Passeggiando per la propria città quando le ore si fanno piccole e le ombre tradiscono l’occhio, può capitare di avvertire intorno a sé un mondo “altro”. Coloro che appartengono a questo mondo, in piena luce, ci sembrerebbero soltanto mendicanti, sbandati, artisti di strada, o addirittura topi di fogna e gatti spelacchiati. Ma, come si sa, le apparenze ingannano; forse si tratta di creature ben più bizzarre e speciali. Richard Mayhew si è da poco trasferito a Londra quando s'imbatte in una di esse: Lady Porta, una ragazza molto giovane, in difficoltà, braccata da due ceffi allegramente violenti decisi a far del male a lei e a chiunque sia tanto sconsiderato da prestarle soccorso. Ovvio, dunque, che la scelta di Richard di aiutare la pulzella in difficoltà - un po’ per interpretare la parte del paladino dei deboli e un po’ per svicolare dalla routine (casa-ufficio-fidanzata) - non potrà che avere conseguenze catastrofiche. Costretto a fuggire, si ritroverà praticamente in mutande: niente più casa, né ufficio, né tanto meno fidanzata, invisibile agli occhi di tutti quelli che appartengono alla Londra di Sopra. Perché esiste una Londra di Sotto, un mondo segreto che si trova più in basso della metropolitana e delle fognature, molto più in profondità di qualsiasi cosa si sia mai vista. Una Londra che è come un mazzo di carte di cui Richard ha sempre e solo visto il dorso; tarocchi bisunti che, una volta girati, mostrando arcani pittoreschi, angeli caduti in disgrazia, prostitute guerriere, nobiluomini immortali, e gli rivelano un destino di avventure e tenzoni.

Nessun dove di Neil Gaiman, inglese classe 1960, è la versione romanzata della serie scritta per la BBC (Neverwhere, 1996, mai trasmessa in Italia). Dopo anni passati a inventare capolavori a fumetti (Sandman, tanto per citare l'esempio più clamoroso), Gaiman ripete con Nessun dove l’operazione già compiuta, tra gli altri, da Clive Barker in Cabal, dividendo un Mondo di Sopra, quello delle persone “normali”, da un Mondo di Sotto, dove vivono le persone “speciali”. Se Barker aveva optato per l’horror, Gaiman preferisce la tradizione delle dame in pericolo, dei paladini senza paura e dei mostri da sconfiggere nel finale catartico. Il risultato è una lettura non particolarmente originale, ma di sicuro effetto, perché Gaiman è talmente bravo che può anche permettersi di essere un po’ banale - talvolta, addirittura, molto banale. E tanto alcuni luoghi comuni, nelle sue mani, tornano a essere ciò che forse realmente sono, ovvero simboli senza tempo degl'umani travagli, sogni e aspirazioni. O dell'incapacità di crescere, di accedere al mondo degli adulti, che ci porta a cercare rifugio "sotto" (sotto Londra o sotto le coperte del proprio lettino d'infanzia). Neanche troppo sottilmente, infatti, Nessun Dove sembra parlare proprio di questo. Richard non trascura forse la propria fidanzata (e tutto quello che rappresenta) per seguire Lady Porta dentro un sogno o - se volete - dentro un immenso gioco di ruolo? Ma questa non è altro che una chiave di lettura tra tante, forse nemmeno la più azzeccata. Nessun dove, in fondo, è bello anche per questo. È un libro apparentemente facile-facile, da leggere tutto d’un fiato, che però lascia dentro qualcosa di sottilmente fascinoso, come a volte può succede con una fiaba raccontata bene. Che vogliate diventare adulti oppure no, non sorprendetevi se dopo averlo letto vi capiterà di guardare i tombini della vostra città con occhi leggermente diversi.