Non aveva idea di che direzione prendere e aveva la sensazione di essere nel posto sbagliato. Gli girava la testa. Come leonesse che fiutano l’erbivoro in difficoltà, le zoccole cominciarono ad avvicinarsi, circondandolo con passo malfermo.

Anche se sapeva che doveva scappare, una forza misteriosa lo tratteneva, come se una volta entrato in quella zona avesse il dovere di sottostare alle regole di quel mefitico luogo.

Le ragazze lo accerchiarono man mano, fino a quando poté vederne i denti poco curati, sentirne il fiato di spezie andate a male.

Girò su se stesso, come se non volesse subire tutti quegli sguardi malati dietro ombretti troppo calcati. Ma erano troppo vicine, da ogni parte, e lo opprimevano.

Cadde.

Non svenne, si lasciò solo andare come vinto da una spossatezza che non capiva. Come se fosse già dopo, anche se il prima non c’era mai stato.

Sopra di lui gambe di calze smagliate, cosce di cellulite slabbrata, caviglie di tacchi consunti.

Non aveva paura, voleva solo che finissero in fretta quello che dovevano fare. E lo lasciassero andare via.

Si chinarono tutte su di lui, a oscurare il cielo terso di quel mezzogiorno.

Non riusciva più a vedere nulla, sentiva solo decine di mani che lo toccavano, lo perlustravano, lo spogliavano.

Non era un sogno erotico adolescenziale, era una realtà opprimente, dura, senza via d’uscita. Un sacrificio inevitabile.

Fino a quando lei si fece strada tra loro, come un generale che fende le proprie armate in devozione.

Goffredo sapeva che avrebbe dovuto gioirne: era arrivato fin lì per questo momento, quello dell’unione, dell’esplosione e dell’abbandono ma ora, che aveva quel culo incombente davanti agli occhi, aveva solo un bruciante desiderio di fuggire.

Scappare lontano.

Ma non poteva, non ne aveva le forze.

Quelle gambe fino a pochi minuti prima desiderate sovrastarono il suo corpo disteso, inerme ma inquieto, poi lei fece passare la mano dietro la nuca di Goffredo, sollevandone la testa. Non era quel gesto dolce, debole e insicuro dell’innamorata. Era il gesto duro, rigido e potente del comandante.

La scomodità di quella situazione aumentò, ma Goffredo non poteva far nulla contro quella forza.

Simulò un falso abbandono e si lasciò baciare.

Un bacio lungo ma statico. Era forse un bacio mortale?