Ho letto che sei nata a Genova, il tuo trasferimento a Milano è dovuto a motivi di lavoro o altro?

Nata a Genova sì, ma sin da piccolina la mia famiglia si è trasferita a Milano.

Quali sono state le tue letture giovanili, diciamo quelle che in un certo qual modo si possono dire formative, che ti hanno particolarmente colpito? E attualmente cosa leggi?

Nonostante mia madre sia una grande lettrice, da ragazzina io non gradivo molto leggere, in effetti mi piacevano molto le strisce, quelle domenicali dei giornali americani dove in pochi quadri, in poche scene si aveva l’atmosfera di un posto, le dinamiche relazionali tra i personaggi, e i dialoghi erano eccezionali.

Io credo che queste letture mi abbiamo molto influenzato oggi per quello che riguarda i dialoghi. Mi dicono infatti che sono una scrittrice visionaria, nel senso che vedo la scena e la descrivo vivacemente e questo io credo derivi un po' anche da quelle letture. Poi ho cominciato a leggere che ero molto più grande, in effetti ho iniziato a scoprire i libri alla fine dell’adolescenza.

Attualmente leggi, oppure il lavoro ti assorbe totalmente? Autori preferiti? E i film?

Leggo, mi piace molto leggere, però non ho autori preferiti, me ne piacciono molti ma di questi non tutta la loro produzione.

Gradisco i libri di autori in cui il surreale è trattato con molta delicatezza e con un velo di ironia, per cui amo moltissimo La casa degli spiriti della Allende però non amo tutto della Allende; mi è piaciuto Cent’anni di Solitudine anche se differente da Il Piccolo Principe. Poi mi piacciono i classici, i libri di avventura e qualcosa del fantasy (Il signore degli anelli).

Amo molto Irving per il suo umorismo (Il mondo secondo Garp – un libro che ho amato molto) e poi, cambiando genere, mi piace Simenon e alcuni classici russi.

Per i film, sono abbastanza onnivora, mi appassiono molto al genere francese e inglese, mentre lascio un po' perdere i ricchi filoni americani.

Nella vita e in particolare nel lavoro hai trovato ostacoli per il fatto di “essere donna”?

No. Professionalmente sono cresciuta in Disney (le esperienze precedenti erano molto poco rilevanti). Sono entrata che avevo ventitré anni o poco meno e anche se allora il mondo del fumetto era appannaggio maschile, il mio vero problema era che ero giovane e senza esperienza, per cui ho iniziato dalle prime cose facendo una buona gavetta. Però questo è servito poiché ho potuto seguire ogni passaggio, ogni meccanismo, come nasce una storia, ogni difetto, ogni pregio. E ho avuto la fortuna che il Vice Direttore della Disney Editoria fosse una donna e quindi di lì tutto è stato semplice; anche se poi la redazione è stata divisa in maschile e femminile e io, con Elisa Penna, abbiamo seguito il femminile (Minnie, La Sirenetta, eccetera).

Io poi sono diventata il Direttore Editoriale dei femminili della Disney.

Quando hai deciso di diventare giornalista o quanto meno di entrare nel mondo editoriale?

Uno dei libri che mi ha colpito di più e che ho letto quando avevo quindici anni è stato Niente e così sia, di Oriana Fallaci (un libro che ho amato moltissimo) e la sua lettura mi ha fatto decidere di diventare una giornalista; poi in effetti ho fatto la giornalista, ma di tutt’altro genere. Però posso dire che la voglia di scrivere è nata proprio da quella lettura.

A quanti anni hai iniziato a mettere su carta le tue fantasie?

Scrivere mi è sempre piaciuto e sin da ragazza tenevo diari, mi piaceva scrivere lettere (a quel tempo non c’era Internet). Non ho mai avuto problemi con la scrittura neanche a scuola, dove ero una peste però scrivevo bene. Infatti poco dopo che entrai in Disney presi in mano una sceneggiatura da correggere; lo feci con vero piacere e mi venne subito bene.

