Tu sei anche un poeta, e in una poesia ogni parola è fondamentale per l’intera composizione. Quanto è importante trovare la parola giusta in un’opera lunga quanto un romanzo?
Un’ottima domanda – avrebbe bisogno di uno studio specifico! Parte di quella pazienza di cui ho parlato prima consiste nel prendersi il tempo per scrivere bene, parola dopo parola, frase dopo frase. È una parte dell’arte dello scrivere. Questo, come sai, è sempre stato importante per me: la scrittura è fondamentale.

Come dico sempre alcune persone leggono per la storia, altre per i personaggi, e altre ancora per il linguaggio e io penso che il mio lavoro – il nostro lavoro come scrittori – sia di provare a scrivere per tutti loro.

I tuoi romanzi finiscono spesso in modo positivo, con ampio spazio per la speranza, ma contengono anche sempre un elemento di tristezza. Per esempio c’è sempre un personaggio molto amato che non sopravvive e un generale sentimento di “cosa sarebbe potuto accadere se…” che rimane con il lettore. Si tratta di una scelta consapevole?

Il tono con cui finisce ciascun libro è il suo, determinato dalla natura della storia. Se pensi alle conclusioni della Rinascita di Shen Tai e di River of Stars in termini di larga scala e poi di vicende personali, vedrai che sono quasi l’uno l’opposto dell’altro! Io credo nella complessità, nelle sfumature, nella ricchezza della vita. Non voglio scrivere libri desolati e monodimensionali in cui “la vita è sempre orribile e tutti sono stupidi o malvagi”, né essere carinamente disonesto con libri da “tutti vissero felici e contenti”. Io sto cercando di dar forma, nel lettore, ad alcuni dei sentimenti e dei pensieri più grandi a cui la letteratura può aspirare.

Un’ultima cosa. Quando George R.R. Martin ha iniziato a uccidere i suoi personaggi, io non ho sofferto tanto quanto altri lettori perché ero già stata vaccinata da te e dalle tue decisioni nella Trilogia di Fionavar. Il tuo ultimo romanzo, River of Stars, non è stato tradotto in italiano e io non lo ho ancora letto. Hai intenzione di spezzarmi il cuore un’altra volta?

“Vaccinata” è una parola divertente, mi ha fatto sorridere. Io non sono certo la prima persona ad aver esplorato il potere o l’impatto dell’uccidere un personaggio nella narrativa. Per me è fondamentale che queste perdite (e alcune perdite non sono morti ma separazioni) arrivino a importare per il lettore perché lui o lei è profondamente legato a questi personaggi. Voglio che i personaggi dei miei libri rimangano con il lettore, qualunque cosa gli accada. Ho detto molte volte che vorrei che i miei lettori restassero svegli fino alle tre di notte continuando a girare le pagine per la necessità di finire il libro, ma anche che continuassero a pensare al libro anche un anno dopo averlo letto.

Questo è tutto. Ti ringrazio ancora da parte dei nostri lettori e mia per il tempo che ci hai concesso e ti rinnovo i miei più sinceri complimenti per tutti i tuoi libri.

Si ringrazia per la traduzione Chiara Codecà