Sappiamo che  tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

Penso che uno degli errori di fondo sia vedere il fantastico come fuga, ed indubbiamente in

parte lo è, e non come metafora del mondo moderno. Da parte mia ho sempre difeso l'aspetto del “piacere” della lettura, rispetto a quello della necessità di imparare. Senza dubbio il fantasy si trova in un territorio delicato, a metà tra la fiaba della fanciullezza e la possibilità di creare mondi che poco o nulla hanno di infantile. La tentazione di affidarsi a dei saldi stereotipi per attirare un pubblico giovanile che cerca avventure di spade e magia senza dubbio esiste, ma poi generalizzare questo stilema sino a condannare l'intero genere è un diverso tipo di superficialità, forse più grave, se sfoggiata da chi pretende di saperne più degli altri.

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

In questo momento sono completamente immersa nella saga degli assassini della Duplice Luna, per quello che riguarda il fantasy. Conto di mandare a giorni il testo all'editore dopo le ultime correzioni, e sono piuttosto elettrizzata all'idea di questo “secondo volume”, dato che fin ora mi ero sempre cimentata in opere singole. Nel frattempo continuo a scrivere i capitoli successivi della saga, e quindi è come se questo mondo in particolare mi avesse davvero risucchiata. Ho altre idee, ma è presto per parlarne, dato che sono solo brandelli nebulosi e vaghi che si agitano nella mia testa. Quanto al nuovo racconto per Sanctuary, in realtà ho già accettato.

Antonia Romagnoli:

Sanctuary, citando l’introduzione di Alan D. Altieri, «un’opera sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata», ha unito per la prima volta un gran numero di autori fantasy e fantastici italiani. Per quale motivo, secondo te, questo è avvenuto proprio ora? Un’evoluzione del genere? L’aprirsi di nuovi scenari fantasy e fantastici? E perché la spinta, sempre secondo te, non è partita da una delle case editrici storiche italiane?
L'autrice
L'autrice

L’impressione è che per la prima volta in Italia si siano create le condizioni per costruire un’opera simile. Ci sono molti autori che si stanno cimentando nel genere fantastico, ci sono lettori sempre più attenti agli sviluppi di casa nostra, ci sono editori disposti a rischiare con libri fuori dagli schemi. Forse non a caso un’antologia di questo tipo è nata presso una casa editrice giovane, alla ricerca di un suo spazio e di una sua dimensione. Credo che ci sia più voglia di mettersi alla prova, più spirito d’avventura.

Che cosa hai pensato sul momento, appena ti è arrivata la proposta per questa antologia-romanzo? E come hai vissuto la stesura del tuo racconto per Sanctuary? Che aspettative? Che dubbi?

Sono rimasta spiazzata. I timori erano tanti, soprattutto perché conoscevo i nomi degli altri autori. Mi sono sentita e mi sento terribilmente in imbarazzo. I dubbi sono stati tanti, sono ancora tanti. Le aspettative? Spero che l’antologia riesca a raggiungere l’obiettivo prefissato, portare fondi all’ABIO. E che il mio racconto non sia un deterrente per i lettori.

In Sanctuary, tematiche importanti si possono rintracciare in tutti i racconti contenuti nella raccolta. Messaggi di speranza o moniti inquietanti. Quanto la “fiction” della tua storia si avvicina alla realtà che possiamo toccare con mano? O meglio, quanti spunti reali ci sono in essa?

L’idea da cui è nato Redenzione è forse un po’ fuori dalle righe. Ho costruito la storia trasponendo in chiave gotica la conversione di San Paolo. Teamu è il diverso che perseguita i diversi, finché non impara a guardare dentro di sé grazie a un’illuminazione. Di attuale c’è tutta la ferocia dell’uomo, capace di diventare una belva. Non è necessario leggere un libro di storia o un telegiornale. Basta fare la fila al supermercato per capire chi siamo.

Sappiamo che  tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

Pochi giorni fa mi è capitato di parlare con una conoscente. Le ho detto che scrivo fantasy. Mi ha chiesto se intendevo dire libri per bambini. Penso che al di fuori degli estimatori del genere ci sia ancora poca conoscenza del fantastico destinato a un pubblico adulto.

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

In questo periodo ho vari progetti in cantiere: sto studiando storia medievale per un’idea in bozza  e ho in stesura un romanzo rosa breve (l’estate aiuta!). Per ora niente revisioni al terzo volume della saga, in attesa di notizie dalla casa editrice. In pratica vivo alla giornata, senza fare previsioni.