Come è nata l’idea di Fairy Oak. Era qualcosa che covavi da tempo? Ci sono stati stimoli esterni, per esempio altri libri o dei film?

Dopo aver fatto W.I.T.C.H. mi e’ stato chiesto più volte di fare qualcosa di simile; io non avevo nessuna voglia, per cui ho raccontato sì una storia al femminile ma di tutt’altro genere.

Comunque questa storia l’avevi già in mente.

Sì.

Cosa ti piace della “magia” visto che ricorre sia in Fairy Oak che nella serie W.I.T.C.H.?

Lo stimolo a scrivere Fairy Oak è nato dal desiderio di trovarmi in un mondo come quello che descrivo. Certo, la magia appassiona i bambini e molto spesso sono gli adulti che dimenticano la magia. Scrivere del fantastico, del meraviglioso è piacevolissimo. E leggerlo altrettanto.

Witch era una metafora della adolescenza, il mutamento, il crescere, il diventare quello che si desidera diventare, la trasformazione del corpo. Per descrivere in cinque modi diversi con cinque caratteri diversi il crescere ed entrare nell’adolescenza. Per Fairy Oak si parla di una magia possibile, quella della natura, degli equilibri che regolano la nostra vita sulla terra e che spesso sono messi a dura prova.

Dove hai trovato tutti quei nomi simpatici delle protagoniste e delle fate?

I lunghi nomi delle fate sono nati perché ero rimasta colpita dal nome lunghissimo e complicato che la figlia di amici aveva dato a una sua bambola. Alla domanda perché avesse dato quel nome alla sua bambola, la bimba ha risposto “perché così la chiamo solo io”.

E mi diverte inoltre l’idea di un nome così complicato e difficile da pronunciare, che può dirlo solo chi lo conosce bene.

Invece i maghi hanno i nomi di fiori perché in casa siamo tutti appassionati di fiori e ce ne erano alcuni che si prestavano a meraviglia.

Dove scrivi, in che tempi e cosa ti circonda quando lavori a un libro? Hai abitudini particolari?

No in realtà no, poi facendo un’altro lavoro (sono direttore editoriale dei magazine Mattel) all’inizio quando non sono ancora pressata dalla consegna scrivo nei ritagli di tempo; quando la consegna comincia a diventare pressante scrivo anche di notte. Scrivo a computer e poi dovendo seguire anche i disegni va via molto tempo con sacrificio anche di molte notti.

Per che tipo di lettore scrivi?

Veramente non ci penso mai. In effetti è stata una sorpresa vedere che il romanzo è piaciuto a tante donne, che mi scrivono in tantissime, anche se il vero target sono i bambini. Ha avuto un bel successo, infatti sta tenendo i primi posti della classifica dei libri per ragazzi da diverso tempo.

Hai il copyright anche per le illustrazioni, cosa vuol dire?

Ho fornito le foto, ho fornito l’idea, il brief e il feed back. Non disegno e non coloro ma seguo il tutto e lavoro tutto il tempo a stretto contatto con le illustratrici, Alessia Martusciello e Barbara Bargiggia, che sono veramente eccezionali.

Ho letto entrambi i romanzi, trovandoli veramente gradevoli ed educativi, mi sono sembrati quasi fatti apposta per una trasposizione in film a cartoni animati. C'è questa possibilità?

Questa è una bella cosa perché è abitudine rara degli intervistatori leggere l’opera dello scrittore.

Per la trasposizione in film, magari arrivassero delle proposte in merito, sarebbero sicuramente bene accette, da me non partirebbe sicuramente un no. Anche se poi io sono molto rompiscatole per cui poi lo vorrò fatto come dico io, e tutto dovrebbe essere coerente con il libro, anche l’eventuale merchandising.

Quando uscirà il terzo volume? E poi cosa c’è all’orizzonte?

Uscirà in ottobre del 2007. Poi forse ci sarà un quarto volume sullo stesso ambiente di cui però si sa ancora poco. La trilogia termina con il terzo volume però poi ci sarà una sorpresa.