Anni fa Tortuga di Valerio Evangelisti sarebbe stato un romanzo spiazzante.

Tempo fa un libro nel quale nessun personaggio è completamente buono o completamente cattivo sarebbe stato plaudito come innovativo e originale.

Ormai però è un andazzo talmente diffuso che non fa notizia. C'è da dire che Evangelisti è uno dei precursori di questo modo di caratterizzare i personaggi, sin da tempi non sospetti. Nicolas Eymerich, l'inquisitore dal cuore di tenebra, è un eroe suo malgrado. Se il mondo fosse plasmato a sua immagine, sarebbe un luogo molto più triste di quanto non sia in realtà. Ma dobbiamo parlare di Tortuga.

Il romanzo è ambientato nel 1685. Rogério de Campos è un nostromo portoghese la cui nave è stata assalita dai filibustieri, capitanati da Lorencillo, ossia Laurent de Graff, comandante pirata, reso famoso dalla sanguinosa presa di Veracruz, già narrata da Evangelisti in un racconto pubblicato circa due anni fa nell'antologia Anime Nere.

Quel testo però, pur se ambientato in epoca precedente, non è da considerarsi il prologo di questo romanzo.

Come è stato per quel racconto, anche in Tortuga Evangelisti prende a prestito personaggi realmente esistiti e li rende protagonisti di vicende di fantasia, che però sullo sfondo hanno degli avvenimenti storici ben documentati.

L'epoca è quella del crepuscolo della pirateria, che ha il suo culmine con la presa di Campeche, nel 1685. Avvenimento che rappresenta l'inizio della fine dell'epoca della Tortuga.

Il nostromo Rogèrio, per avere salva la vita si "arruola" tra i "fratelli della costa" e serve prima il capitano De Graff e poi il tetro e malato Michel de Grammont.

La vicenda scorre molto linearmente, mostrandoci in modo per nulla enfatico la vita quotidiana dei pirati dei Caraibi, senza le romanticherie salgariane o, peggio, le ironie disneyane.

Il parco dei personaggi non si limita solo al nostromo e ai capitani, ma è ampio e variegato, dando pienezza alle vicende narrate.

Spicca tra i tanti, il dottor Ravenue de Lussan, il cui nome è una citazione di Emilio Salgari, oltre che di un personaggio storico, al quale sembrano affidate alcune riflessioni non solo sulla pirateria ma anche sul mondo del XVII secolo, che somiglia però tanto anche a quello del XXI.

Ben strutturati anche alcuni comprimari, catalizzatori di importanti vicende, come Pepe Canseco o lo schiavo Bamba. Deludente il personaggio femminile della schiava Reina, altro catalizzatore di eventi ma il cui ruolo nella vicenda è più strumentale.

Le descrizioni delle gesta piratesche non sono mai eufemistiche. La violenza e il sangue dello stile di vita dei pirati sono più che esplicitate, senza eufemismi di sorta, ma senza esagerati splatter. Non c'è parossistico compiacimento.

D'altra parte non ci sono né giudizi morali né giustificazioni "politicamente corrette".

Il testo è di lettura scorrevole, anche se talvolta sono presenti ridondanze che potevano essere limate.

Una scelta più irritante è quella di usare un narratore che talvolta ne sa più dei personaggi, arrivando ad anticipare troppo, nei commenti, delle loro intenzioni future.

Uno dei colpi di scena del libro, per esempio, poteva non essere anticipato da simili considerazioni, e avrebbe avuto più incisività.

L'uso del gergo marinaro nei dialoghi dà alla narrazione la necessaria plausibilità.

Pur tuttavia quando è lo stesso narratore a rivolgersi al lettore usando tali termini, la cosa risulta fastidiosa. È ammissibile che un marinaio riferisca al suo capitano di aver "virato a picco pieno", e che poi lo stesso ordini di "bordare le scotte". E non ha importanza, in fondo che il lettore comprenda, perché i personaggi si sono intesi, e le conseguenze si vedranno nel prosieguo della narrazione.

Ma quando è il narratore che racconta che uno dei personaggi "balza oltre l'impavesata", ecco che mette in difficoltà il lettore poco avvezzo ai termini marinari, che non sa bene dove collocare il personaggio sulla scena. Il romanzo storico, per quanto la cosa possa essere pedante, deve fornire degli strumenti di comprensione al lettore, senza pretendere che il lettore si documenti mediante altre fonti durante la lettura.

Ed è un peccato che tutto il lavoro di documentazione effettuato durante la preparazione del romanzo non venga trasmesso realmente al lettore, ma rimanga così come declamato da una cattedra, mettendo il lettore in posizione di subalternità.

Detto questo, il romanzo dal punto di vista della costruzione narrativa è ben articolato.

Le avventure dei personaggi si seguono con passione e i colpi di scena fanno trepidare per le sorti dei personaggi. Il giudizio complessivo è quindi alla fine buono. Sicuramente chi ama l'avventura passerà delle ore piacevoli, nonostante i difetti.