Nell’ultima pagina dell’Ombra della profezia George scrive che spera di pubblicare A Dance with Dragons (I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria, La danza dei draghi) nel giro di un anno. La sua profezia si rivela molto ottimista visto che per scrivere quel romanzo, in parte già pronto, di anni ne impiega ben sei. I motivi sono molteplici, e li analizzeremo in una sezione ricca di spoiler dei romanzi fino a ora pubblicati da Martin.

Uno dei problemi ha la sua base proprio nel metodo di scrittura “da giardiniere” di Martin. Un esempio di questo si più trovare in un capitolo del quale sappiamo ben poco, solo che narrava dell’incontro fra Tyrion e il lord velato. Il suo autore lo ha definito ben scritto ed evocativo, peccato che poi, dopo avergli dedicato un’imprecisata quantità di tempo, lo abbia buttato via perché quella scena lo avrebbe portato su una strada che – a capitolo ultimato – ha deciso di non voler percorrere. Quante volte è successa una cosa del genere? Martin non lo ha detto, ma se ha raccontato che ha imparato ad accantonare i capitoli che scarta senza cancellarli perché potrebbe cambiare idea di nuovo e volerli utilizzare, e che una cancellazione di quelle pagine lo costringerebbe a riscriverle, significa che la cosa deve essere accaduta più volte.

Un altro problema è legato alla molteplicità di punti di vista. Martin scrive consecutivamente diversi capitoli dedicati allo stesso personaggio e poi, quando gli sembra di aver portato abbastanza avanti la sua trama, si ferma e inizia a narrare le vicende di uno degli altri. Per immedesimarsi completamente in ciascun personaggio e ritrovare la giusta “voce” però gli servono alcuni giorni, perciò più volte passa da un personaggio all’altro maggiore è il tempo che gli serve per adattarsi, tempo in cui salva ben poco di ciò che scrive.

Escludendo prequel ed epiloghi in A Game of Thrones ci sono otto diversi punti di vista: Bran, Catelyn, Daenerys, Eddard, Jon, Arya, Tyrion e Sansa. In A Clash of Kings non c’è più Eddard, morto verso la fine del romanzo precedente, ma compaiono Davos e Theon, perciò i punti di vista diventano nove. In A Storm of Swords sparisce Theon ma si aggiungono le storie di Jaime e Samwell, portando il totale dei punti di vista a dieci.

Con A Feast for Crows c’è una vera rivoluzione perché alcuni punti di vista vengono accantonati e ne compaiono di nuovi. Il conto finale parla di dodici punti di vista, otto dei quali sono stati creati per questo romanzo perciò presumibilmente hanno richiesto a Martin un impegno maggiore. Si tratta di Aeron Capelli bagnati (Il profeta, L’annegato), Areo Hotah (Il capitano delle guardie), Cersei, Brienne, Samwell, Arya (La Gatta dei canali), Jaime, Sansa (Alayne), Asha (La figlia della Piovra), Aerys Oakheart (Il cavaliere disonorato), Victarion Greyjoy (Il comandante di ferro, Il predone) e Arianne Martell (Il creatore di regine, La principessa nella torre).

A Dance with Dragons riparte dalla fine di A Storm of Swords, prosegue per molto tempo in parallelo con A Feast for Crows e infine lo supera, con la conseguenza che propone punti di vista nuovi e riprende quasi tutti quelli vecchi. In questo caso sono ben sedici e rispondono ai nomi di Tyrion, Daenerys, Jon, Bran, Quentyn (L’uomo del mercante, La Compagnia del vento, Il pretendente respinto, Il domatore di draghi), Davos, Theon (Reek, Il principe di Grande Inverno, Il Voltagabbana, Uno spettro a Grande Inverno), Jon Connington (Il lord perduto, Il grifone risorto), Asha (La sposa ribelle, Il trofeo del re, Il sacrificio), Melisandre, Areo Hotah (L’osservatore), Arya (La fanciulla cieca, La fanciulla dal volto spezzato), Jaime, Cersei, ser Barristan (La guardia della regina, Il cavaliere rifiutato, Il distruttore di re, Il primo cavaliere della regina) e Victarion (Il pretendente di ferro).

Sapendo che a Martin serve tempo per passare da un punto di vista all’altro, e vedendo come i punti di vista sono aumentati, non è difficile immaginare come questa struttura gli abbia richiesto un impegno sempre maggiore e perché siano aumentati i “tempi morti”, quelli che gli servono come adattamento per ritrovare la vera voce di ciascun personaggio. Non va dimenticato poi che intorno a ciascun personaggio ruota tutta una serie di comprimari, figure che non hanno bisogno di essere descritte in modo così dettagliato come un punto di vista ma che pure hanno bisogno di tempo e attenzioni da parte dello scrittore per essere credibili e interessanti.

Perché allora George è arrivato a creare così tanti punti di vista? I motivi principali sono due. Il primo è che se ha bisogno di fare vedere cosa avviene in un determinato luogo ma non ha modo di far arrivare lì uno dei suoi punti di vista, allora deve crearne un altro proprio per narrare di quei fatti. Se non ha modo di far arrivare a Dorne Sansa, per riproporre proprio una delle sue spiegazioni, allora deve fare in modo che sia qualcun altro a narrarci cosa avviene nel più meridionale dei Sette regni dopo – e come conseguenza de – la morte di Oberyn Martell.