Una domanda classica per farti meglio conoscere ai nostri lettori: puoi dirci “chi è”  Davide Simon Mazzoli? Sappiamo che sei nato a Milano, che  studi hai fatto, dove hai passato la tua infanzia e quali erano in gioventù i tuoi interessi?

Davide Simon Mazzoli è un sognatore. Fin da quando ero piccolo, le mie idee sono sempre state molto chiare: da grande avrei raccontato storie.

Ovviamente non è stato un percorso lineare e neppure semplice. Sono nato a Milano, cresciuto in Brianza e ho iniziato a scrivere all’età di otto anni; ricordo che il mio primo esperimento in assoluto è stato un fantasy che traeva spunto dall’universo della criptozoologia, passione che, con il passare degli anni, non si è mai esaurita (proprio oggi mi sono ritrovato a cercare nuovi video di avvistamenti di bigfoot su youtube). A dieci anni ho scoperto la regia: ho scritto e realizzato decine di cortometraggi con protagonisti i miei amici e i mostri che inventavo. Come ambientazione utilizzavo il mio giardino e alcune miniature di dinosauri che muovevo in stop-motion (una tecnica che avevo scoperto da solo). L’effetto finale era di grande impatto: giocando su false prospettive, riuscivo a creare scene nelle quali i miei amichetti fuggivano inseguiti da mandrie di lucertoloni inferociti. A diciassette anni ho invece girato il mio primo vero cortometraggio (www.onsetstudiollc.com/spacekillertrailer.html). Realizzato sempre in un giardino, intendiamoci, ma questa volta con effetti speciali più sofisticati. In questa nuova esperienza i dinosauri avevano lasciato il posto a Space Killer, un alieno mostruoso che, capitato in una foresta, trasformava il campeggio di un gruppo di amici in un vero e proprio incubo – tra le vittime una giovanissima Alice, oggi mia moglie.

Terminati gli studi, ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia: dapprima come ragazzo tuttofare, poi come scenografo, scultore e infine direttore artistico. Nel 2003 ho cominciato a lavorare anche per la Tv come autore di format televisivi per Mediaset, Mtv e Sky (www.onsetstudiollc.com/psyco.html), e con Fondazione Prada come direttore artistico (www.onsetstudiollc.com/art.html). In tutti questi anni non ho mai smesso di scrivere, e dai fantasy sono passato ai gialli. Nel 2004 sono arrivato finalista al premio Tedeschi e nel 2012 ho pubblicato Lo specchio del male con GeMS: un thriller nero che più nero non si può.

Ma il mondo della magia non mi ha mai abbandonato, anzi, è cresciuto e si è affinato. Infatti, proprio negli anni in cui mi dedicavo alle mie novelle oscure, dentro di me si faceva spazio Midendhil: un universo magico nato da un sogno fatto in una notte del 2004, che ho alimentato con sei anni di profondi studi.

Nelle tue letture, sia giovanili che attuali qual’è il romanzo che preferisce in assoluto? Un titolo o due.

Questa domanda è piuttosto complessa: è un po’ come scegliere un colore preferito. In realtà sono molti i romanzi che ho amato e che, a modo loro, mi hanno insegnato qualcosa. Tra i tanti devo nominare Il signore degli anelli del geniale Tolkien, la saga di Riftwar di Feist, ma anche il ciclo di Hannibal di Harris e le avventure di Hap & Leonard di Lansdale.

Oggi leggo di tutto, solitamente tre libri alla volta, tutti rigorosamente senza segnalibro, perché amo dover ricordare il numero della pagina di ognuno di loro. Le letture serali sono quelle di svago, mentre quelle diurne le lego più al lavoro. Non chiedermi la differenza perché, lo giuro, non saprei trovarla. Diciamo che dipende dal periodo, dalla musica che ascolto, dai film che guardo e dal gusto del tè che bevo.

Quando hai iniziato a lavorare per “l’azienda di famiglia”? Attualmente continui a lavorarci?

Ho iniziato da giovanissimo. In inverno studiavo e d’estate lavoravo. Mi sono fatto le ossa lanciandomi in avventure professionali incredibili e a volte spaventose. Ho fatto di tutto: dallo scenografo allo scultore, dal falegname al muratore, al giardiniere e via dicendo. Mio padre ha sempre cercato di forgiarmi senza alcun limite, buttandomi nella fossa dei leoni. Se non fossi riuscito a cavarmela sarebbe sicuramente intervenuto, ma io, orgoglioso come pochi, non ho mai chiesto aiuto e ho sempre risolto tutto da solo.

Considera che a vent’anni gestivo un cantiere molto complesso che apriva alle sette di mattina e chiudeva alla due di notte. Così per cinque lunghissimi mesi: una grande faticaccia, ma un’esperienza d’oro che mi ha reso forte e trasformato in quello che sono oggi.

A dire il vero non ho mai smesso di collaborare con mio padre: se prima seguivo i progetti come scenografo e uomo di cantiere, oggi invece mi occupo più dell’aspetto di progettazione, di scrittura e regia.

Sono inoltre molto felice del fatto che oggi, l’operazione principale della nostra azienda è proprio Midendhil e tutto lo sviluppo nel campo dei theme park che stiamo promuovendo a livello internazionale.