Non è Il Signore degli Anelli ed è lontano anche dalla spettacolare epicità delle Cronache di Narnia.

Eppure, Stardust riesce lo stesso a toccare il cuore dello spettatore per la sua capacità di coniugare una grande ironia a un virtuosismo stilistico destinato al grande pubblico, ma non privo di una certa originalità.

Tratto dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman, con il quale condivide un tono da favola per ragazzi, Stardust è una fiaba romantica che – come un racconto della buonanotte – accompagna lo spettatore fino a un inevitabile, ma, al tempo stesso, pienamente godibile ‘lieto fine’.

Un film intelligente, divertente e anche ‘coinvolgente’ dove il tono sopra le righe di alcuni personaggi si amalgama perfettamente con una narrazione elegante e piacevole.

Charlie Cox è Tristan, figlio dell’unico uomo che abbia mai varcato il confine tra l’Inghilterra e Stronghold, un misterioso territorio guardato a vista da un simpatico quanto pericoloso vecchietto. Suo padre non gli ha mai rivelato questo segreto e – così – quando il ragazzo appena diciottenne vede una stella cadente finire dall’altra parte del muro che separa i due mondi, si offre di andarla a recuperare per ottenere in cambio l’amore di un’altezzosa bellezza del suo villaggio.

La stella che Tristan incontrerà, però, non è un ammasso cosmico di roccia siderale, bensì una bellissima ragazza con il quale il giovane inizia un viaggio straordinario. Tra orripilanti streghe che cercano di rapire il bell’astro interpretato da Claire Danes per mangiarne il cuore e riottenere la gioventù, pirati spietati in pubblico e bene educati nel privato, principi in guerra tra loro per ereditare il regno paterno e tante, tantissime creature strane, buffe, irresistibili, il viaggio di Tristan è degno di tanta letteratura cui è sensibilmente ispirato.

 

Diretto da Matthew Vaughn, già autore dell’interessante The Pusher e già al lavoro su Thor (un fumetto sicuramente nelle corde di questo cineasta…), Stardust rappresenta una vera sorpresa. La presenza di un cast stellare (Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Sienna Miller, Peter O'Toole, Rupert Everett...) non impedisce a Vaughn di dare vita a una regia curata ed elegante, per una pellicola che nonostante sia incentrata sui due protagonisti principali, mantiene una sua coralità in grado di trasportare lo spettatore in un altro universo visivo che – a parte alcuni scorci – sembra più vicino ai momenti più luminosi del mondo di Harry Potter che ai reami di Narnia o della terra di mezzo.

Vaughn riesce a fare di Stardust un vero film fantasy con pochissime concessioni alle sue Star che da Michelle Pfeiffer a Robert De Niro non sono ‘a mezzo servizio’ come spesso capita, ma si danno da fare per entrare al meglio nei rispettivi personaggi.

Se, infatti, Michelle Pfeiffer è una strega tanto seducente quanto perfida e talora perfino ripugnante, De Niro è semplicemente esilarante nel ruolo di Capitan Shakespeare: pirata crudele per i suoi marinai e raffinato gentiluomo con la mania del travestitismo nel privato. Non quindi nomi importanti chiamati ‘per fare numero’, ma attori dall’enorme talento espresso alla perfezione all’interno della pellicola.

Stardust non manca anche di momenti veramente epici, come la battaglia finale tra Tristan e la strega e – al tempo stesso – di situazioni fortemente romantiche come il coinvolgimento affettivo tra Tristan e la Stella di nome Yvaine. In questo senso è un film perfettamente dosato nella sua sceneggiatura che non tradendo lo spirito favolistico dell’originale, si avvale di una tecnologia immaginifica in grado di forgiare mondi affascinanti al servizio della storia.

Allegro, ma mai leggero, divertente, ma non comico, spettacolare, ma non eccessivo, Stardust è un film che si giova della forza dei caratteri dei suoi personaggi per equilibrare al meglio una sceneggiatura che resta soprattutto una grande avventura della fantasia.

Uno script, che, come il libro che lo ha ispirato, pur essendo ‘semplice’, non è mai ‘facile’ o ‘scontato’. Una storia d’amore che trascende l’apparenza e sembra anelare all’unione ultima tra umano e divino.

La riflessione sull’ansia di eternità da parte dei protagonisti, va di pari passo con una seria ricerca del senso della vita. L’amore da un lato, l’ossessione per la bellezza, il potere e la gioventù dall’altro.

Piacevole e misurato, Stardust è uno di quei film che come accade nella sua storia, ti fanno varcare il muro tra due mondi paralleli. Lo schermo del cinema è, in questo senso, il nostro varco per entrare in un’altra dimensione che per quanto fiabesca e molto classica, sfugge alla retorica disneyana e agli eccessi dark di tanti film che – purtroppo – abbiamo visto un passato.

Un piccolo gioiello, compatto, elegante e piacevole, che riesce a essere esattamente quello che è: una favola romantica che pur non assurgendo all’epica di tanto ottimo cinema fantasy realizzato negli ultimi anni, seduce lo spettatore per la sua capacità di fare sognare e per il suo raffinato elogio della bellezza come forma di trascendenza.