Nonostante abbia in scuderia la serie di libri per ragazzi più famosa del momento, quell'Harry Potter che ha catturato milioni di lettori in tutto il mondo, la casa editrice americana Scholastic non può permettersi di riposare sugli allori. Il mercato editoriale si è infatti appiattito ed è mantenuto in vita dal lettore accanito, mentre quello occasionale è in vertiginoso calo.

I profitti della casa editrice sono al loro livello più basso dall'anno fiscale 2001. Nell'arco dei 12 mesi appena trascorsi, gli introiti netti si sono abbassati del 32%. Il risultato è stato il taglio di 400 posti di lavoro nel 2003 e la riduzione della propria rete di magazzini.

E non basterà l'uscita del Principe Mezzo-Sangue a ristabilizzare la situazione, perché l'imponente struttura della Scholastic deve sostenere molti costi aggiuntivi dovuti proprio alle sue dimensioni. "Harry Potter è importante" - ha dichiarato l'analista di mercato Neil Godsey - "ma non rappresenta tutta la casa editrice".

La Scholastic fa inoltre autoammenda, ammettendo di non aver sfruttato adeguatamente, sinora, la notorietà del maghetto per promuovere, sulla sua scia, altri titoli della propria scuderia.

Nelle previsioni dgeli analisti di mercato, il futuro del suo business è possibile solo se si implementerà l'applicazione della tecnologia (la Scholastic ha adottato, per esempio, un programma computerizzato, utilizzato da più di 5000 scuole degli USA, che aiuta nei problemi di lettura gli scolari dai 4 ai 12 anni), ma soprattutto se riuscirà a instaurare una connessione più solida con genitori, bambini e insegnanti.