Grazie a te e un saluto a tutti i lettori!!!

Luca Tarenzi:

Sanctuary, citando l’introduzione di Alan D. Altieri, «un’opera sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata», ha unito per la prima volta un gran numero di autori fantasy e fantastici italiani. Per quale motivo, secondo te, questo è avvenuto proprio ora? Un’evoluzione del genere? L’aprirsi di nuovi scenari fantasy e fantastici? E perché la spinta, sempre secondo te, non è partita da una delle case editrici storiche italiane?
Luca Tarenzi
Luca Tarenzi

Evoluzione non direi proprio, l’urban fantasy esiste da trent’anni nel mondo anglosassone. Semmai il sospirato arrivo (ma è arrivato davvero?) di un gusto nuovo in un Paese (il nostro) ancora “ossessionato” da elfi, nani ed eroine in armatura. Quanto alla casa editrice, sono sempre stato convinto che quelle piccole spesso abbiano più voglia di rischiare e di affrontare il nuovo rispetto ai mastodonti dell’editoria. E chi non risica non rosica.

Che cosa hai pensato sul momento, appena ti è arrivata la proposta per questa antologia-romanzo? E come hai vissuto la stesura del tuo racconto per Sanctuary? Che aspettative? Che dubbi?

Quando Luca mi ha scritto illustrandomi il progetto ho pensato: “Che idea divertente!” Ci ho rimuginato per un po’ e sono venuti fuori tre spunti, molto diversi tra loro ma tutti fondamentalmente ironici. Ho scelto quello che mi è parso più in tema col setting: il crociato moderno e l’angelo punk. Il racconto l’ho steso in un paio di sere d’estate ed è stato un lavoro piuttosto spassoso; poi l’ho fatto esaminare da mia moglie (critica implacabile) e da un amico espertissimo di punk (il dedicatario). Ho atteso per mesi l’antologia finita, e con grande curiosità, perché non riuscivo davvero a immaginare cosa si sarebbero inventati i miei colleghi.

In Sanctuary, tematiche importanti si possono rintracciare in tutti i racconti contenuti nella raccolta. Messaggi di speranza o moniti inquietanti. Quanto la “fiction” della tua storia si avvicina alla realtà che possiamo toccare con mano? O meglio, quanti spunti reali ci sono in essa?

Tutti i dettagli punk, dagli abbigliamenti alle citazioni, sono presi di peso dalla realtà: ho tratteggiato solo persone che ho visto coi miei occhi o che mi sono state descritte, persino quelle più inverosimili. Tra le pagine ha trovato posto anche una dozzina di citazioni patchwork: da Conan il Barbaro ai Miti di Cthulhu, dall’esoterismo rinascimentale al telefilm Supernatural, di cui sono appassionatissimo. Sul fronte delle tematiche, il mio è un racconto assolutamente leggero, che ha il solo obiettivo di far sorridere e non veicola alcun profondo messaggio, se non forse l’intramontabile “Fate l’amore, non la guerra!”

Pentar – Il patto degli Dèi, romanzo urban-fantasy di Luca Tarenzi
Pentar – Il patto degli Dèi, romanzo urban-fantasy di Luca Tarenzi
Sappiamo che tutto ciò che è “fantastico”, Urban Fantasy compreso, viene visto come un genere piuttosto leggero e sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale?

A essere sincero questo problema io non l’ho mai vissuto in prima persona, magari solo perché sono sempre stato circondato di appassionati del fantastico in tutte le sue forme, sia in famiglia che negli ambienti che ho frequentato. E poi è innegabile che anche presso il grande pubblico le cose stanno cambiando. Forse sono persino già cambiate.

Ultima domanda, ringraziandoti per la chiacchierata e augurandoci possano essercene molte altre a seguire, a cosa stai lavorando attualmente? E, se ti venisse proposto di scrivere un nuovo racconto per Sanctuary, accetteresti?

In questi giorni sono alle battute finali di un nuovo romanzo, che uscirà in autunno: un urban fantasy ambientato in Italia, che parlerà di liceali, sogni, divinità preistoriche e lunghe notti bianche (un po’ macchiate di rosso). Nel caso di un Sanctuary II sarei subito in prima linea: dopotutto ho ancora due spunti inutilizzati!