Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

Ho terminato un romanzo che prende spunto dai miti della Caccia Selvaggia medievale, per raccontare come sia sempre esistita l’idea di mondi “altri” abitati da popoli e creature non umane. E di come questi mondi, a volte inaspettatamente, possano di nuovo entrare in contatto con il nostro. E’ un libro divertente, ma non troppo. Come dice Marchino, a metà della storia: “una volta che ti sei inventato l’inferno, ragazzo mio, devi farci i conti per il resto della tua vita”.

Un secondo Sanctuary? Perché no? Un suggerimento: non facciamo un altro contenitore. Lasciamoci liberi di inventare, questa volta.

Francesco Dimitri:

Sanctuary, citando l’introduzione di Alan D. Altieri, «un’opera sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata», ha unito per la prima volta un gran numero di autori fantasy e fantastici italiani. Per quale motivo, secondo te, questo è avvenuto proprio ora? Un’evoluzione del genere? L’aprirsi di nuovi scenari fantasy e fantastici? E perché la spinta, sempre secondo te, non è partita da una delle case editrici storiche italiane?
Francesco Dimitri
Francesco Dimitri

Io non credo che esistano motivi, nella vita in genere: i motivi li inventi dopo, per giustificare quanto è già successo. Diciamo che questo sembra un buon momento per il fantastico, in Italia. Sembra. Ma ricordate com’è andata con il noir: all’improvviso è diventato di moda, e le nostre librerie sono state invase da detective di ogni forma e colore, cuochi, muratori, siciliani, bergamaschi, brianzoli, eccetera. Un mare di merda con qualche fiore di loto qua e là. Non vorrei che succedesse la stessa cosa: le storie sono come le piante, hanno bisogno di amore e molta acqua, per crescere bene. Altrimenti scaviamo un filone, lo esauriamo e passiamo ad altro – è la versione letteraria della distruzione di boschi e coste. Si trova un punto proficuo, lo si distrugge a colpi di cemento, e via, verso nuove sponde. Ecco, credo che tutti dobbiamo stare molto attenti: noi scrittori a scrivere al meglio delle nostre possibilità, gli editori a selezionare e proporre bene, i giornalisti a non improvvisarsi ‘esperti’ di cose che fino a due giorni prima disprezzavano. Andiamoci piano che magari qualcosa di bello nasce davvero.

Quando ad Asengard: non lo so. È un’idea che è venuta ad alcune persone, con grande passione per il fantastico e grande voglia di fare, di agire. Più di questo, non saprei dire. Chiedersi da dove vengano le idee è difficile, no?

Che cosa hai pensato sul momento, appena ti è arrivata la proposta per questa antologia-romanzo? E come hai vissuto la stesura del tuo racconto per Sanctuary? Che aspettative? Che dubbi?

Ho pensato che avrei fatto del mio meglio per scrivere un buon racconto. Quando scrivo, le mie aspettative e i miei dubbi hanno a che fare con quello che scrivo, e con i lettori. Sono un artigiano, devo fare un buon prodotto  – questo è tutto quello che conta.

In Sanctuary, tematiche importanti si possono rintracciare in tutti i racconti contenuti nella raccolta. Messaggi di speranza o moniti inquietanti. Quanto la “fiction” della tua storia si avvicina alla realtà che possiamo toccare con mano? O meglio, quanti spunti reali ci sono in essa?

Rivendico la totale assenza di tematiche importanti nella mia storia – almeno, importanti in

Pan, di Francesco Dimitri
Pan, di Francesco Dimitri

senso sociale. A ben pensarci forse c’è una riflessione sulla potenza dell’atto di raccontare in sé, ma io stesso ce l’ho vista dopo. Quando scrivo, lo faccio per raccontare storie. Punto. Chi cerca spunti reali, di solito pretende di sapere meglio dei suoi lettori cosa sia reale e cosa no, cosa importante, cosa giusto. La cosiddetta Realtà è ideologia, la forma definitiva di dominio e controllo. E io sono relativista, anarchico e disordinato.

Sappiamo che  tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

Una risposta sincera? L’elite culturale non mi interessa: non mi interessa chi legge per lavoro. Io scrivo per chi legge per piacere. A ogni modo, servirebbe un intero saggio per individuare i motivi per cui i ‘colti’ sottovalutano il fantastico. Ci sono cause storiche non banali, ma semplificando molto, al momento credo ci siano due motivi principali. Uno è che il 99% dei colti, e qualcuno di più, non vale un cazzo: queste persone subafittano il loro pensiero molto più di quanto lo faccia quello che considerano il ‘popolo bue’. Non valgono un cazzo e il fantastico, quando è bello, è un genere difficile, che destabilizza le fondamenta stesse del tuo mondo. Questi auto-eletti colti non sono capaci di grokkare che significa – io non ho nessuna stima di loro e non voglio la loro stima. Che non mi leggano: sopravviverò. L’altro motivo è diametralmente opposto: tanto fantastico è bruttino, e se per noi appassionati leggere libri brutti fa parte del gioco, un pubblico nuovo può esserne disorientato. È il discorso che faceva Stephen King sull’horror: devi leggere un sacco di porcherie per trovare una perla, ma quando la trovi, è una perla meravigliosa.

