Le considerazioni che seguono riguardo la possibilità di un remake in tempi relativamente brevi della Trilogia di Peter Jackson, prendono lo spunto dalla lettura di un articolo apparso su Tech Central Station, nel quale l’autore si dichiara convinto del fatto che, entro una ventina d’anni, i giovanissimi di oggi che si sono esaltati con la versione jacksoniana de Il Signore degli Anelli potrebbero vederne un rifacimento.

E’ molto di moda rielaborare i vecchi successi: esemplare è il caso di Non Aprite Quella Porta che, a trent’anni di distanza, sembra avere accontentato sia i neofiti che i cultori dell’originale e così è capitato alla maggior parte dei grandi film che hanno fatto la storia del cinema, quello con la maiuscola.

Molti hanno avuto la buona o, più spesso, la cattiva sorte di un rifacimento; altri come Il Padrino o Via col Vento e anche Guerre Stellari non hanno goduto di questo discutibile privilegio. E se nessun regista ha mai osato rimettere le mani su opere cinematografiche come quelle citate, perché dovrebbe metterle su Il Signore degli Anelli?

A livello di recitazione nessun attore con un minimo di umiltà oserebbe riportare sulle scene il personaggio di Vito Corleone, tanto intimamente connesso alla figura e alla performance di Marlon Brando; tanto per fare un altro esempio, due famosissimi attori (Rod Taylor nel 1966 e Kris Kristofferson nel 1994) che si sono confrontati con il ruolo di Ringo Kid (interpretato da John Wayne nel 1939) nei due remake di Ombre Rosse ne sono usciti con le ossa rotte.

Al contrario, nella versione cinematografica de Il Signore degli Anelli nessun attore, pur perfettamente aderente al personaggio, è riuscito a infondervi la propria personalità fino al punto di identificarsi con esso. Escluso Gollum, ovviamente, la migliore interpretazione è senz’altro quella di Ian McKellen nei panni di Gandalf, eppure quanti altri attori avrebbero potuto recitare onorevolmente nello stesso ruolo? Sean Connery oppure Richard Harris o Peter O'Toole... La lista potrebbe andare avanti per un bel pezzo.

Mago Gandalf
Mago Gandalf

I personaggi principali de Il Signore degli Anelli sono così intimamente intrecciati nel contesto del libro e così indelebilmente scolpiti nella mente degli appassionati – dopo anni di lettura e rilettura del romanzo – che le performance degli attori principali nella Trilogia di Peter Jackson sono soltanto riuscite a interpretarli senza caratterizzarli. Inoltre Jackson ha posto l’accento più sull’intreccio che sulle caratterizzazioni permettendo agli eventuali attori futuri di lasciare la propria impronta sui personaggi, cosa non possibile in altri remake. Guerre Stellari è uno di quei film che sarebbe possibile rifare, ma la sua storia potrebbe essere solo rinarrata, non reimmaginata. Cinematograficamente parlando non c’è tanto da dire oltre a quanto raccontato da George Lucas. Guerre Stellari non ha temi sui quali meditare né sfumature da esplorare e un altro regista non avrebbe spazio per realizzare una diversa versione. Un remake potrebbe solo imitare l’originale che, a sua volta, trae la sua ispirazione dal film la Fortezza Nascosta di Akira Kurosawa. I due film in questione, quello del Tenno e quello di Lucas sono godibili al di là della loro presunta interdipendenza. Un cinefilo accetterebbe il “gioco” apprezzandoli tutti e due.

Un remake de Il Signore degli Anelli potrebbe essere arte. I romanzi di J.R.R. Tolkien spaziano tra tante di quelle tematiche, motivi e sviluppi della trama che un altro regista avrebbe l’agio di esplorarli in cento modi diversi da quello scelto da Jackson.

Il malinconico senso di perdita che permea ogni pagina del romanzo, la consapevolezza dei personaggi che il mondo che loro conoscono sta svanendo (persino la vittoria non impedirà alle grandi navi di salpare verso l’Ovest), gli eroi che combattono non tanto per il loro mondo morente ma per quello che dovrà venire sono temi solo sfiorati da Jackson; un regista diverso potrebbe invece metterli al centro della narrazione cambiando completamente la Trilogia.

Oppure si potrebbe immaginare un film narrato dal punto di vista degli Hobbit, più sereno, allegro e fanciullesco o, finalmente, si potrebbe rendere giustizia ai personaggi dimenticati come Tom Bombadil o alle parti saltate a piè pari come Il Ritorno alla Contea o a quelle scene, realizzate in modo tanto diverso da come ce le eravamo immaginate, per esempio il Concilio di Elrond, spogliato della sua regalità.

Queste, secondo l’autore dell’articolo americano, le ragioni per cui sarebbe possibile, anzi auspicabile un remake del film di Jackson.

Le considerazioni su esposte, per nobilissime che siano, partono da un punto di vista “romantico” e tralasciano quindi l’equazione “Il Signore degli Anelli = Gallina dalle Uova d’Oro” che è da sempre il motore di Hollywood.

Jackson è riuscito pienamente laddove Ralph Bakshi aveva fallito, quindi un altro regista dovrebbe proporre una versione che incassi molto più di quella attuale.

Ci sarà mai un regista in grado di rivolgersi a qualche grande major con un progetto che gli garantisca un risultato finanziario superiore a quello ottenuto fin qui?

Qualsiasi sceneggiatore potrebbe sentirsi autorizzato a presentare la sua personale riduzione a soggetto del libro più o anche meno fedele, ma dovrebbe comunque scontrasi col concetto che ormai vede soprattutto la spettacolarizzazione e lo sfruttamento globale; dietro un qualsiasi film quello che conta oggi è il merchandising e i concetti “filosofici” non si vendono bene come i soldatini o i videogiochi.