Visto che i bambini non sono cresciuti durante la storia, durata troppo poco a causa del ritmo incalzante con cui si sono susseguite le azioni, per qualche tempo lui spera di farli crescere fra una fase e l’altra della storia stessa, ma il nuovo progetto finisce con l’essere accantonato dopo un anno di lavoro. Il problema è che se per alcuni personaggi era possibile ipotizzare alcuni anni di relativa tranquillità, altri si trovavano forzatamente al centro di numerosi eventi, troppi perché potessero essere condensati in un prologo relativamente breve e intellegibile. Se un flashback consente di illuminare il passato, troppi flashback creano solo confusione. Martin si trova cos’ costretto a riprendere a scrivere il libro dall’inizio, mentre i lettori si fanno sempre più insistenti nelle loro richieste di sapere quando A Dance with Dragons sarà pubblicato. Nel corso degli anni dedicati alla scrittura del quarto romanzo Martin annuncia diverse date entro le quali spera di consegnare il suo manoscritto all’editore ma non ne rispetta nessuna, cosa che fa nascere e alimenta numerose polemiche. Nel maggio del 2005 lo scrittore annuncia che il libro era diventato talmente lungo da essere semplicemente ingestibile a livello tipografico, e che per questo aveva deciso di suddividerlo in due volumi ambientati nello stesso periodo di tempo ma in località differenti. Per alcuni mesi perciò lavora alla suddivisione fra quelli che sarebbero diventati il neonato A Feast For Crows e l’annunciato A Dance with Dragons.

A Feast for Crows (Il dominio della regina e L’ombra della profezia) viene pubblicato nel novembre del 2005, cinque anni dopo A Storm of Swords, ma è bene ricordare che per scrivere il romanzo che alla fine è giunto in libreria lo scrittore ha impiegato non più di tre anni e mezzo, mentre il resto è tempo che ha perso a causa di errori di valutazione nella gestione della storia.

Come è possibile che uno scrittore esperto come lui – Martin ha venduto il primo racconto a livello professionale nel 1971 – compia errori di valutazione di questo tipo? Parlando del suo metodo di scrittura Martin fa abitualmente due esempi. In uno pone a confronto il lavoro di un architetto con quello di un giardiniere. Un architetto prende i suoi strumenti di lavoro e progetta tutto ciò che vuole realizzare prima ancora che vengano iniziati gli scavi per le fondamenta. L’architetto sa come verrà la sua opera in anticipo. Un giardiniere sa quali piante intende piantare e dove, ma non ha modo di prevedere la forma che prenderanno i rami degli alberi, o quanti fiori sbocceranno in ogni singolo cespuglio. Allo stesso modo lui sa come intende concludere la sua storia, ma non sa con certezza quante e quali difficoltà incontreranno i suoi personaggi.

O, in alternativa, parla della scrittura come di un viaggio di cui conosce le località di partenza e arrivo ma di cui non può prevedere ogni tappa, dal luogo dove si fermerà a fare benzina alla presenza di un cantiere che lo rallenterà o di una strada panoramica che lo farà andare più piano ma che lo porterà ad apprezzare maggiormente il viaggio.

Per la maggior parte della sua carriera Martin ha scritto le storie che voleva scrivere senza avere addosso alcun tipo di pressione. Per alcuni anni, fino al 1977, ha pubblicato solo racconti. Nessuno stava aspettando il suo primo romanzo, In fondo il buio, e nessuno ha iniziato ad aspettarsi nulla di particolare dopo. Lo stesso discorso di può fare anche con i romanzi successivi, Il pianeta dei venti, Il battello del delirio e Armageddon Rag. Nelle intenzioni di George diversi suoi racconti avrebbero dovuto dare origine a una serie, ma quando questo non è successo non ci sono stati reali problemi. Ciascuna storia era autoconclusiva, perciò se lui ne avesse scritte di nuove, come ha fatto con quell’Haviland Tuf le cui vicende sono successivamente state raccolte nell’antologia Il viaggio di Tuf, i lettori li avrebbero graditi, ma se non l’avesse fatto non avrebbe deluso le aspettative di nessuno. Con Le cronache del ghiaccio e del fuoco le cose sono andate in modo diverso.

Da un lato questa è senza dubbio la sua opera più famosa, dall’altro si tratta di un’opera ancora incompiuta nonostante siano trascorsi diciotto anni dal momento del suo inizio. Se ciascun nuovo racconto incentrato su Tuf è una storia nuova, A Dance with Dragons – per quanto molto più lungo e complesso – è semplicemente il proseguimento di una storia iniziata tanti anni prima e di cui ancora è impossibile prevedere la conclusione. La maggiore attesa è legata perciò sia alla maggiore fama dell’autore che alla curiosità dei lettori di conoscere la fine della storia.