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

Sto lavorando a un libro ispirato a Alice nel Paese delle Meraviglie. È molto nero e molto strano, ed è un lavoro che mi porto dietro da otto anni. È arrivato il momento di finirlo, direi. Per altri racconti, poi: a occhi chiusi. Quando si tratta di scrivere, tempo permettendo, io accetto sempre. Come il sesso, il cibo e i boschi, è uno dei grandi piaceri della vita.

Francesco Falconi:

Sanctuary, citando l’introduzione di Alan D. Altieri, «un’opera sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata», ha unito per la prima volta un gran numero di autori fantasy e fantastici italiani. Per quale motivo, secondo te, questo è avvenuto proprio ora? Un’evoluzione del genere? L’aprirsi di nuovi scenari fantasy e fantastici? E perché la spinta, sempre secondo te, non è partita da una delle case editrici storiche italiane?
L'autore Francesco Falconi
L'autore Francesco Falconi

Probabilmente, i vari autori dell’antologia hanno creduto nel progetto Sanctuary e su come era stato concepito. Come me, hanno colto l’occasione per uscire dai propri cliché e tentare una nuova strada. Non scordiamo infine che Sanctuary è devoluto in beneficenza, un altro motivo più che valido per partecipare.

Le case editrici storiche italiane hanno in passato promosso antologie di vario genere, nessuna tuttavia con uno stampo prettamente urban. I motivi possono essere i più disparati. Senza dubbio le antologie sono pericolose a livello di vendite, dati alla mano, e meno commerciabili rispetto ai romanzi.

Che cosa hai pensato sul momento, appena ti è arrivata la proposta per questa antologia-romanzo? E come hai vissuto la stesura del tuo racconto per Sanctuary? Che aspettative? Che dubbi?

Che era una sfida interessante, perché non mi ero mai cimentato nella stesura di un racconto. Così, ho colto l’occasione per creare Anobium, creando qualcosa che fosse molto lontano da Estasia e Prodigium, Ho utilizzato la prima persona e non l’avevo mai fatto in passato. Insomma, volevo sperimentare.

Ho affrontato la scrittura divertendomi dall’inizio alla fine. In tutta sincerità, non avevo né aspettative, né dubbi. Lo scopo del racconto è quello di far sorridere, sfruttando una dark lady sopra le righe, infilando qua e là delle citazioni da canzoni e opere famose.

In Sanctuary, tematiche importanti si possono rintracciare in tutti i racconti contenuti nella raccolta. Messaggi di speranza o moniti inquietanti. Quanto la “fiction” della tua storia si avvicina alla realtà che possiamo toccare con mano? O meglio, quanti spunti reali ci sono in essa?

Oddio, decisamente nulla. Nessuna Roxanne nella mia vita. Almeno fino a oggi, s’intende…

Estasia – Nemesi (Armando Curcio Editore, 2009), il nuovo romanzo di Francesco Falconi
Estasia – Nemesi (Armando Curcio Editore, 2009), il nuovo romanzo di Francesco Falconi
Sappiamo che  tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

Alcuni lettori ritengono che il fantastico sia un genere avulso dalla realtà e quasi sempre riconducibile a elfi, fate e draghe. Ergo, roba per bambini. E’ un luogo comune piuttosto diffuso, che deriva semplicemente dall’ignoranza.

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

Dipende. Se Sanctuary II dovesse essere un clone del precedente senza alcun elemento innovativo, credo proprio di no. Non avrei stimoli, la trama base di Sanctuary è stata fin troppo sviscerata. Il racconto mi dà la possibilità di sperimentare, preferirei quindi affrontare nuove sfide, magari su altri sottogeneri del fantastico. New weird, per esempio? Perché no.

Fabrizio Furchì:

Sanctuary, citando l’introduzione di Alan D. Altieri, «un’opera sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata», ha unito per la prima volta un gran numero di autori fantasy e fantastici italiani. Per quale motivo, secondo te, questo è avvenuto proprio ora? Un’evoluzione del genere? L’aprirsi di nuovi scenari fantasy e fantastici? E perché la spinta, sempre secondo te, non è partita da una delle case editrici storiche italiane?
Fabrizio Furchì
Fabrizio Furchì

Negli ultimi anni il fantasy italiano si è sviluppato in modo irruento e veloce, cercando una struttura e una sorta di “consapevolezza” nei canoni più classici. Ma il vento sta cambiando. Sottogeneri come l’urban fantasy e l’elf punk si diffonderanno sempre di più anche tra gli autori italiani. Sanctuary rende ormai ufficiale l’affermarsi di questo nuovo orizzonte creativo.

