Un giovane irlandese. Un genio criminale.

Con queste parole esordisce la sinossi dell'edizione in volume unico dei primi romanzi della serie di Artemis Fowl, Artemis Fowl, Artemis Fowl e l'incidente artico, Artemis Fowl e il codice Eternity. Ne è passata di acqua sotto i ponti, e, a corollario degli sviluppi portati avanti da Eoin Colfer in Artemis Fowl e l'inganno di Opal, Artemis Fowl e la colonia perduta e Artemis Fowl e il paradosso temporale, arriva Artemis Fowl e il Morbo di Atlantide, una storia tesa tra il passato e un futuro sempre più incerto, foriero di grandi cambiamenti per Fowl Junior e i suoi amici del Popolo. 

Il Morbo di Atlantide a cui il titolo del romanzo fa riferimento è una malattia scatenata dal senso di colpa che conduce a un'ossessione per un numero in particolare (nel caso di Artemis il cinque) e, in seconda battuta, allo sviluppo di personalità multiple. Il Fowl Junior viene colpito da un attacco acuto del Morbo nel momento peggiore: a chilometri di distanza dal fidato Leale, in Messico per aiutare la sorella Juliet, e durante la dimostrazione scientifica che dovrebbe convincere il Popolo ad aiutarlo a salvare il mondo dal surriscaldamento globale. Quando poi una navetta della LEP attacca Artemis, Spinella Tappo e Polledro, puntando dritta dritta su Atlantide, Artemis capisce che qualcuno si nasconde nell'ombra, qualcuno che vuole togliere di mezzo lui e il Popolo.

Non è facile parlare di Artemis Fowl e il Morbo di Atlantide. Non è facile condurre una serie di romanzi fino al settimo libro senza accusare il colpo. La malattia di Artemis, scatenata dal senso di colpa e dai sin troppi contatti dell'ex criminale con la magia del Popolo non rappresenta in sé un'idea originale: già nel Paradosso temporale un essere umano, la madre di Artemis, Angeline Fowl, rischiava la vita a causa di un'eccessiva esposizione alla magia. La malattia, inoltre, causa la "scomparsa" dal cast di protagonisti proprio di Artemis, che soccombe al suo alter ego Orion, incapace persino di distinguere tra realtà e fantasia. C'è però da dire che l'assenza per gran parte del libro dell'ex genio del crimine ha ragioni più profonde: il processo di maturazione di Artemis è stato portato avanti con successo da Colfer. Artemis si è ravveduto, ha abbandonato il crimine e il suo più grande desiderio è di riscattarsi facendo del bene al mondo. Vengono quindi a cadere tutti i presupposti che avevano decretato il successo del personaggio di Artemis. Quel giovane genio del crimine è ora a un punto di svolta, e sembra che Colfer non abbia ancora deciso quale sarà il suo destino.

E non è questo l'unico filo tematico che Colfer sembra lasciare in sospeso: le dinamiche familiari del giovane Fowl vengono (di proposito?) lasciate in secondo piano, e persino le imprese dei due Fowl più giovani, i gemelli fratellini di Artemis, non vengono minimamente approfondite, laddove avrebbero potuto costituire una ventata d'aria fresca nel cast di personaggi. Anche il senso di colpa di Artemis non viene sviluppato e in un certo senso risulta trascurata anche Spinella Tappo, che nei precedenti volumi aveva avuto un risalto del tutto diverso. C'è però finalmente una novità: viene introdotto un villain nuovo di zecca, a soppiantare l'ormai scontata Opal Koboi, che, senza riscuotere molto successo, le ha tentate proprio tutte per dominare Popolo ed esseri umani.

Nonostante i limiti di un romanzo che, sottolineamolo, ha il compito non facile di riproporre con freschezza personaggi e situazioni forse usurati dai sei libri precedenti, la bravura di Colfer come narratore resta intatta e l'autore riesce, come solo lui sa fare, a costruire una storia ricca d'azione e suspense, in grado di far sorridere e insegnare alle giovani generazioni qualcosa sul surriscaldamento globale. Artemis Fowl e il Morbo di Atlantide, sottotono rispetto agli altri volumi della saga, si apprezza comunque, ma con qualche riserva.