“Sono passati ottocento anni da quando re Connavar dei Rigante e Flagello, il suo figlio illegittimo, hanno sconfitto l’esercito di Stone. Ma ormai i Rigante hanno perso la libertà e la cultura per cui un tempo in molti avevano combattuto, scegliendo di sacrificare la propria vita. Solo una donna continua a seguire gli antichi costumi, la Wyrd del Bosco dei Desideri, e solo lei conosce la natura del male che è in procinto di scatenarsi. La sua speranza è riposta in due uomini: un gigantesco guerriero rigante, ossessionato dal ricordo di un amico tradito che non è riuscito a salvare, e un giovane dal talento mortale, disprezzato e temuto. Uno dei due diventerà Cuore di Corvo, un condottiero fuorilegge le cui gesta risveglieranno i Rigante dal loro torpore. L’altro forgerà una leggenda, e darà il via a una rivoluzione…”

Cuore di Corvo è il III volume della saga dei Rigante, ma come è facile intuire da quanto riportato sopra, potrete gustarvelo appieno anche se non avete letto i primi due, poiché il periodo che separa il I e il II tomo è decisamente ampio, quasi uno spartiacque fra due ‘leggende’.

Va detto subito che terminato Cuore di Corvo vi rimarrà la grande curiosità di leggere Cavalca la Tempesta, per seguire ancora e fino alla fine le gesta dei personaggi (cui vi affezionerete sin da subito) di questa saga. Questo significa due cose: da un lato che il libro è bellissimo, dall’altro che i due titoli citati sono strettamente legati, e insieme formano una ‘mini-saga nella saga’ di grande valore.

Cuore di Corvo parte piuttosto lentamente, ma c’è un perchè. David Gemmell ha bisogno di introdurre il lettore nel suo ‘nuovo’ universo, e per fare ciò si prende del tempo, un tempo necessario e che alla fine mostra tutti i frutti di cui era gravido; e qui si vede immediatamente una delle migliori doti dell’autore inglese: in pochi tocchi è capace di definire una situazione, un carattere, una persona, ciò che quella persona è e quello che pensa, il suo conflitto interiore e l’intero portato del suo dissidio. In una parola, ciò che quella persona rappresenta.

I suoi eroi e i suoi malvagi sono epici e colossali, e tuttavia umani in modo toccante”, dalla quarta di copertina. Anche in questo caso, come in Cavalca la Tempesta, le parole di ‘supporto’ al libro sono molto azzeccate, perché è proprio l’umanità dei personaggi quello che più colpisce in Cuore di Corvo: dagli emarginati ai privilegiati, dagli onesti ai prepotenti, dai reietti ai difensori di un ordine costituito, dalle simpatiche canaglie ai perfidi inquadrati nel sistema, tutti gli uomini e le donne di Gemmell sono profondamente umani, veri, reali. Nessun personaggio della narrazione appare mai come un ‘uomo di plastica’.

Ancora una volta, Gemmell fonde il dettaglio storico con l’elemento fantastico, dimostrando tutta la sua maestria nel trattare determinati argomenti e determinate ambientazioni. Agli occhi del lettore che per la prima volta affronti la saga dei Rigante, quest’ultima potrà apparire una fantasy atipica, con chiari elementi del 6-‘700 scozzese, non ultimo la conoscenza e l’utilizzo della polvere da sparo; altri particolari potrete scovarli facilmente nel corso della lettura, specie se siete appassionati del periodo e del luogo. Tutto questo sembrerà spiazzante, ma presto ci abitueremo a conoscere e apprezzare il ‘nuovo’ universo di questo autore: Gemmell è sempre Gemmell, e sa come suscitare emozioni, come avvincere il lettore prendendolo per mano e conducendolo con perizia, sicurezza e scioltezza attraverso l’evoluzione della storia.

Anche la magia non è quella solita del fantasy: è una magia della terra, dell’aria, una magia ancestrale, la magia delle tradizioni, delle leggende, una magia che risiede nei cuori delle persone giuste e oneste; la magia degli avi mitici di un clan, una magia fortemente legata all’identità e alla coscienza di un popolo, al cuore, alla mente, all’anima.