Inoltre, l’antologia ha permesso agli autori di incontrarsi e confrontare i propri immaginari. Da qui può nascere una “rete”, un’identità comune che può portare a progetti nuovi.

Sulla questione delle case editrici storiche riassumerei con la famosa frase: “Hollywood non fa mai nulla che non sia già stato fatto”. In realtà non è sempre così: si sperimenta anche nel mainstream. Ma sono le case editrici più giovani che hanno nella sperimentazione la loro maggiore forza. Non mi stupisco, quindi, che Sanctuary sia nato in questo ambito.

Che cosa hai pensato sul momento, appena ti è stato comunicato che avresti fatto parte di questa antologia-romanzo? E come hai vissuto la stesura del tuo racconto per Sanctuary? Che aspettative? Che dubbi?

La vittoria del concorso è stata una grossa, grossa sorpresa. Devo dire che le dinamiche della narrazione mi hanno sempre coinvolto, anche se legate maggiormente ai fumetti. Con Mirror Blues il mio obiettivo principale è stato quello dare una struttura solida al tornado di idee che avevo in testa. Il mio percorso universitario in questo caso è stato particolarmente utile: ho traslato il mio metodo di progetto dal design al racconto. Ammetto di essermi divertito parecchio…

In Sanctuary, tematiche importanti si possono rintracciare in tutti i racconti contenuti nella raccolta. Messaggi di speranza o moniti inquietanti. Quanto la “fiction” della tua storia si avvicina alla realtà che possiamo toccare con mano? O meglio, quanti spunti reali ci sono in essa?

Il blues è il leit motive che fa da filo conduttore a quasi tutti i miei riferimenti.

Il protagonista è ispirato alla figura di Robert Johnson, chitarrista leggendario e vero archetipo dei musicisti maledetti, come Janis Joplin e Jim Morrison. Johnson è uno dei maggiori esponenti del Delta Blues, che si suonava alla foce del Missisipi negli anni ’30. New Orleans si trova proprio in quella regione e ha fatto da sfondo per la mia Ville Rouge.  Mi ha colpito come  quella città, piena di esoticità ed etnie, sia stata sfigurata orribilmente dall’uragano Katrina.

Posso continuare: il Delta Blues ha influenzato tantissimo quello suonato a Chicago, la città in cui hanno girato gli ultimi film di Batman. E Gotham City è uno dei maggiori riferimenti alla base di Sanctuary. Alla fine, grazie al blues, tutto torna…

Sappiamo che  tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

Ma è davvero così importante essere considerati dall’elite culturale? Per carità, fanno degli aperitivi sontuosi, ma se la tirano tantissimo!

Comunque, prendendo sul serio la domanda, io credo che si tratti di un circolo vizioso. Ne fanno parte tutti gli attori che hai elencato e altri ancora, tra cui – paradossalmente – anche gli scrittori.

Il fantasy è un genere molto codificato, costruito spesso intorno alle aspettative del

Da siistra, Francesco Falconi, Luca Tarenzi e Fabrizio Furchì alla Fiera del LIbro di Torino '09.
Da siistra, Francesco Falconi, Luca Tarenzi e Fabrizio Furchì alla Fiera del LIbro di Torino '09.

pubblico. Maggiori sono le aspettative a cui aderire, maggiori sono le possibilità che il genere si appiattisca, riducendo le potenzialità culturali. Per uscire dal cerchio è necessario che gli scrittori si spingano verso nuove mete, senza produrre solo il proprio “prolungamento” tolkeniano. Gli editori, da parte loro, devono avere l’occhio per riconoscere le idee decostruttive e iconoclaste che possano dare nuova linfa al genere.

Poi c’è la percezione del pubblico. Non parlo solo dei lettori assodati di fantasy, ma di tutti i lettori potenziali che non si sono ancora avvicinati, magari per pregiudizio. E qui i media contano tanto. Finché la comunicazione di massa tratterà il fantasy come letture per bambini piccoli o troppo cresciuti, il genere ne risentirà a priori. Tuttavia io credo che, col tempo, ci saranno sempre nuove “talpe” appassionate, che porteranno la cultura del fantasy nei luoghi ancora incontaminati. Compresi gli aperitivi dell’elite culturale…

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

Mmm… avrei giusto tre buoni concept per tre nuovi racconti su Sanctuary!

Comunque ho altri progetti che vorrei portare avanti, in primo luogo la tesi: sto lavorando da secoli a un web comic sulla sostenibilità ambientale e vorrei davvero vederlo finito.