La Guerra delle Anime ha devastato l’intero pianeta di Krynn: tutte le razze ne sono rimaste coinvolte. Nell’impero dei minotauri, nella Notte di Sangue, con un improvviso colpo di mano il generale Hotak ha preso il potere, segnando una decisa svolta rispetto alle tradizioni dei minotauri. E con l’aiuto della determinata e spietata compagna del generale, l’alta sacerdotessa Nephera, ispiratrice del Culto degli Antenati, i seguaci di Hotak, a dispetto delle antiche consuetudini, progetta di espandere l’impero.

Alcuni lealisti, però, sono scappati alla notte del sangue e progettano il rovesciamento del nuovo imperatore e una controrivoluzione agli ordini dell’ex comandante della Guardia Imperiale Rahm Es-Hestos.

Fomentate dall’avidità e dalla brama di potere, le Guerre dei Minotauri minacciano di sconvolgere il continente di Ansalon...

L’ennesimo “spin over” [1] della fortunata saga della Dragonlance è stato affidato all’autore Richard A. Knaak. Dopo la Guerra delle Anime, piacevole ma nulla più, mi ero ripromesso di tagliare il legame ossessivo e malsano che mi incatenava al mondo creato per la prima volta da Margaret Weis e Tracy Hickman. Nel bene e nel male i libri della premiata coppia hanno accompagnato i miei primi passi nella fantasy tanto quanto Tolkien, quindi vengo sempre attirato da titoli ambientati nello stesso mondo. Ovviamente negli anni le scottature sono state tali e tante da allontanarmi definitivamente dal mondo di Krynn. Troppi autori di poco talento si erano cimentati con il mondo della Dragonlance, deturpandolo e insozzando personaggi che avevamo imparato ad amare. La stessa coppia Weis e Hickman sembrava aver esaurito la verve dei primi sei libri, consegnando le saghe successive a una larvata mediocrità (tranne forse le due Cronache di Raistlin, scritte però dalla sola Weis con l’aiuto di Don Perrin). Personaggi come Raistlin, che rimane ancora uno dei migliori in assoluto creati nella fantasy, suo fratello Caramon, Tanis, Sturm, ecc... non sono facili da inventare; gli eroi successivi, infatti, non sono mai stati paragonabili.

Una menzione speciale la merita l’ignobile Jean Rabe (La Quinta Era e la Saga di Dhamon), senza dubbio protagonista di uno dei punti più bassi della letteratura fantasy. Rabe ha così tanto svilito e rovinato il mondo di Krynn, da costringere Weis e Hickman a tornare sui propri passi e scrivere altri libri di Dragonlance.

Veniamo però al nostro volume. Sono tornato sui miei passi perché Richard A. Knaak, per chi non lo conoscesse, è stato l’autore de La Leggenda di Huma e La Leggenda del Minotauro, forse i migliori libri Dragonlance di uno scrittore che non fosse uno tra Weis o Hickman.

Il tentativo di Knaak è lodevole soprattutto per un motivo: l’ambientazione. Sebbene ricostruito in Krynn, il primo libro della saga La Guerre dei Minotauri è ambientato in una parte di quel mondo che era sempre e solo stata sfiorata nei precedenti romanzi: l’impero dei Minotauri.

Popolo particolare e sempre misterioso, i Minotauri erano stati comparse in quasi tutti gli altri libri della Dragonlance. Molti lettori, che avevano dimostrato sui forum una certa curiosità nei confronti di questa strana razza, ora sono stati accontentati.

Di per se stesso La Notte di Sangue non è un capolavoro assoluto, ma è un libro piacevole e scritto abbastanza bene.

Le prime pagine, dove si narra la storia del popolo dei Minotauri, sono interessanti, sebbene difficilmente collocabili temporalmente e geograficamente. Una scelta che però ha alla base un progetto preciso. Il popolo dei Minotauri ha vissuto un’esistenza separata dalle altre razze di Krynn e quindi è adatto alla creazione di una saga svincolata dalle altre e, per quanto possibile, originale.

L’aspetto politico e la lotta per il potere sono descritti compiutamente e non vengono mai persi di vista; in tal modo l’impero dei Minotauri diventa credibile. C’è meno magia di un tempo ed è un peccato, perché la Dragonlance lega il suo successo proprio a maghi e incantesimi.

L’aspetto amministrativo, però, su Krynn non aveva mai avuto un ruolo rilevante ed è quindi un’interessante innovazione quella presentataci da Knaak. I rapporti tra paesi erano sempre stati a livello personale e quasi sempre risolti dalle azioni dei protagonisti. La politica invece ora assume un aspetto importante ed è il motivo iniziale del contendere.

Parallelamente si sviluppa la misteriosa trama della sacerdotessa Nephera, in grado di piegare le anime dei morti al suo volere e che sembra essere stata toccata da una divinità superiore. Questa trama collaterale, come potete immaginare, lascia aperte molte porte...

A mio avviso l’analisi politica non avrebbe dovuto necessariamente limitare quella magica, che avrebbe potuto rendere più completo il romanzo. Ricordiamo che in ogni caso siamo di fronte ad un primo libro e ci sono tutti gli indizi per uno sviluppo più completo della trama nei successivi volumi.

I personaggi sono caratterizzati discretamente, ma nessuno si eleva al livello dei primi eroi della lance. Hotak, Nephera, Bastion, il generale Rham e tutti gli altri sono interessanti ma un po’ piatti. Il numero di personaggi principali scelto da Knaak è superiore agli abituali scenari della Dragonlance, ma forse proprio per questo i suoi protagonisti sono solo accennati e vagamente stereotipati.

Quello maggiormente delineato è la sacerdotessa Nephera, a cui va riconosciuta una certa complessità, combattuta com’è tra l’amore per il marito, il figlio e la sua religione. Una sacerdotessa che sembra voler servire, ma che potrebbe cambiare le proprie percezioni nel corso della saga.

Il generale Rham, in teoria il protagonista positivo, è di una piattezza imbarazzante. Tranne un dramma personale e la fedeltà alle tradizioni non vi è nulla alla base delle sue azioni. Il piccolo ma solido Minotauro dovrebbe essere un dubbioso eroe come Tanis, ma emerge come un protagonista stinto con tutte le caratteristiche di un comprimario.

Molto interessante è invece l’interazione tra l’impero dei Minotauri e i due regni degli orchi, il Kern e il Blode, anch’essi mai sviluppati nelle altre saghe. Proprio della razza degli Orchi è uno dei personaggi di contorno che maggiormente affascina. Il Gran Dignitario Golgren getta una nuova luce sugli orchi e fornisce un ulteriore spunto di riflessione e curiosità a una saga della Lance che potrebbe, col tempo, dare ai lettori qualcosa di più delle precedenti.

Concludendo, La Notte di Sangue è un libro destinato a due tipologie di lettori. I primi sono coloro che amano la saga della Dragonlance indipendentemente dalla qualità dei libri pubblicati. Questa prima categoria potrebbe rimanere piacevolmente sorpresa dalla ventata d’aria fresca portata da Richard A. Knaak. La seconda tipologia è composta dai lettori che desiderano leggere qualcosa di ben scritto, ben strutturato, ma senza troppe pretese. In questo caso tali lettori si troveranno di fronte ad un libro che si fa leggere. Per tutti gli altri consiglio, se ci si vuole accostare alla Dragonlance per la prima volta, di leggere i primi sei libri e di fermasi a quelli.

In giro c’è molto da leggere e sebbene questo libro sia discreto, si può sopravvivere senza averlo mai letto.

[1] Lo “spin over” è una saga differente che si dirama da un filone principale (n.d.r.)