la superpoliziotta elfica Spinella Tappo: una guerra che assomiglia a un frenetico videogame, e che solo un ragazzo di dodici anni con un Q. I. prodigioso, i nervi saldi di un James Bond e il coraggio di un Indiana Jones è in grado di combattere... e forse di vincere. Uno strepitoso, ironico tecno-thriller condito di magia, per lettori pronti a sognare l'impossibile.

L’esordio della storia è piuttosto sui generis: il libro si apre nella migliore tradizione del thriller, e pur condito da un’aria parodistica, finisce per spiazzare almeno in parte il lettore. Poi Colfer inizia ad accelerare, premendo il pedale sull’azione in un continuo crescendo, potendo contare su di uno stile accattivante, brillante e molto scorrevole. Recuperando il filo che tutti si aspettano di vedere dipanato, calca la mano sulla parodia, farcendo la narrazione con azioni di forza farsesche, assurdamente comiche, caricaturali, ridicole; ed è qui che il libro funziona alla grande: quando è grottesco, capriccioso, stravagante.

Cinismo, ‘violenza’ e mancanza di scrupoli affogano nel mare di un ironico, gustosissimo paradosso burlesco, in un clima di buffa e fantasiosa inventiva: l’autore sembra divertirsi un mondo mentre scrive, ed è proprio questo che comunica al lettore, un desiderio di puro e sano divertimento, senza troppe appendici sceniche, che finirebbero forse per rallentarne l’azione nitidamente intrattenitrice. Sono bellissime alcune delle caricature che Colfer ci propone, come quelle dello psicologo e del comportamentista della polizia elfica che progettano di vendere i diritti per un film e pensano di arrotondare con un talk-show e una serie di speciali in stile tv-verità, elementi che rendono esilarante la storia ma che allo stesso tempo non disdegnano un certo impegno, una sorta di ‘specchio immorale’ della nostra società. Altre figure, per altro, risentono invece di una caratterizzazione appena abbozzata, e la domanda è: un bene o un male? Alcuni storceranno il naso di fronte a dei personaggi appena schizzati, ancorché gustosi; ma non è questo, probabilmente, il libro da cui il lettore si attende un’approfondita analisi psicologica. Occorre farsi un’altra domanda: quali sono gli obiettivi di Eoin Colfer? Divertire, strappare sorrisi e qualche risata, intrattenere piacevolmente il lettore, appassionarlo con una storia semplice e ben scritta; e quella che l’autore dipana è una trama lineare, senza grosse complicazioni di sorta, sapida, spumeggiante, dinamica, disegnata con pochi e sapienti tratti. Troppo o troppo poco? Al lettore l’ultima parola. Il limite effettivamente c’è, ma è tutto sommato trascurabile in un’opera di tal fatta.

Paradossale e spassosa la determinazione di un ragazzino dodicenne che comanda un adulto un po’ speciale, devoto e ubbidiente, talvolta adorante. Sicuro di sé, Artemis parla con l’autorità di un uomo, risultando assai più maturo e risoluto di quanto invece ci si attenderebbe da un bambino della sua età. Colto, determinato, energico, intraprendente, fantasioso, ambizioso e saccente, furbo, intelligente, geniale: gli aggettivi si sprecano ma non sono mai abbastanza per far capire appieno quali e quante siano le qualità di questo imberbe calcolatore umano.

È chiaro che Colfer offre il meglio di sé nelle ‘invenzioni’ sul Popolo, oltre che nel dare quell’immancabile aura buffa e surreale a tutti i suoi personaggi.

La storia è condita da antiche tradizioni e leggende irlandesi, e nella narrazione la magia si mescola alla tecnologia, trovando uno spazio tutto sommato abbastanza originale.

Artemis Fowl si qualifica indubbiamente come un fiabesco e tecnologico libro per ragazzi, un fantasy-fantastico sui generis dove razze mitiche, magia e invenzioni superlative sono combinate di proposito per creare sconcerto e meraviglia; va da sé che Artemis Fowl si lascia piacevolmente leggere anche dagli adulti, che possono trovare uguale e maggiore diletto in una interpretazione pur semplice ma tratteggiata a più livelli.

L’invenzione principe di Eoin Colfer è un mondo secondario colmo di vizi e virtù, con tutti i difetti tipici degli uomini del nostro tempo. Ed ecco uno dei vari livelli di lettura. Ogni creatura ha in sé i caratteri tipici di un umano: c’è il timido, lo spaccone, il prepotente, il rambo, il temerario, il cleptomane, il sarcastico, il fissato, l’ubriacone, l’approfittatore, il teppista, lo stupidotto, l’isterico, il fifone….ce n’è per tutti i gusti, e ogni carattere porta in sé i germi per una piccola ma attenta disamina critica della condizione umana, dei suoi stravizi, del suo essersi allontanata dalla natura, piegando a forza l’ambiente a quelle che sono presentate nel libro come strambe esigenze, o almeno tali appaiono agli occhi del Popolo del piano di sotto, estraniatosi dal mondo degli umani proprio a causa delle numerose quanto incomprensibili ‘virate’ di buon senso. Un Popolo che va (più o meno) d’amore e d’accordo, nonostante annoveri al suo interno litigiosi goblin e astuti nani, magici elfi e piccole fate, folletti, troll, gnomi e quant’altro la fantasia popolare abbia partorito.

Non manca nemmeno una gustosa filippica sull’ecologia, o una chicca come il discorso sul cibo biologico.

A proposito di temi impegnati e profondi, è presente quello di un bambino superdotato, fortunato, ricco e intelligente che si trova improvvisamente, in un’età difficile, a crescere in tutta fretta e senza i genitori, poiché suo padre è scomparso e sua madre non è più in grado di occuparsi di lui; anzi, sarà Artemis stesso a dover indossare i panni dell’adulto e badare a una madre distrutta dal dolore e preda della follia. Un adulto-bambino che non ricatta più come un deciso e spietato criminale, ma quasi implora, e alla fine concede l’onore delle armi e anche qualcos’altro.

Va detto che, strano forse per un ‘eroe’, Artemis non è il personaggio più simpatico, almeno nella prima parte del libro: troppo saccente, troppo supponente, troppo sicuro di sé, troppo genio, troppo superiore, troppo rispettato, troppo poco bambino. Nel momento in cui Colfer ne mette da parte la cattedratica pedanteria, la sicumera, quella strafottente aria da saputello scompare e Artemis torna a essere un ragazzino di dodici anni, e il personaggio acquista decisamente in simpatia. Ma questa evoluzione all’indietro altro non è, con tutta probabilità, che un astuto calcolo di Colfer, che ha l’aria di saperla lunga e la sicurezza di chi saprà condurre il carico in porto con tutta l’abilità di un navigato lupo di mare. E l’abilità è indubitabile.

Artemis Fowl è un buon inizio per una saga, un libro che si lascia leggere tutto d’un fiato, senza un attimo di respiro, che pone delle basi per futuri sviluppi ma che è comunque autoconclusivo. Non aspettatevi un grande capolavoro, ma state pur certi che a tratti vi divertirà talmente tanto da rendere difficilissimo staccarsene. Una fantasia paradossale per un libro certamente leggero di un autore di talento, che aspettiamo al prossimo capitolo per verificarne la maturazione.