Con jrpg, japan role playing game, si indica il contenitore principale dei giochi di ruolo di matrice giapponese (e orientale, per osmosi), quella categoria di digital entertainment che ha in Final Fantasy il suo esempio più famoso.

Enchanted Arms è il primo esponente di questa scuola ad arrivare su Xbox 360, la console yankee per antonomasia. Si tratta di un passaggio della strategia che vuole la divisione videogame di Microsoft avere in programma diverse produzioni ad alto budget dal gusto nipponico e alleanze per portare su Xbox 360 i sapori del Sol Levante.

Curiosamente, pensando alla situazione del marchio Xbox in estremo oriente, dove nonostante gli investimenti i risultati commerciali restano sconfortanti, sembra che Bill Gates debba per ora accontentarsi di usare l’arma dei jrpg per conquistare nicchie nel mercato occidentale.

Enchanted Arms non è il titolo destinato a iniziare apertamente le ostilità nei confronti del dominio Playstation, da una decina di anni la piattaforma preferita da editori e amanti del genere. Quel compito, semmai, è lasciato a progetti futuri come Lost Odyssey e Blue Dragon, opere prime di Mistwalker, il nuovo studio di Hironobu Sakaguchi, il padre di Final Fantasy.

Creato dai giapponesi From Software, la stessa casa di Armored Core e di Otogi, Enchanted Arms è piuttosto un jrpg per ingannare l’attesa, sorta di miscuglio patrimoniale in cui si incastrano elementi presi da più parti in crisi di personalità.

Un eclettismo bizzarro, che comincia dallo stile grafico e prosegue con il sistema di gioco. Anche per questo il videogame pubblicato da Ubisoft ha buone chance per essere dimenticato in fretta da molti, ma allo stesso tempo potrebbe diventare un piccolo cult di mezza stagione per i giocatori più voraci, pronti a trascurare i limiti di una direzione non tra le più incisive.

Enchanted Arms è un tuffo nei cliché del genere. Il protagonista, Atsuma, è il classico ragazzo obbligato a combattere per salvare prima gli amici, poi il mondo – misto fantasy high tech - e risvegliarsi infine, dopo tante prove e sofferenze, uomo.

Ognuno dei personaggi dell’avventura è descritto dilapidando stereotipi, non necessariamente dal minestrone dei jrpg. L’apice si raggiunge con una comparsa gay particolarmente calcata.

Affidarsi agli stereotipi non è tuttavia di per sé un male. Servono infatti per aiutare il giocatore a comprendere di istinto il ruolo dei singoli attori nella storia. In questo senso, lo stereotipo può essere letto come una scelta – o una scorciatoia - di game design, ancora prima che come un sintomo di immaturità. E in parte si spiega così l’abbondanza di stereotipi nei videogiochi.

La corsa ai ripari di Enchanted Arms sono i dialoghi, in inglese, ben scritti e divertenti; il doppiaggio è disponibile anche in giapponese: un’opzione benvenuta.

È attraverso una gran quantità di caratteri, spesi per comporre dialoghi in forma di fumetto un po' naive, che gli sceneggiatori di From Software svolgono la porzione più ampia della loro narrazione epica. I superfilmati in computer grafica scarseggiano e anche quelli realizzati con il motore 3d non sono eccezionalmente numerosi.

Il dipanarsi degli eventi, superato il prologo, riesce comunque a tenere vivo l’interesse insieme al sistema di gioco che, sebbene non originalissimo, si inserisce senza scossoni nella struttura a turni del videogame, straripante di incontri casuali.

Lo sviluppo è prettamente lineare, quindi niente mappa del mondo di gioco liberamente esplorabile, mentre le battaglie propongono una griglia per lo schieramento della propria compagnia, in supporto della quale possono essere schierate altre creature. La prima soluzione (la griglia) ricorda certi jrpg strategici, come Fire Emblem; l’altra richiama alla mente la serie Shin Megami Tensei. Là erano demoni, in Enchanted Arms sono golem, esseri artificiali di cui il giocatore può accrescere i poteri ad esempio fondendo più creature assieme.

Proprio i golem sono al centro del mistero magico che si perde nei millenni e sembra avere qualcosa a che vedere con Atsuma e il suo braccio dolente. Un braccio incantato. Anche in questo caso Enchanted Arms scuote la memoria e accoglie, a piccoli tratti, il quasi omonimo manga – poi anime – Arms di Kyoichi Nanatsuki e Ryoji Minagawa.