Maric è il giovane erede del trono di Ferelden.  In realtà il regno di Maric è solo virtuale perché la sua terra da parecchi anni è stata usurpata dagli Orlesiani, una casata che ha ucciso il padre di Maric qualche anno prima, ottenuto i favori della nobiltà e del clero di Ferelden e costretto alla macchia la Regina, il giovane principe e un pugno di fedeli, che per anni hanno sventato gli innumerevoli tentativi di ucciderli dei loro nemici.

Ma la fortuna non dura per sempre. All'inizio della vicenda David Gaider ci catapulta nel pieno dell'azione. La Regina Ribelle è stata appena uccisa davanti agli occhi di Maric e il giovane fugge disperatamente per salvarsi la vita. Salvo impiegarci un capitolo solo per rifugiarsi dietro a un cespuglio. Ci aspettiamo un ritmo incalzante ma non è così. Descrizioni ampollose e ridondanti rendono già dal primo capitolo la lettura una sofferenza.

Chi riesce a pazientare e proseguire nell'impresa scoprirà che il nostro "eroe predestinato alla grandezza" farà tutti gli incontri che sono necessari da copione, prima con un gruppo di presunti banditi, poi rivelatisi amici, dove farà "inimicizia" con Loghain, un giovane anch'egli segnato da una tragedia collegata alla dominazione Orlesiana. Sperare che una volta tanto l'inimicizia rimanga tale è chiedere un guizzo di originalità che non è consono a un prodotto su licenza, tratto da un popolare videogioco, per cui non credo di fare alcuno spoiler se vi dico che i due diventeranno amici nel prosieguo della storia, durante la quale si ricongiungeranno alle truppe ribelli. Al duo si affiancheranno due personaggi femminili, Rowan la promessa sposa del futuro Re, e l'elfa Katriel.

Di battaglia in battaglia, ma avanti piano senza fretta, il quartetto di eroi andrà incontro al proprio destino.

Se stereotipati e senza originalità sono i personaggi principali, di cartone sono praticamente i nemici, il Re usurpatore Meghren, il mago Severan e la Madre Bronach, alto esponente della Cappellania, il clero religioso traditore della propria patria.

Un guizzo nella trama si ha pressapoco verso la metà, quando in un solo capitolo assistiamo allo scorrere di tre anni di vicende. Dopo questo punto di svolta la vicenda vola lentamente verso lo scioglimento degli intrecci.

Forse un bel riassunto, invece di 410 pagine di ridondanze sarebbe stato gradito.

Una delle cose che più urta il lettore è quando le cose vengono spiegate più volte sia dal narratore che dai personaggi nel dialogo.

Nella battaglia del capitolo quinto per esempio, dove viene già spiegato che i nostri eroi sono in inferiorità numerica, e va bene. Ma poi il narratore tiene a precisare almeno un altro paio di volte che i nemici sono superiori al previsto, e poi lo fa ancora ripetere ad alcuni personaggi in un dialogo.

Di considerazioni sul fatto che gli eroi sono in numero inferiore ai loro nemici lo stesso capitolo è pieno. Irritante.

Ridicolmente drammatiche sono le sequenze dove i protagonisti, in puro stile videogioco, guariscono da gravi ferite da una pagina all'altra. Talvolta poi le azioni intraprese dagli stessi sembrano prendere direzioni opposte a quelle enunciate nella pagina precedente.

Se mi fossi fermato alla prima metà avrei buttato il romanzo nel camino. Ma l'obbligo morale di finirlo per una recensione completa mi ha portato comunque, dopo il citato capitolo che riassume tre anni di vicende, a un rush finale dove sembrano meno presenti le ridondanze. Anche se di veri colpi di scena neanche l'ombra.

Chi sembrava essere il traditore, si è rivelato tale. E ogni personaggio si è incasellato nel suo destino senza sorprese. Con tanti sbadigli.

Allora, chi ha scritto questo romanzo? Il signor Gaider o un gruppo di ghost writer, dei quali Gaider è il coordinatore?

Detto francamente non trovo esecrabile il fatto che un prodotto su licenza possa essere stato scritto con questa tecnica "industriale", a patto che sia divertente, e che la curatela di un responsabile porti a limare le differenze stilistiche dei vari capitoli e a realizzare un prodotto la cui struttura narrativa sia oggettivamente ben costruita, con un vero editing, attento alle ridodanze e alle incongruenze.

E invece no, controllo di coerenza zero. Il prodotto soddisfa solo l'ansia di collezionismo dei giocatori del videogioco omonimo, ma non dona alcun piacere nella lettura. Se non gli assegno una stella è perché la seconda parte è narrativamente più solida e meno stilisticamente barocca della prima, pur presentando alcune lacune, ed è tutto sommato scorrevole. Ma facendo una media arriviamo a un prodotto che non raggiunge la sufficienza.