Nel tentativo di trovare una cura per salvare suo padre (John Lithgow) dal morbo di Alzheimer, lo scienziato Will Rodman (James Franco) dà accidentalmente vita a una genia di scimmie intelligentissime e dalle pagliuzze verdi negli occhi. Quando porterà una di esse con sé a casa, il cucciolo Caesar (Andy Serkis), rimarrà sbalordito dal suo quoziente intellettivo in crescita costante e dai suoi atteggiamenti fin troppo umani. Quando Caesar verrà strappato alla sua famiglia e rinchiuso in un centro di accoglienza per scimpanzé gestito da John Landon (Brian Cox) e suo figlio Dodge (Tom Felton), i maltrattamenti subiti lo porteranno a una presa di coscienza, una rivendicazione di diritti per sé e i suoi simili molto umana e poco animale. 

Spieghiamo subito che L'alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt è un prequel de Il pianeta delle scimmie del 1968, non un remake come la pellicola del 2001 firmata Tim Burton. Pur prendendo spunto dal romanzo Il pianeta delle scimmie del 1963 di Pierre Boulle, il film è basato su una storia originale scritta da Rick Jaffa e Amanda Silver, che sembra rielaborare in parte i due prequel degli anni '70, 1999 - Conquista della Terra e 2670 - Ultimo atto, rinarrando la genesi del pianeta delle scimmie. Tutta la pellicola è disseminata di indizi (lo smarrimento della navicella spaziale su cui viaggiano i protagonisti delle pellicole successive) che fanno da raccordo tra il prequel e quel che verrà dopo (o è venuto prima, a seconda dei punti di vista).

La pellicola può essere idealmente divisa in due parti: una umana e una animale. Solo nella seconda tranche del film, infatti, assistiamo alla presa di coscienza di Caesar (o Cesare, nella versione italiana, che nei film originali era figlio di Cornelius e Zira, scimmie intelligenti che, dandolo alla luce dopo essere tornati indietro nel tempo, determinavano un classico paradosso temporale) e osserviamo con occhio critico i rapporti che si instaurano tra lui e le altre scimmie, di cui poco a poco Caesar diventa leader carismatico. Ne risulta una prima parte debole e a tratti fiacca, che si appoggia sulla consapevolezza che lo spettatore sa già cosa accadrà ma non lascia nulla di nuovo. A questo si aggiunga una caratterizzazione dei personaggi poco originale: è troppo semplice dimostrare il corollario "l'umanità è stupida e ingiusta" e "non si fanno esperimenti sugli animali" tramite ruoli manieristici come il proprietario dell'azienda farmaceutica privo di scrupoli e il custode del rifugio per animali bulletto e sadico. La seconda parte migliora soprattutto grazie all'ottima resa delle movenze delle scimmie passate all'attacco contro il genere umano, che danno vita a battaglie avvincenti e ben realizzate. Perché "le scimmie divise sono deboli, ma insieme sono forti". 

Non convince l'interpretazione di James Franco, contattato per la parte dopo che il collega Tobey Maguire aveva rifiutato il ruolo: l'attore sembra limitarsi a pronunciare le battute piuttosto che interpretare un personaggio. Ottime performance invece per John Lithgow, padre afflitto dall'Alzheimer credibile e sofferto, e Andy Serkis, che riesce a dotare lo scimpanzé Caesar di carisma e personalità con le sole movenze. Dopo otto film nei panni di Draco Malfoy, Tom Felton è aduso a ruoli da bulletto prepotente e ormai gli riescono così bene che dovrebbe stare attento a distaccarsene finché può. Poco incisiva Freida Pinto, anche se il suo ruolo aveva possibilità di manovra limitate.  

Nel complesso L'alba del pianeta delle scimmie, pur se non perfettamente riuscito, resta un film di intrattenimento in grado di soddisfare chi ha amato il libro di Boulle o le altre pellicole della serie. Non riuscirà tuttavia a catturare il neofita spingendolo a conoscere meglio la saga e scoprire che fine faranno la bistrattata umanità e le intelligentissime scimmie.