Il re degli alberi di Greg Keyes è un romanzo corale, nel quale numerosi personaggi intrecciano le loro esperienze e vicende svelandoci come eventi terribili si stiano apprestando, eventi con i quali i protagonisti si troveranno inevitabilmente a dover fare i conti e, anzi, dei quali saranno spesso al centro.

Come molti autori contemporanei, Greg Keyes si applica a definire un’ambientazione e un retroterra storico e culturale nel quale fare recitare i propri attori, ambientazione che non è, però, descritta in maniera particolarmente estesa, in quanto ogni notizia risulta funzionale e correlata a elementi della narrazione.

Il romanzo si apre proprio con un antefatto situato nel passato ancestrale del mondo ove è ambientata la vicenda.

Allora la regina Virgenya Dare guidò i propri eroi alla vittoria contro i temibili skasloi, conoscitori di “arti stregonesche”, liberando gli uomini dalla schiavitù e dando inizio alla loro civiltà. Ma non senza pagare un prezzo: il potere evocato per vincere sarà un giorno la causa della fine per tutto il genere umano.

Dopo il prologo si passa al presente: la terra è ormai divisa in molti domini, fra i quali spicca il regno di Crotheny, retto dai successori di Virgenya, e attualmente da William II.

Esso conta numerosi stati alleati ma anche temibili nemici. Su tali stati ha notevole influenza la Chiesa, che stabilisce in modo ferreo la propria dottrina. Essa contempla, oltre alla fede nella divinità, una particolare venerazione per i Santi: spiriti primigeni, eroi della ribellione o altri individui toccati da particolari virtù.

Proprio nel regno di Crotheny, la principessa Anne Dare, giocando insieme alla propria dama di compagnia nella città dei morti, rinviene sottoterra la tomba perduta di Virgenya, dando inizio a una catena di avvenimenti che la porteranno a scoprire un lato ignoto e inedito della propria personalità.

Ma anche il resto della corte di Crotheny viene descritto con maestria da Keyes, a partire da Fastia, principessa apparentemente rigida e antipatica, ma in realtà infelice e insoddisfatta, per continuare con re William, sovrano debole e indeciso di un regno in crisi, e con sua moglie, la saggia e avveduta regina Muriele, fino a Robert, fratello del re e abile ministro, tanto astuto quanto pericoloso.

E tutto viene osservato attraverso gli occhi di Sir Neil Nq Vren, novello cavaliere ben presto invischiato in trame di corte e oscure macchinazioni.

Su tutt'altro fronte rispetto alla vita nel palazzo reale si svolge la seconda linea narrativa portante del romanzo, che coinvolge diversi personaggi.

Misteriosi omicidi avvengono nella foresta in strane zone, ove uomini squartati sono disposti orribilmente per scopi incomprensibili. Inoltre, numerosi cadaveri hanno una caratteristica inusuale: il loro solo contatto può produrre decadenza e malattia... e morte.

I nomadi sefry stanno fuggendo dalle foreste che erano state loro rifugio da tempo immemorabile.

E si mormora che una strana creatura, il greffyn, sia responsabile di buona parte di questi eventi.

A questo mistero cercherà di porre soluzione il guardaboschi Aspar White insieme alla sua amica Winna e a un giovane e colto novizio in viaggio verso il monastero D'Ef per assumere l'incarico di traduttore di antichi testi.

Tali manoscritti mostreranno a Stephen Darige, il monaco, verità destinate a cambiare il corso della storia... e a mettere in luce molte cose sul Re degli Alberi, l'essere leggendario che periodicamente si sveglia per portare morte e rovina sul mondo.

Lo stile di scrittura di Keyes è molto fluido e scorrevole, attento a evitare banalità e ricercato anche nel creare una terminologia e un'onomastica adatte a differenziare le varie popolazioni e a spiegare l'evoluzione storica del mondo (resa anche dalla scelta del traduttore di differenziare gli accenti di personaggi di diverse culture). Questa cura per il particolare non è però invadente né primaria, in quanto l'attenzione principale dell'autore è diretta all'azione e alla caratterizzazione dei personaggi.

Risultano efficaci per dare risalto a tali elementi narrativi anche le citazioni dai testi antichi poste in epigrafe alle sezioni del romanzo, così come le filastrocche, le poesie e i canti.

Ho trovato particolarmente apprezzabile lo sforzo di scegliere la via più difficile nell'ideazione dell’ambientazione della vicenda. Non ci sono le solite razze, usate e logore fino allo sfinimento. Non abbiamo per l'ennesima volta l'ennesima storia con gli elfi, gli umani e magari mezzelfi e elfi scuri, per non parlare dei draghi (solitamente onnipresenti nella letteratura fantasy).

Le popolazioni del mondo sono pertanto esclusivamente umane (tali paiono essere anche i sefry), e, oltre al Re degli Alberi, l'unica creatura soprannaturale a entrare in scena è il greffyn (grifone?). Ma le sue caratteristiche sono espresse in un modo che mi pare del tutto originale.

Notevole, come dicevo, è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, con un uso dei punti di vista efficace e apprezzabile, ma differente rispetto a quello impiegato da altri autori (Martin, ad esempio).

I punti di vista sono, infatti, usati in “senso tradizionale”, allo scopo di fare progredire la storia più che per consentire differenti interpretazioni circa un medesimo evento. Un uso di questo tipo avviene, invece, molto raramente e, per fare un esempio, capita nella scena ove percepiamo il vero carattere della principessa Fastia.

In particolar modo trovo efficaci i capitoli dedicati a Sthepen Darige e a Sir Neil, che sono forse quelli che più mi hanno tenuto col fiato sospeso.

I difetti obiettivamente riscontrabili sono a mio parere pochi e limitati.

Alcuni personaggi, come quello di Aspar White, non rivelano pienamente ancora quale sarà la loro funzione all'interno della saga. Winna non è caratterizzata con troppa originalità, e, alla fine, serve principalmente ad approfondire la psicologia del guardaboschi.

Un po’ consuetudinario potrebbe sembrare l'inserimento di personaggi di diverse “classi” (il ranger, il chierico, il cavaliere, lo spadaccino, ecc. ecc.), ma a ben vedere si nota immediatamente come tali ruoli non siano fini a se stessi ma legati al racconto e al suo svolgimento.

In definitiva, reputo il romanzo una lettura decisamente appassionante e consigliabile: mi azzardo a profetizzare che diverrà un vero classico, se i volumi successivi si manterranno all'altezza di questo primo, che posso definire già una promessa mantenuta e che non si distanzia di molto dal valore dei vari Gemmell, Martin, Pratchett e persino da quello di alcuni degli autori “classici”.