Nell'Italia del post 8 settembre 1943, tra bombardamenti alleati, partigiani che compiono azioni temerarie e rastrellamenti nazisti, vicino Roma un circo cerca di andare avanti con i suoi spettacoli. È il circo Mezzapiotta (cinquanta per i non romani), diretto da Israel (Giorgio Tirabassi), nel quale si esibiscono come fenomeni: Matilde (Aurora Giovinazzo), ragazza elettrice, Cencio (Pietro Castellitto), capace di comandare a distanza gli insetti, Fulvio (Claudio Santamaria), peloso come un lupo e forzuto come e più di un orso, Mario (Giancarlo Martini), nano dotato del potere di agire come un magnete sui metalli.

I quattro sono stati tutti più o meno adottati da Israel il quale, dopo la distruzione del tendone in un bombardamento alleato, propone ai ragazzi di trasferirsi tutti in America, per ricominciare da capo.

Freaks Out
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Parte quindi per Roma per reperire i necessari documenti. Quando non fa ritorno i ragazzi decidono di uscire allo scoperto andando anch'essi a Roma. Alcuni di loro sono convinti che Israel li abbia abbandonati, solo Matilde ha fiducia nel loro mentore. Ma quello che i ragazzi non sanno è che sono oggetto di ricerca da parte di Franz (Franz Rogowski), direttore di un circo tedesco che in una sua visione del futuro è venuto a conoscenza della loro esistenza e vorrebbe catturarli per sfruttarli come arma per cambiare le sorti della guerra, dando la vittoria al Terzo Reich.

Ma per quattro fenomeni da baraccone non è facile passare inosservati nella Roma dei rastrellamenti nazisti. Matilde e i ragazzi dovranno contare sui loro poteri per riuscire a cavarsela, trovando un inaspettato aiuto della brigata partigiana comandata dal Gobbo (Max Mazzotta) feroce cacciatore di nazisti e fascisti.

Freaks Out
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In Freaks Out Gabriele Mainetti, regista e co-sceneggiatore insieme a Nicola Guaglianone, mette veramente tantissima carne al fuoco. Mescola la disturbante estetica circense di Tod Browning con i super eroi, inserendosi nel contesto della storia, quella degli eventi che travolgono ogni cosa. Con dovizia di mezzi a disposizione realizza una storia che sembra voler stare stretta nei suoi confini. I ragazzi iniziano come un gruppo di circensi quasi innocui, tenuti nascosti in bella vista dal loro mentore per la loro sicurezza, ma diventano qualcosa di più grande, in un percorso di crescita e di acquisizione di consapevolezza dei propri poteri che in una produzione statunitense avrebbe portato a uno scontro per la salvezza del mondo, come minimo.

Qui invece tutto cresce, diventa grande, ma non massivo. Mainetti non dimentica i sentimenti, ispirandosi pure a La Donna Scimmia di Marco Ferreri nei passaggi riguardanti Fulvio, nonché di tracciare linee sottili di rapporti tra i personaggi. Inoltre, dopo l’Alessia di Jeeg Robot, Mainetti si rivela nuovamente delicatissimo nell’esplorazione dei personaggi femminili dandoci in Matilde un altro esempio di figura che deve imparare a crescere gestendo una grande sofferenza, con grande merito della bravura di Aurora Giovinazzo.

Freaks Out
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Non solo, con dei personaggi che sono l’equivalente di una bomba atomica, Mainetti non cede alla tentazione dell’escalation tarantiniana ucronica alla Inglourious Basterds, ma rimane nei confini della storia nota, divergendo quel tanto che basta, lasciandosi comunque aperto ad ampliamenti, forse anche cross-mediali, dell’universo che ha costruito.

Nonostante la profusione di mezzi Freaks Out racconta una piccola storia di diversi che, loro malgrado e lottando per la propria sopravvivenza, aiutano altri diversi salvando loro la vita. Una cornice circoscritta e delineata nell'ambito di un grande quadro narrativo. 

Ci sono dei problemi nel collante che lega tutto. L’entusiasmo di Mainetti è palpabile da quanto indugia su situazioni e personaggi, dei quali è innamoratissimo. La somma di queste ridondanze porta a una lunghezza del film che però non è funzionale alla coerenza tra alcuni passaggi, che appaiano come slegati tra loro a una prima visione.

Freaks Out
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Sono difetti perdonabili a una produzione coraggiosa e sfrontata per il panorama cinematografico italiano, legato a un diverso mainstream.

Bisogna fare attenzione però. L’entrata nei territori del fantastico, dei super eroi e degli effetti speciali, non è una mera imitazione del linguaggio cinematografico hollywoodiano, al quale comunque il film attinge.

La sequenza iniziale e i titoli di testa per esempio, si percepiscono nella messa in scena di una italianità “buona” che ricorda più Pinocchio di Comencini che Tim Burton. Mainetti non realizza, in buona sostanza, “gli Avengers all’italiana” ma cerca una sua via.

Freaks Out
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Questa capacità di sintesi di linguaggi dimostra tutta la versatilità di Mainetti. Sequenze burtoniane e felliniane si alternano a frenetiche scene di combattimento con camera libera, momenti intimisti a grandiose esplosioni di ottimi effetti visivi, capaci di dare allo spettatore una stupita meraviglia. E non solo.

Sequenze come le spettacolari esibizioni di Franz, con arrangiamenti al pianoforte di brani moderni, che non risultano anacronistici per via dei poteri del pianista, sono da brividi. Su tutte, un magnifico arrangiamento di Creep dei Radiohead. Un gioiello che completa una colonna sonora emozionante, sia nelle canzoni selezionate che nelle musiche di Michele Braga e dello stesso Mainetti.

Non ultima e non da trascurare, la componente divertimento. Se uno degli scopi del cinema è intrattenere, Freaks Out ci riesce, trasmettendoci anche l'entusiasmo degli attori nel "giocare" ai supereroi. I nazisti arrosto sono poi sempre una goduria. Sono i cattivi che tutti amiamo odiare.

Freaks Out è un film meno che perfetto, con tantissimi di quei punti a suo favore che non smetterò mai di vederlo, rivederlo e amarlo.