Non è dato sapere, in realtà, quale sia la punizione, perché il testo che ci è rimasto è frammentario e molte parti, essenziali per la comprensione, mancano: sembra però di poter capire che i Giganti dovranno morire, anche se non è detto che si tratti di un conflitto interno, come accade nel Libro dei Giubilei, o di una conseguenza del diluvio: al termine delle loro vite, però, anche secondo questa tradizione, le anime dei Giganti morti continueranno a esistere come spiriti malvagi. Quello che è certo, infatti, è che le anime stesse dei giganti sono corrotte e intimamente malvagie, perché sono esito di un’unione riprovevole: per questo, anche in seguito alla distruzione della parte corporea della loro esistenza, continueranno a portare danno agli esseri umani, in quello che appare il loro supremo desiderio.

A differenza dei Giganti che non hanno, dunque, alcuna speranza di redenzione, gli angeli caduti, compreso lo stesso capo dei Vigilanti Semeyaza, possono accedere al perdono tramite il pentimento: proprio questa possibilità, negata con forza dagli altri libri enochiani, potrebbe essere la causa della sostituzione del Libro dei Giganti con il Libro delle Parabole. L’idea che i demoni stessi possano pentirsi, probabilmente, appariva troppo rivoluzionaria per essere ammissibile: il male è male e deve rimanere confinato, per l’eternità, all’inferno. La colpa degli angeli caduti è l’aver rinunciato alla loro natura spirituale per mischiarsi con ciò che è corporeo e questa commistione sconvolge l’ordine naturale delle cose.

Proprio qui, in fondo, sta il nocciolo delle differenze tra le varie parti che compongono la tradizione degli angeli caduti: ciò che rende una versione della storia diversa dalle altre è, soprattutto, l’idea del Male che vi sta dietro. Nel Libro dei Giubilei, il principio del Male è un angelo caduto che vaga ancora per la terra e potrebbe continuare a nuocere, con, però, l’autorizzazione di Dio, in una sorta di collaborazione tra Dio e il diavolo.3 Nel Libro dei Giganti, gli angeli hanno generato il male, ma non sono necessariamente essi stessi il male, perché provengono da Dio e a Dio possono tornare. Nel Libro dei Vigilanti, il Male ha origine dai vigilanti caduti, che però sono imprigionati e non più in grado di nuocere: il principio del male è dunque, rispetto all’uomo, molto lontano nel tempo e per sempre imprigionato, e ha influenzato l’uomo per il solo fatto di aver reso impura la natura. Nel Libro delle Parabole, gli angeli caduti sono invece attivi e pronti a colpire l’uomo: solo in un futuro non specificato saranno condannati.

La leggenda dei Vigilanti vuole svelare le origini del Male ed è sempre stata utilizzata a questo scopo, fino ai Padri della Chiesa; ma la vicinanza tra alcune dottrine del Libro di Enoch e lo gnosticismo avrebbe indotto a ritenere questo libro pericoloso e quindi a scartarlo, nonostante la sua antichità, dal canone dei libri biblici. Solo la traduzione in etiopico (ge’ez) ci ha permesso di conoscere integralmente il testo, perché per la chiesa etiopica il Primo Libro di Enoch è ancora oggi considerato come canonico, ma, è bene ricordarlo, anche in questo caso, come sempre inevitabilmente accade, il traduttore ha lasciato, nella sua opera, qualcosa di suo.

Note:

1 Sacchi 1990 p. 118.

2 Stuckenbruck 2003, p. 324.

3 Sacchi 1990, p. 107.

Bibliografia:

Apocrifi dellAntico Testamento, a cura di Paolo Sacchi, Torino, 2001.

Paolo Sacchi, “Il diavolo nelle tradizioni giudaiche del Secondo Tempio (500 A.C. – 100 D.C.), in LAutunno del Diavolo, a cura di E. Corsini e E. Costa, pp. 107-127, Torino, 1990

Liliana Rosso Ubigli, “Demòni ed esorcismi nel Giudaismo antico”, in LAutunno del Diavolo, op. cit., pp. 129- 142.

Loren T. Stuckenbruck, “Giant Myhtology and Demonology: From the Ancient Near East to the Dead Sea Scrolls”, in Die Dämonen/Demons: The Demonology of Israelite-Jewish and Early Christian Literature in Context of their Environment, Tübingen, 2003, pp. 318-338.

James C. Vanderkam, “The Demons in the Book of Jubilees”, in Die Dämonen/Demons, op. cit., pp. 339-364.

Ronald Hendel, “The Nephilim were on Earth: Genesis 6:1-4 and its ancient near eastern context”, in The Fall of the Angels, a cura di Christoph Auffarth e Loren T. Stuckenbruck, Leiden-Boston 2004, pp. 11-43.

Jan N. Bremmer, “Remember the Titans!” in The Fall of the Angels, op. cit., pp. 35-61.

Loren T. Stuckenbruck, “The Origins of Evil in Jewish Apocalyptic Tradition: the Interpretation of Genesis 6:1-4 in the Second and Third Centuries B.C.E., in The Fall of the Angels, op. cit., pp. 87-118.