Dopo cinquecento anni è il quinto romanzo di Valentina Capaldi edito per Watson Edizioni: un fantasy ambientato nel nostro mondo che taglia cinquecento anni di storia, partendo dal 1500 e arrivando ai giorni nostri.

Protagonisti della storia sono Rakgat e Tighe. Il primo è un demone di alto rango, uno degli angeli che si ribellarono a Dio seguendo Lucifero e, con quest’ultimo, caddero negli Inferi. Nutrendosi di sangue umano, ogni tanto è costretto a venire nel nostro mondo a saziarsi. Purtroppo, una notte uccise il figlio di una strega che, per vendetta, lo tramutò in essere umano e lo costrinse a vivere nel nostro mondo. Tighe, invece, è un giovane, figlio di un facoltoso mercante di lana, promesso sposo di una ragazza che si era rivelata essere una strega. Quando aveva minacciato di denunciarla, lei lo aveva trasformato in un nano gobbo e deforme.

I due si incontreranno nel villaggio di Tighe, dove Rakgat giungerà in cerca della propria vendetta contro le streghe, e stringeranno un patto per aiutarsi a vicenda: il demone per riavere i propri poteri, il secondo per poter tornare ad assumere le proprie vere sembianze.

Rakgat è un demone potente e arrogante, non conosce come funziona il mondo perché non gli è mai stato utile apprenderlo. Abituato a vivere seguendo il proprio istinto, non capisce la mentalità umana. Soprattutto quella degli uomini del sedicesimo secolo, intenti a evangelizzare gli indigeni americani, a bruciare gli eretici e le streghe sul rogo (spettacolo a cui, comunque, assiste di buon grado) e ad affidarsi agli uomini di Chiesa perché salvino la propria anima. Più che la parte di un demone spietato, però, sembra incarnare quella di un uomo del ventunesimo secolo trapiantato nel 1500.

Tighe, dal canto suo, è tutto l’opposto: cattolico convinto, ben istruito ma, al contempo, molto curioso. Anche se scende a patti con un demone per riavere il proprio aspetto, cerca di limitare le proprie colpe provando a frenare Rakgat nella sua sete di uccidere. A differenza del demone, gli anni non lo cambieranno mai e nel ventesimo secolo avrà ancora il modo di pensare di un uomo all’antica.

Anche se chi vi scrive è contrario a etichettare un libro secondo un target specifico di pubblico, Dopo cinquecento anni può essere considerato un fantasy per ragazzi. La trama è semplice e lineare: una sequenza di atteggiamenti ed eventi causa-effetto dettata dalle condizioni poste alla base, ovvero gli obiettivi dei due protagonisti che guidano le loro azioni affinché si possano realizzare. Non vi sono grandi colpi di scena o sconvolgimenti, ma solo uno svolgimento unico e consequenziale di ciò che ci si potrebbe aspettare da Rakgat e Tighe una volta capito il loro modo di ragionare.

Valentina Capaldi [Fonte: Facebook.com]
Valentina Capaldi [Fonte: Facebook.com]

Lo stile di Valentina Capaldi è molto fluente e scorre bene sotto gli occhi del lettore. Dolce e senza parole di troppo, a tal punto da descrivere solo lo stretto necessario per la prosecuzione della trama. Forse anche troppo minimalista: soprattutto nelle parti più brutali della storia lo spettatore non viene mai particolarmente coinvolto nella violenza dell’evento, come fosse un eco lontano che non gli appartenesse. Lo stesso possiamo dire dei paesaggi che restano degli scenari piatti sullo sfondo delle azioni dei personaggi.

Tuttavia si nota, ed è apprezzabile, il lavoro di ricerca dell’autrice. Le usanze del 1500 sono riportate fedelmente a quanto gli storici hanno potuto appurare fino a ora. Anche le credenze degli Inferi, dei demoni e delle streghe sono frutto di ciò. L’inquisizione, il ruolo della Chiesa e della religione nella vita degli europei del sedicesimo secolo trovano corrispondenza nei libri di storia.

Un lavoro nel complesso accurato sotto l’aspetto dei contenuti e fluente sotto quello della scrittura. Una buona trama per un romanzo semplice, ma da leggere tutto d’un fiato.