Tanti sono i personaggi ben riusciti, tanti sono quelli indimenticabili: la simpatica canaglia Grymauch, l’altera e intelligente Maev, il giovane e ribelle Cuore di Corvo, il crudele Moidart. Andrebbero ricordate anche molte altre figure ‘minori’, ammesso che in un romanzo del genere possano esistere personaggi minori, come il buon Mulgrave, il ‘maledetto’ Gaise Macon, fino al farmacista Ramus e al pavido ma allo stesso tempo coraggioso maestro Shaddler, senza dimenticare la misteriosa Wyrd.

Gemmell è così bravo da rendere indimenticabili tutti gli attori che crea e muove sulla scena del suo mondo, figure che si stagliano con forza come il gigantesco Jaim, vero Rigante, forte, rissoso, orgoglioso, coraggioso, ‘magico’, divertente e fondamentale per l’evoluzione della storia; l’irruento Cuore di Corvo, capace di risvegliare animi torpidi con il suo incosciente ardimento, o ancora il timoroso ma leale Shaddler, in grado di riscattare un clan intero con un gesto pericoloso e solitario, e non ultima l’audace Maev, donna-simbolo di un valore che va al di là dell’appartenenza a una categoria privilegiata.

L’interazione fra i diversi personaggi è affrontata in maniera eccellente, convincente e profonda, mai banale, fatta di rapporti leali e non, cortesi o spicci. Proprio come nella vita reale.

Altra straordinaria qualità di David Gemmell è l’abilità nel trattare temi delicati, duri, anche molto scottanti: la separazione dei clan, le discriminazioni, la diversa condizione sociale, la violenza sulle donne e il disprezzo dei rifiuti della società, la povertà, la disperazione, la sofferenza, ma anche la gioia di un piccolo gesto e di un periodo felice. Tutto fatto con garbo, delicatezza e realismo, profondendo grande umanità nelle vicende toccate. E' importante rimarcarlo, perché la vita descritta dall’autore inglese è spesso cruda e crudele, una vita fatta di onore e rispetto, ma anche di soprusi e discriminazioni.

Cuore di Corvo è una formidabile storia di eroi, di uomini e donne che andando incontro con coraggio al proprio destino, forgiano una leggenda.

Sono molti i punti di forza del romanzo: personaggi magnifici e potenti, una storia semplice ma molto ben sviluppata, ritmo senza pause, e il climax finale, incredibilmente commuovente. Il libro è ricco di momenti emozionanti, delicati, e di altrettante situazioni perturbanti, che pongono la coscienza e l’animo dei personaggi e del lettore su un piano di assoluta empatia. Tutto questo e molto altro è Cuore di Corvo, un romanzo davvero appassionante.

Nel libro anche la politica è importante, come pure la religione e i giochi di potere, perché tutto questo è profondamente radicato nel mondo dov’è ambientata la saga, nei suoi uomini e nelle loro vicende. Attraverso queste tematiche Gemmell sviluppa la sua idea della vita, dove il marchio del male e il marcio dei potenti sono inevitabilmente preponderanti, ma possono essere sconfitti grazie alla tenacia, al cuore e al sacrifico di uomini giusti e impavidi, eroi nell’accezione più conosciuta e comune del termine, ma anche  eroi ‘normali’, eroi di tutti i giorni.

Lo stile di Gemmell è impressionante, d’altronde l’autore inglese sa scrivere, e si vede. L'unico neo è forse nella resa della traduzione, minata in molti punti da refusi, forse dovuti a una fretta che ha impedito una revisione più attenta dell’italiano. Stesso discorso vale per l’uso della punteggiatura, tanto che a volte si rischia di arrivare in fondo a qualche frase con poco fiato. Una traduzione in certi punti piuttosto macchinosa ed è un peccato. Chi scrive però non ritiene che tale inconveniente possa essere attribuito all’imperizia del traduttore (Nicola Gianni), poiché spesso, nel medesimo testo, la resa dell’inglese di Gemmell è assolutamente perfetta.

Tutto ciò non inficia comunque la qualità di un romanzo che è decisamente ottimo, e che regalerà momenti di appassionante lettura in sole 384 pagine. Gemmell sa essere epico a prescindere dallo spazio occupato dalla sua penna.