Harper Connelly è una giovane sensitiva. Gira per gli Stati Uniti con il fratello Tolliver sfruttando il suo potere per vivere. Il suo potere sembra un dono, ma in realtà è una maledizione. E' in grado di trovare i morti. Non solo, è in grado di capire di cosa sono morti, anche se non è in grado di sapere, nel caso di assassinio, chi li abbia uccisi.

I "clienti", i parenti dei morti, hanno nei confronti di Harper un atteggiamento ambivalente. Quando Harper trova i cadaveri degli scomparsi per esempio, non riceve quasi mai gratitudine, compenso a parte.

Di solito le rivelazioni aprono più ferite di quante ne avrebbero dovute chiudere.

Non fa eccezione questa vicenda, nella quale Harper si trova nella cittadina di Sarne, circondata dalle foreste dell'altopiano delle Ozark, nel Missouri, Stati Uniti. Il suo scopo è ritrovare la giovane scomparsa Teenie.

Dal successo della sua missione si apre un vaso di pandora di rivelazioni, inganni e segreti nella migliore tradizione del racconto seriale, che da Peyton Place a Twin Peaks ha una lunga tradizione negli Stati Uniti, tradizione derivata dal feuilleton francese.

Come una mestierante sapiente Charlaine Harris, che il pubblico italiano conosce per il ciclo dei romanzi vampirici di Sookie Stackhouse, costruisce un buon prodotto di evasione, che miscela colpi di scena, delitti, passioni, sesso nelle proporzioni adeguate realizzando un prodotto il cui scopo principale è fuggire dalla noia.

Scopo pienamente riuscito. I personaggi principali sono ben delineati, ma non mancano interessanti momenti con i personaggi secondari ed è persino efficace la caratterizzazione dei "generici" o delle comparse e dei cameo.

Per farmi comprendere meglio. L'efficacia del dialogo è tale che anche i personaggi ai quali la Harris fa pronunciare una o due battute, sembrano balzarci davanti e parlare davanti a noi, vivi e desiderosi di andare oltre il loro ruolo. Come un giudice di una corte per esempio, che nei telefilm o al cinema vediamo molte volte interpretato da una star di passaggio o da qualche efficace caratterista. L'effetto è insolito per un prodotto librario, nel quale l'eccesso di caratterizzazione dei comprimari rischia di distrarre. Ma qui la Harris non divaga per capitoli sulle storie personali dei suoi personaggi, se non quando serve alla trama. No. Le bastano anche poche battute per dare il giusto spessore e riuscire nel massimo dell'intento narrativo.

Il progetto non ha l'ambizione del già citato Twin Peaks, che mi è saltato più volte alla mente durante la lettura. Non si propone di stravolgere canoni stilistici e narrativi per esempio, ma di proporre una narrazione che abbia basi solide, un linguaggio scorrevole, un degno incipit, un intreccio corposo ma non arzigogolato, un buon finale, con il dipanarsi degli intrecci narrativi senza salti logici o deus ex machina di comodo.

Se volete rinfrescarvi la mente, tra una lettura ponderosa e l'altra, questo volume fa al caso vostro.