Un po’ romanzo picaresco (genere che tra il XVI e XVII secolo esercitò una funzione di rottura rispetto alla tradizione letteraria aristocratico-cavalleresca) Gli Inganni di Locke Lamora, primo tomo della saga dei Bastardi Galantuomini, offre una diversa lettura dell’eroe nel genere letterario fantasy.

Romanzo che è un esordio, ma che ha nulla da spartire con le ingenuità che un’opera prima può presentare al lettore, questo libro ha un autore giovane, Scott Lynch, classe 1978, americano del Minnesota.

Prima di divenire scrittore professionista, Lynch ha avuto le più disparate esperienze lavorative (lavapiatti, cameriere, web designer, scrittore freelance, manager) che forse hanno influito, e non poco, sulla sua disinvoltura nel tratteggiare tipi umani, nel delineare caratteri e motivazioni, nel saper scrivere dialoghi intelligenti, spesso pungenti e estremamente ironici.

Locke Lamora è un orfano il cui destino si delinea fin dal prologo del libro: nella grande città costiera di Camorr, una sorta di Venezia tardomedievale con i suoi canali, i suoi aristocratici governanti, i suoi ricchi mercanti e i loro bizzarri divertimenti, egli viene raccolto dal Forgialadri ed entra a far parte del sotterraneo mondo criminale della città, il mondo delle bande di Giusti di Camorr, fatto di complicate regole e codici, segretezza e rigide gerarchie.

Estremamente versato nel furto e nel raggiro ma “macchiato” da un insopprimibile amore per la teatralità che lo porta a dimenticare spesso e volentieri la prudenza e la segretezza, Locke crescerà, dovendo dimostrare al suo nuovo mentore, padre Catena, di meritare i suoi insegnamenti così come il dono di un talento innato per il piano criminale ma dovendo anche riuscire a usare il suo genio in modo da non attirare pericoli su di sé e sui suoi comprimari.

Il romanzo si snoda in due linee narrative, di cui la seconda si apre in forma di flashback più o meno estesi che hanno la funzione essenziale di gettare luce sul passato e sul difficile apprendimento dell’arte ladresca da parte del protagonista. La linea narrativa principale, invece, segue i Bastardi Galantuomini (questo il nome della banda capeggiata da Locke comprendente, oltre a lui che ne è il Garrista, i suoi pezon Calo e Galdo Sansa, Jean Tannen e Cimice) nell’attuazione di una truffa ai danni di Don Salvara, ricco mercante di essenze camorriano. Il rischio è alto: a Camorr vige infatti la Pace Segreta, una sorta di tacito accordo fra i governanti e la nobiltà da una parte e i criminali dall’altra che garantisce ai primi l’immunità dagli interessi dei secondi.

I colpi di scena si susseguono senza fine. Locke e i Bastardi Galantuomini si troveranno, loro malgrado, invischiati in uno scontro mortale tra il signore del crimine di Camorr, Capa Barsavi, e un misterioso quanto potente rivale che si fa chiamare Il Re Grigio.

Nessun passo falso macchia una trama avvincente e serrata, il ritmo è sempre elevato anche quando la storia principale lascia il passo ai salti narrativi nel passato di Locke e dei suoi compagni.

I dialoghi, assolutamente coinvolgenti e mai banali, sono un altro punto di forza: si potrebbe obiettare che, forse, a volte il modo di parlare dei personaggi che popolano Camorr abbia un taglio piuttosto “moderno” e che, spesso e volentieri, sia infarcito di battute e modi di dire volgari. Del resto questo romanzo ha più a che fare con il genere picaresco che con l’high fantasy.

Il sense of wonder non è una colonna portante del libro. Le descrizioni di Lynch sono più incentrate sui colpi di scena e sulle situazioni in cui si trovano i suoi personaggi. Ma idee come quella delle costruzioni di Vetrantico che i misteriosi fondatori di Camorr, gli Avi, hanno lasciato all’umanità dopo essere scomparsi misteriosamente dal mondo, l’uso dell’alchimia come sorta di tecnologia del quotidiano, un sistema magico misterioso e potente sono alcuni esempi di un’immaginazione non comune e di un gusto per il dettaglio mai stucchevole ed estremamente coerente.

Ottima la traduzione di Anna Martini, fluida e priva di forzature. Il suo lavoro non dev’essere stato facile, considerando la ricchezza del linguaggio di Lynch e l’uso, da parte dei suoi personaggi, di espressioni appartenenti ad un idioma particolare come quello dell’ambiente dei Giusti di Camorr.

Con Gli Inganni di Locke Lamora l’editrice Nord ha dato ancora una volta dimostrazione di serietà e competenza nel campo della letteratura fantastica proponendo al pubblico italiano un romanzo che è un esordio strabiliante ma soprattutto uno dei fantasy più belli degli ultimi anni.